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L’Italia ha perso contro la Norvegia ed è eliminata dagli Europei Under 21

L’Italia Under 21 è già arrivata all’appuntamento con il suo destino, perché oggi contro la Norvegia si è giocata una partita da dentro o fuori, un’opportunità di accedere alle fasi finali della competizione che non è affatto scontata, visto anche il girone di ferro che gli azzurrini si sono trovati a dover fronteggiare. Alla fine, la squadra di Paolo Nicolato è uscita dalla competizione dopo una dolorosa sconfitta per 0-1 contro la Norvegia.

Sandro Tonali in campo la maglia dell’Italia Under 21 – Nanopress.it

Si conclude così con largo anticipo rispetto alle attese il percorso degli azzurrini che hanno trovato la loro peggiore prestazione proprio nella partita decisiva per accedere alla fase successiva. Il dito è puntato soprattutto verso l’attacco che ha dato raramente l’impressione di essere cinico e concreto, soprattutto pronto per un appuntamento così importante. Finisce tra le lacrime, dunque, e niente Olimpiadi, neanche lontanamente. Da questa generazione ci si aspettava molto di più e anche alla vigilia di una competizione che avrebbe dovuto e potuto riportare in auge in calcio italiano dopo tanti anni di bocca asciutta. Così non è stato, anzi è arrivato l’ennesimo ko duro da accettare, anche per i calciatori che pensavano di valorizzarsi e di mettere in evidenza qualità importanti anche in ambito internazionale, invece hanno mostrato tutti i loro punti deboli, anche sotto il profilo offensivo. Per Nicolato resta l’amarezza di non essere riuscito a blindare la difesa, ma anche di non aver mai davvero trovato gli uomini giusti su cui puntare con continuità. La sua alternanza non ha funzionato, anzi ha portato un’incertezza che alla fine ha fatto male un po’ a tutti, soprattutto a chi è dovuto entrare a partita in corso. Insomma, i punti interrogativi restano tanti per il presente e per il futuro, con la crescente esigenza di riformare totalmente un sistema orientato a puntare sulla tattica molto più che sulla tecnica individuale.

L’Italia crolla alla terza: perde contro la Norvegia e non supera neanche la fase a gironi agli Europei Under 21

C’è da fare buon viso a cattivo gioco per l’Italia che nell’Europeo Under 21 si trova subito a giocare una partita decisiva, quella che può offrire il pass per la fase finale del torneo. Il confine che si trovano a dover vivere gli azzurrini è quello tra il fallimento e l’aspirazione a un buon risultato, forse anche un sogno se le cose dovessero mettersi nel verso giusto. Sicuramente la Norvegia non è un ostacolo scontato e questo l’abbiamo visto anche nel primo tempo contro la Francia, e anche qualcosa di più, in cui i nostri avversari di questa sera hanno espresso un buon gioco e hanno evidenziato un’ottima difesa che i ragazzi di Nicolato dovranno cercare di perforare.

Le scelte del tecnico, in realtà, sorprendono un po’ tutti alla comunicazione degli undici che scendono in campo dal primo minuto. Non per il modulo che resta sempre quel 3-5-2 su cui ha impostato la squadra e che rappresenta una certezza anche per gli azzurrini impiegati in quelle posizioni. A ruotare di più è ancora una volta il centrocampo, visto che Edoardo Bove e Fabio Miretti finiscono ancora in panchina e in quest’occasione un po’ a sorpresa. Il Ct sceglie, invece, di puntare su chi gli ha dato più certezze di continuità fino a questo momento e quindi sulla fisicità e la corsa di Samuele Ricci, ma anche sull’ordine di Nicolò Rovella che non schioda da quel ruolo davanti la difesa che ha occupato nel Monza, ma in cui è sembrato un po’ in difficoltà in quest’Europeo Under 21. Ai suoi lati è intoccabile Sandro Tonali, appena passato al Newcastle per 80 milioni di euro circa e che la prossima stagione non vedremo più in Serie A nel cuore del centrocampo del Milan, ma protagonista in Champions League, almeno così sperano i Magpies di matrice saudita. Oggi ci si aspetta che sia proprio lui a prendere in mano la squadra, sotto il profilo tecnico e della grinta, in modo da raggiungere l’obiettivo della fase a eliminazione diretta e chissà poi almeno un posto che valga le prossime Olimpiadi.

I cambiamenti, invece, non riguardano la difesa e gli esterni, almeno non in toto, a cui Nicolato ha deciso di dare una certa continuità. In porta non si tocca Marco Carnesecchi, talento che aspira ben presto a diventare l’estremo difensore titolare di qualche big di Serie A e non molto tempo fa in odore di Juventus o Lazio. Davanti a lui, nonostante qualche errore di troppo, è sempre presente Caleb Okoli che conosce bene questo sistema di gioco ed è in grado di garantire quella dose di potenza e fisicità che serve in un torneo del genere. L’unica grande variazione è sorprendente ed è proprio nel cuore della difesa con Matteo Lovato che prende il posto di Lorenzo Pirola, in realtà uno dei più positivi nelle prime due uscite dell’Italia. L’ultimo posto, invece, è intoccabile ed è di Giorgio Scalvini, un centrale che è stato grande protagonista della stagione dell’Atalanta e che è entrato nel mirino di alcuni dei maggiori club europei, ma che in questa squadra sta facendo un po’ di fatica a esprimere le sue qualità, probabilmente a causa di una difesa che tende ad abbassarsi troppo e a un filtro a centrocampo che non funziona tanto.

Gli esterni poi sono confermati rispetto alla partita contro la Svizzera, con Raoul Bellanova sull’out di destra e che resta inamovibile nello scacchiere di Nicolato per la sua capacità di sgroppare in avanti e creare costantemente pericoli con il suo destro educato e Fabiano Parisi che si è meritato il posto da titolare a sinistra con un’ottima prova e il gol contro gli elvetici. Il tutto a discapito di Destiny Udogie, calciatore pronto a conquistare la ribalta internazionale con la maglia del Tottenham, ma che, in realtà, ha sbagliato tanto contro la Francia, mettendo in evidenza molto più debolezze che punti positivi. È lui una delle grandi delusioni dell’Europeo dell’Italia dopo una stagione da protagonista contro l’Udinese e con un valore di mercato che, di conseguenza, è piombato alle stelle.

Uno dei grandi dubbi era relativo ai due attaccanti che, in questo tipo di partita, avrebbe scelto Nicolato per tentare di scardinare la retroguardia della Norvegia. Alla fine, il Ct ha optato ancora per Pietro Pellegri, evidentemente quello che gli ha dato maggiori garanzie anche in allenamento, e in fase di costruzione della manovra, a partita in corso. Al suo fianco era scontata la conferma di Willy Gnonto, uno degli uomini più attesi, visto che ormai è stabilmente utilizzato anche in nazionale maggiore e che ha risposto bene sia quando è entrato contro la Francia sia nella partita contro la Svizzera, in cui ha giocato un primo tempo di alto livello. Inevitabilmente, la bocciatura è forte per Nicolò Cambiaghi che proprio non riesce a incidere in questo sistema di gioco dopo un grande finale di stagione con la maglia dell’Empoli, ma anche per Lorenzo Colombo e Matteo Cancellieri, che finora non sono riusciti a sfruttare le opportunità che gli sono state concesse.

La risposta della Norvegia, invece, è all’insegna della solidità, ma anche di qualche uomo di talento. Klaesson è confermato in porta, la linea difensiva è quella che ha fatto bene anche contro la Francia, composta da Sebulonsen, Heggheim, Daland e Wolfe, nel consueto 4-4-2 che permette agli scandinavi di controllare bene i palloni che arrivano in area di rigore, ma anche di spingersi in avanti con il lavoro sugli esterni e con cross continui verso la difesa avversaria. A centrocampo ci sono, invece, Evjen, un talento da tenere particolarmente d’occhio e probabilmente il calciatore più qualitativo di tutta la squadra, Kitolano, Hove e  Ceide, che conosciamo bene per il suo percorso nel calcio italiano. Anche il duo offensivo, in realtà, ha lasciato traccia in Serie A e nella Salernitana, visto che stiamo parlando di Jatta e Botheim, non due attaccanti di estrema qualità, ma gente di sostanza e che con la sua potenza fisica cerca di vincere duelli e gonfiare la rete.

Il tempo di ascoltare gli inni, sentire un po’ la presenza dei tifosi sugli spalti e qualche ginocchio tremare per una partita da dentro e fuori e iniziano le danze. A partire forte è subito l’Italia, anche se a ritmi non troppo elevati. Gli azzurrini cercano di gestire al meglio il pallone e di far ruotare il pallone dalla difesa verso gli esterni per poi tentare di servire gli attaccanti in area di rigore. Anche in questo match, Bellanova rappresenta un valore aggiunto, visto che l’esterno di proprietà del Cagliari crea puntualmente la superiorità numerica e cerca di servire i compagni in area con qualità e potenza fisica. Al sesto minuto arriva il primo cartellino giallo della partita che viene sventolato in testa a Hakon Evjen dopo un brutto intervento del norvegese su un avversario italiano.

Gli scandinavi in questa fase si arroccano all’interno della loro area di rigore e cercano di lasciare meno spazi possibili a Gnonto e compagni che fanno un po’ di fatica rispetto al solito a trovare la via della porta. All’undicesimo minuto è proprio l’attaccante ex Inter a cercare l’assist per Pietro Pellegri, ma l’attaccante del Torino spreca, perdendo il tempismo della conclusione. Un minuto dopo l’Italia ha un’altra grande occasione per andare in gol: Bellanova sfonda ancora sulla fascia destra e crossa benissimo per Gnonto, ma l’attaccante di testa non riesce a trovare il bersaglio grosso e il suo tentativo di spegne sul fondo.

È il 14esimo, invece, quando c’è un altro colpo di testa, quello di Pellegri, ma anche lui, pur essendo più pericoloso, non realizza il gol necessario per sbloccare l’incontro. Il copione della partita, però, non cambia con l’Italia che cerca rapidamente di far girare la sfera e controlla chiaramente il match. Dal 19esimo in poi Gnonto sale in cattedra e trova un paio di tentativi importanti per i suoi. Prima scatta oltre la linea dei difensori avversari ma, proprio quando arriva al momento del tiro, viene recuperato da un calciatore norvegese. Al 22esimo, invece, cade in area di rigore, ma secondo l’arbitro non ci sono gli estremi per assegnare il penalty.

Al 26esimo, la Norvegia inizia a entrare in partita con Ceide, ma l’attaccante che ben conosciamo per il suo percorso in Italia non riesce a essere pericoloso, ben controllato dagli azzurrini. Al 30esimo, nessuna delle due squadre è ancora riuscita ad arrivare al tiro in porta e questa la dice lunga sull’andamento del match. Poco dopo Ricci ha un’ottima chance con un tiro da fuori area, dopo aver vinto un rimpallo, ma il suo tentativo viene bloccato da uno dei difensori avversari. Sei minuti dopo, Bellanova è ancora protagonista sulla fascia di destra, anche se il suo cross è fuori misura. Ne approfitta la Norvegia che ora mira a fare male in contropiede. Dopo una brutta palla persa da Rovella, il numero 8 tenta il tiro dalla distanza, ma colpisce troppo con l’esterno e senza trovare la porta.

C’è un po’ di apprensione per Gnonto che zoppica dolorante. Nicolato fa scaldare Cambiaghi, ma l’attaccante recupera e fa segno alla panchina di poter restare in campo. Al 39esimo Tonali recupera un buon pallone sulla trequarti, ma la Norvegia recupera velocemente le posizioni e abortisce il tentativo azzurro. Bellanova, poi, mette un cross molto interessante per l’inserimento di Tonali e non esce di tanto alla destra del portiere, dopo aver incontrato anche una deviazione.

Il terzino che nell’ultima stagione ha giocato all’Inter è molto bravo a mettere al centro un paio di palloni importanti per i compagni. Lo sono altrettanto i centrali norvegesi che svettano di testa e controllano le traiettorie spazzando la sfera. Pellegri, invece, si nasconde un po’ in area di rigore senza riuscire ad anticipare gli avversari. Al 44esimo, l’Italia è ancora pericolosa: Scalvini sale palla al piede e poi scarica per Gnonto che tenta una bella percussione personale. La difesa norvegese, però, riesce a deviare anche questo tentativo.

L’arbitro assegna un minuto di recupero, in cui si vede una bella apertura di Tonali che, però, non porta ad alcuna azione veramente significativi. Il primo tempo tra Italia e Norvegia finisce 0-0, mentre la Francia pareggia con la Svizzera per 1-1. In questo momento, quindi, gli azzurrini sarebbe qualificati come secondi del loro girone.

Il calcio d’inizio della ripresa è degli avversari di Nicolato e dei suoi ragazzi che fanno subito partire il pressing per recuperare presto il pallone e ci riescono anche. Da qui gli scandinavi riprendono ad arroccarsi nella loro metà campo, mentre l’Italia cerca di mantenere la sfera per più tempo possibile e far male ai tre centrali. La prima conclusione del secondo tempo è, però, di Ceide: il suo tiro è centrale e non fa male a Carnesecchi. Gnonto cerca di venire a prendere il pallone basso, ma viene puntualmente affrontato e spesso steso dal diretto contendente. Di varchi, anche in questi primi minuti, non ce ne sono proprio e spesso il portiere della Cremonese deve anche ricorrere al lancio lungo per trovare un compagno. Proprio in una di queste occasioni, Ricci trova uno stop complicato e poi compie un fallo tattico venendo ammonito.

L’Italia serra i ranghi e va vicino più volte al gol. Bellanova ci prova con il mancino ma la sua conclusione finisce di tanto sul fondo. Poi cerca la via del gol anche Pellegri in un paio di circostanze ma entrambe non vanno a segno. Al 55esimo, in realtà, è la Norvegia ad andare più vicina al gol: Evjen si libera e va al tiro, Carnesecchi si tuffa e devia in corner. Il brivido sveglia gli uomini di Nicolato che reagiscono con Tonali, il cui cross però viene facilmente controllato dalla difesa. La manovra dei ragazzi di Nicolato diventa piuttosto frenetica e non porta a grosse soluzioni, solo tanti errori. Al 57esimo, Pellegri lancia Gnonto in profondità, ma l’attaccante calcia di collo pieno trovando solo l’esterno della rete. Per la Norvegia è il momento dei cambi: Bobb e Nusa entrano al posto di Jatta e Evjen. A Nusa bisogna stare particolarmente attenti dato che si tratta del più giovane marcatore della storia del Brugge e di un talento cristallino. Poco dopo la Norvegia ha un paio di ottime chance: prima un cross che attraversa tutta l’area di rigore e senza trovare deviazioni, poi un tiro da ottima posizione che viene ribattuto all’ultimo momento da Okoli.

Arriva il momento delle sostituzioni anche per l’Italia: finisce la partita dei due attaccanti, Gnonto e Pellegri, al loro posto è il turno di Cambiaghi e Colombo, sperando di trovare così la scossa per il gol partita. L’attaccante del Torino se ne va direttamente negli spogliatoi per evitare di protestare e prendere un altro giallo, scelta che già in passato aveva spiegato. Al 65esimi arriva la doccia fredda per l’Italia: Nusa va via sulla destra, Carnesecchi sbaglia l’uscita e Botheim segna a porta vuota. In questo momento, vista la vittoria della Francia sulla Svizzera, alla Norvegia basterebbero due gol per superare clamorosamente il turno, ma soprattutto a passare per la classifica avulsa sarebbe la Svizzera per maggiori gol realizzati negli scontri diretti. Tornano quindi tanti rimpianti per com’è stato gestito il secondo tempo contro gli elvetici in una partita, fino a quel momento, dominata in lungo e in largo.

Gli azzurrini sembrano un po’ impallati e sulle gambe, mentre gli scandinavi ora ci credono davvero e spingono per tentare di trovare la rete. Al 69esimo Colombo tenta una bella giocata personale, ma la scelta è sbagliata e viene prontamente chiuso. Altri cambi da entrambe le parti: fuori Ceide, dentro Sahraoui. L’Italia, invece, deve aspettare perché gli azzurri non sono riusciti a fare le sostituzioni in contemporanea rispetto ai loro avversari. Al 71esimo, è il turno anche dei nostri: è finita la partita di Rovella, mentre è il turno di Miretti. Entra anche Cambiaso al posto di un Bellanova stremato. La Norvegia cerca di attaccare sugli esterni, ma non trovano lo sbocco necessario per fare male. L’Italia cerca di svegliarsi e lo fa con un tentativo di Cambiaghi che, però, non arriva a destinazione. Lovato, subito dopo, è attento a chiudere in area di rigore un cross dalla sinistra. Al 76esimo, Cambiaghi ha la grossa occasione per rimettere a posto le cose. Il calciatore dell’Empoli salta secco un avversario nell’uno contro uno e poi di mancino va al tiro spedendo il pallone di poco alto sopra la traversa.

Nicolato vuole offendere, non difendere, perché così l’Italia è clamorosamente a casa e anche la Norvegia che ha bisogno di un altro gol per crederci ancora, quindi sostituisce Scalvini con Cancellieri. Al 79esimo, gli azzurri possono beneficiare di un calcio d’angolo a favore. Prima però c’è tempo di altre due sostituzioni per la Norvegia: Zafeiris e Kamanzi entrano per Kitolano e Wolfe. Sugli sviluppi del corner, però, l’Italia va a centimetri dal pareggio. Dopo una spizzata sul primo palo, Cambiaghi devia a pochi passi dalla linea e colpisce la traversa. Poi i ragazzi di Nicolato tremano per un paio di tentativi avversari, ma si salvano con Carnesecchi. Intanto, la Francia dilaga sul risultato di 4-1 escludendo definitivamente la Svizzera dalla corsa per la qualificazione.

L’Italia tenta di mettere ordine e impostare il gioco, ma il pressing della Norvegia è forte e spesso gli uomini di Nicolato forzano la giocata perdendo il pallone. All’85esimo, Nusa crea ancora il panico nella difesa azzurra. Scarta un paio di avversari e calcia forte, ma Carnesecchi stavolta è attento e devia in angolo. Sul corner successivo, gli scandinavi non sono precisi e non trovano la porta. Sul ribaltamento di fronte ci prova l’Italia dalla sinistra: Cancellieri non sfrutta il cross e non arriva sul pallone. Gli uomini di Nicolato continuano a soffrire: la Norvegia attacca con tanti uomini e abbassano troppo gli azzurri, spesso in ritardo sulla sfera.

All’88esimo, si fa rivedere in attacco Ricci: il suo tentativo, però, è scolastico e viene controllato dalla retroguardia avversaria. Due minuti dopo, l’Italia perde un altro pallone banale con Cambiaghi, ma neanche la Norvegia riesce a sfruttare la ripartenza. Inizia a farsi sentire la stanchezza, ma ci sono ancora cinque minuti da giocare, quelli di recupero. All’91esimo, Cancellieri spreca una buona opportunità in situazione di superiorità numerica: in vantaggio tre contro due non passa il pallone e viene chiuso. Al secondo minuto di recupero, la Norvegia conquista un buon calcio di punizione dai 30 metri. Il tentativo passa in mezzo alla barriera, ma trova Carnesecchi attento a respingere lateralmente. Cancellieri intanto viene ammonito per un fallo da dietro. Gli ultimi scampoli di partita sono a favore dell’Italia ma non basta. L’Italia non riesce a trovare neanche un gol e viene eliminata, passano la Francia, straprima nel girone e la Svizzera. Restano solo le lacrime ai calciatori azzurri che erano dati tra i favoriti per la vittoria finale e invece vengono eliminati già ai gironi.

Gli azzurrini sono crollati proprio nel match più importante e troppo presto in una competizione come gli Europei, ma sono costretti anche a prendersela con loro stessi per le tante occasioni sprecate in attacco, ma anche per una fase difensiva ben al di sotto delle aspettative. In tanti ora criticano anche Nicolato per la gestione della squadra che proprio non è riuscita a dare una sensazione di solidità e anzi ha dovuto cedere alla continuità instabilità sotto il profilo del gioco che i suoi hanno mostrato praticamente sempre, tranne che in alcuni sprazzi contro la Francia e nel primo tempo contro la Svizzera.

L’Italia se ne va a casa già ai gironi e saluta anche le Olimpiadi: la squadra non ha funzionato, ma la riflessione riguarda tutto il movimento calcistico

Di cose che non hanno funzionato o che non sono andate per il verso giusto, quindi, ce ne sono davvero. Anche la sfortuna e gli errori arbitrali che, a conti fatti, hanno inciso veramente tanto sul percorso complessivo nelle tre partite della fase a gironi e oltre le quali, con ogni probabilità, tutto sarebbe andato in maniera diversa. Soprattutto si poteva ragionare nell’ottica di preparare ogni match secondo i propri punti di forza e secondo le debolezze degli avversari, ma purtroppo non lo sapremo mai.

Inevitabilmente, e come succede ogni volta che nel calcio le cose vanno male, le responsabilità sono anche dell’allenatore. È lui il primo a metterci la faccia e a presentarsi ai microfoni dei giornalisti di “Rai Sport” dopo la cocente sconfitta di misura contro la Norvegia: “È stata una partita strana, nel primo tempo bene, poi nella ripresa abbiamo preso quel gol e abbiamo cominciato a forzare. Non è andata certamente come volevamo. Sinceramente le prestazioni mi pare che ci siano state. Chi è arrivato dalla Nazionale maggiore ha fatto la sua prestazione, ma anche qui il livello è alto, sono tutti giocatori di buon livello. È stata la sua ultima partita alla guida dell’Italia visto che il suo contratto sta anche per scadere? Abbiamo fatto un grande percorso in ogni caso, di queste cose poi è giusto parlarne a tempo debito”.

Parole che non leniscono il dolore di chi ha fallito un’opportunità del genere che serviva anche per riabilitare un movimento che a livello nazionale non dà la sensazione di potersi rialzare. Le speranze che avevano dato le squadre di club con le tre finali europee conquistate e anche l’Under 20 che si è spinta fino a una finale mondiale sono svanite ben presto nel nulla. Oltre alle aspre critiche ai calciatori, personaggi di spicco del calcio nostrano se la sono presa anche con il Ct. Ci ha pensato, ad esempio, Claudio Gentile che ha pronunciato dichiarazioni durissime ai microfoni di Libero. Sono parole pesantissime, dato che lui è anche l’ultimo allenatore ad aver vinto qualcosa alla guida della nostra Under 21: “È andata peggio possibile. Nel senso che questo fallimento ad opera della Norvegia mi addolora moltissimo. Amo l’azzurro. Sostenere che il ct non abbia colpe sarebbe ipocrita. Non ho nulla contro la persona, ma Nicolato aveva già toppato un Europeo. Eppure era rimasto al suo posto, pronto a fallire ancora. Mi chiedete se Nicolato ha dei santi in Paradiso? Direi santi specialissimi. Ai miei tempi le raccomandazioni valevano più dei meriti. Mi viene da pensare che dalle parti di Via Allegri, a Roma, sia rimasto tutto uguale”. Come vi dicevamo, accuse veramente pesanti e non sono state affatto le sole.

Infatti, su Twitter molti tifosi si sono schierati contro l’allenatore e hanno espresso il loro disappunto sia per la gestione della partita contro la Norvegia sia per le sue scelte complessiva durante tutta la competizione, come potete vedere di seguito.

Nicolato a parte, perché è sempre troppo facile scaricare in toto le colpe sempre sull’allenatore, sono tanti i punti di domanda che sono ancora enormi sulla gestione dei giovani da parte del movimento italiano. In questo caso, l’Under 21 aveva nel centrocampo il suo punto di forza e con calciatori che sono punti stabili dei loro club in Serie A, nonostante l’età sia verdissima. Pensate a Tonali, che questo Europeo lo giocava con la fascia da capitano sul braccio e aveva già sulle mani le stigmate del trascinatore. Sì, gli assist, ma da un calciatore reduce da uno scudetto con il Milan e da una semifinale di Champions League ci si aspettava molto di più dal punto di vista tecnico. Contro la Norvegia ci ha messo i muscoli e la grinta che ormai gli riconosciamo tutti, ma quando si è trattato di alzare il livello della manovra e fornire anche gli assist decisivi per i compagni è crollato sotto i colpi della densità e della fase difensiva avversaria. I campioni non predicano sempre nel buio, è vero, ma da lui ci si aspettava decisamente di più e non è arrivato.

Se anche lui, che avrebbe dovuto accendere puntualmente la luce e prendere in mano le redini della squadra, si permette dei black out del genere, allora come ci si può aspettare di arrivare fino in fondo, o almeno oltre i gironi in un Europeo? La crisi che attanaglia il nostro calcio parte proprio da qui. Non da Tonali in sé per sé e non da questa categoria di calciatori, bensì risiede nell’incapacità nello sfornare i fantasisti che hanno il piacere di tenere il pallone tra i piedi, inventare le giocate e saltare l’avversario con continuità, rigorosamente con la sfera attaccata all’esterno degli scarpini. I Totti, Del Piero, Baggio, ma anche i Di Natale, non ci sono e non si vedono neppure all’orizzonte. E il problema si allarga se pensiamo alle prime punte, visto che la crisi del ruolo è da almeno due generazioni uno dei grossi problemi della nazionale maggiore. Bisogna riallenare i ragazzi al piacere del calcio in sé e per sé, anche a discapito di qualche dettame tattico che diventa ossessione anche quando si è ragazzini, come la fisicità sempre e comunque, e invece a quell’età diventa schiavitù alla banalità.

I risultati li abbiamo visti nitidamente in questa rassegna deludente, anzi fallimentare, in Georgia e Romania. Pellegri si è impegnato tanto e ha spesso aiutato nella difesa del pallone e nella costruzione della manovra, ma la sua efficacia offensiva, tranne che in alcuni scampoli nello scontro diretto contro la Francia, è stata veramente bassa. La sua condizione fisica, nonostante gli allenamenti condotti al massimo, ha denunciato un ritardo di condizione che non gli ha mai permesso veramente di essere pericoloso, soprattutto contro la Norvegia. La sua naturale alternativa, quel Colombo di proprietà del Milan che Pioli valuterà in ritiro e che ha fatto bene nell’ultima stagione agli ordini del Lecce, invece, è sembrato spesso macchinoso, anche lui abile nel lavoro spalle alla porta, ma poco incisivo nel crearsi gli spazi necessari per andare in gol e occupare l’area di rigore sui tanti cross arrivati dalle corsie laterali e, in particolare, da un Bellanova in grande spolvero e forse unica vera nota positiva in questi Europei.

Sì, perché anche Gnonto può essere considerato solo sufficiente. Da lui ci si aspettava che trascinasse, che la sua abitudine a giocare a ritmi alti come quelli della Premier League pagasse i suoi dividenti. In alcuni momenti delle due partite e mezzo giocate è stato devastante, soprattutto per alcuni movimenti che ha dimostrato di avere solo lui nello scacchiere offensivo degli azzurrini. In altre circostanze, però, si è trovato a giocare il pallone unicamente spalle alla porta e in quelle condizioni è stato agevolmente controllato dagli avversari che poi ripartivano facilmente in contropiede. I compagni dovevano metterlo nelle possibilità di fare un gioco diverso, ma anche lui avrebbe dovuto smarcarsi con più abilità e soprattutto essere più cinico negli ultimi metri quando si trattava di concretizzare le occasioni da gol avute. Soprattutto contro la Norvegia, visto che raramente nel primo tempo è riuscito a ottenere delle opportunità per andare al tiro in porta e tutta l’Italia, quindi, ha avuto enormi difficoltà ad alzare il suo baricentro.

I peggiori, però, sono stati sicuramente Cancellieri e Cambiaghi. Il calciatore della Lazio è sempre entrato a partita in corso, ma si è divorato una serie di chance che a questi livelli non ricapitano così facilmente e che avrebbero potuto incidere molto sul percorso dell’Italia, anche perché poi siamo stati eliminati per i gol realizzati negli scontri diretti. A parte nel match contro la Francia, in cui è riuscito a liberarsi di tre uomini e costruire un’azione fondamentale per i nostri, ha perso tanti duelli individuali, raramente è riuscito a far male in dribbling e probabilmente anche per questo ha dato l’impressione di non entrare mai veramente in partita. La disperazione di chi non ce l’ha fatta l’abbiamo vista più volte sul suo viso, nonostante lo staff tecnico e i suoi compagni abbiano provato più volte a consolarlo, ma la sua opportunità l’ha sprecata, beccandosi anche molte critiche sui social.

Il peggio di sé Cancellieri l’ha dato certamente nel secondo tempo contro la Svizzera, in cui è entrato in campo talmente male da indurre Nicolato a sostituirlo nuovamente prima della fine della partita e molto prima rispetto a quanto non sia effettivamente successo. Per Cambiaghi il discorso è un po’ diverso. Il Ct ci puntava tanto e la dimostrazione è arrivata soprattutto contro la Francia, in cui è partito da seconda punta titolare. L’attaccante, però, non è sembrato particolarmente a suo agio in un sistema di gioco a due punte, rispetto al tridente in cui è protagonista a Empoli largo sulla sinistra. Errori tattici che ha pagato caro, prima di essere rispolverato di fatto nei minuti finali contro la Norvegia. Si è divorato un gol, è vero, ma rispetto al compagno di reparto che gioca nella Lazio, la sensazione è che non fosse il contesto a lui congeniale per dare il massimo, perché le qualità le ha e l’ha dimostrato soprattutto a maggio in Serie A.

Anche dai centrocampisti era lecito aspettarsi molto di più. Il gioco dell’Italia si è limitato ad allargare il gioco sugli esterni e arrivare al cross: veramente troppo poco, soprattutto perché le difese avversarie ci aspettavano lì e poi chiudevano agevolmente sulle palle aeree che ne scaturivano, tranne che nel primo tempo contro la Svizzera che, infatti, anche per demeriti loro, è stato il migliore giocato dai nostri. Da Bove, Miretti, anche da Rovella e Ricci, ci si attendeva maggiore spregiudicatezza in dribbling e nelle soluzioni personali, non solo che facessero legna, marcature preventive e che poi si occupassero di scaricare subito il pallone. La sensazione è che sia mancata la personalità per andarsi a prendere davvero la qualificazione e per calciatori ormai abituati a giocare partite così pesanti è una colpa di grosse proporzioni, anche agli occhi degli operatori di calciomercato e delle loro società di appartenenza. In più, un altro grosso limite che ha denunciato la nostra nazionale è stata l’incapacità di non sfruttare le soluzioni dalla distanza, il tiro potente e preciso che si richiede a un calciatore di un certo livello per decidere le partite più bloccate.

Sulla difesa, poi, c’è da aprire un capitolo a parte per i risultati che non sono arrivati e per una solidità che solitamente ci è propria e che, invece, questa volta, è mancata praticamente da sempre, anche dalle partite che hanno preceduto la fase a gironi. Da Scalvini ci si aspettava una leadership tattica e tecnica che non c’è mai stata e che probabilmente ha ridimensionato i giudizi su di lui, fino a quel momento sempre molto entusiastici, tanto da coniare per lui aggettivi come predestinato. La sua mancanza a un certo livello, in realtà, ha denunciato il fatto che i tre dietro, e poi i laterali che si aggiungevano in fase di ripiegamento, non hanno proprio funzionato come reparto. Spesso capitava che Nicolato urlasse ai suoi di alzarsi, di non lasciare così tanto campo agli altri, perché poi sarebbe stato difficile chiuderli negli ultimi metri. Invece, sia contro la Svizzera sia contro la Norvegia questo non è successo e ha portato tutti a vivere gli uno contro uno con una certa sfiducia e incapacità nel dominare gli attaccanti avversari. Chi arriverà dopo Nicolato, se effettivamente verrà sostituito o comunque saluterà gli azzurrini (come è probabile, francamente) dovrà anche valutare quest’aspetto, anche perché gente come Scalvini sarà ancora in età da Under 21, nonostante sia entrato stabilmente nelle rotazioni di Mancini in nazionale maggiore.

In questo contesto, ha brillato invece l’aggressività e la voglia di fare bene di Pirola. Non è una sorpresa, visto che ha giocato molto bene anche con la Salernitana, pronto a riscattarlo dall’Inter e a fare di lui un calciatore importante per la difesa di Paulo Sousa. Oltre al gol che ha sbloccato la partita contro la Svizzera, ci ha messo tanto di suo per chiudere, far ripartire l’azione e con quella bravura in marcatura che non è così facile da trovare nel calcio moderno. Bene così, perché quest’atteggiamento in futuro potrebbe garantirgli ottimi risultati. La sua mancanza contro la Norvegia si è sentita, e quindi anche una condizione che gli permettesse di reggere tre impegni su tre, ma questa è comunque un’altra storia.

In mezzo a tante prove deludenti, spicca ancora di più, invece, quanto sono riusciti a fare gli esterni di centrocampo, gli unici veramente in grado di garantire corsa, qualità, continuità nel gioco offensivo e in quello difensivo. Molto bene Bellanova, padrone assoluto della fascia di destra e capace di mettere al centro continui cross che spesso hanno anche avuto l’effetto sperato. All’Inter ha sicuramente imparato tanto, ha giocato anche la finale di Champions League e si è visto, dato che la sua stagione è andata in crescendo, nonostante non sia mai riuscito a conquistare il posto da titolare a discapito di Denzel Dumfries. Ora dovrà dimostrare di poter reggere alti livelli con la maglia del Torino che sta chiudendo la trattativa con il Cagliari e ha intenzione di puntare forte su di lui. Sarà la prova del nove per dimostrare di poter fare bene anche in nazionale maggiore: una speranza su cui tutto il calcio italiano deve puntare.

Mentre Udogie ha decisamente deluso le aspettative, soprattutto per quell’errore grave con la Francia che poi è costato carissimo nel computo complessivo agli azzurrini, Parisi ha fatto veramente bene sull’out di sinistra. Il terzino di proprietà dell’Empoli ha mostrato di essere un calciatore completo, in grado di garantire discese importanti, qualità, cross continui verso il centro dell’area e una capacità di saltare l’uomo che ha fatto la differenza contro la Svizzera. Dopo la grande stagione con l’Empoli e l’interesse di Juventus e Lazio, è l’ennesima prova che è già pronto per palcoscenici prestigiosi.

Insomma, qualcosa da cui ripartire c’è, ma soprattutto deve esserci la convinzione che bisogna puntare su calciatori che abbiano grande qualità nei piedi, visione di gioco e quella fantasia che ci manca ormai da anni. Gli ultimi risultati, ma anche quello che invece sono riuscite a fare le altre nazionali in questi anni, soprattutto la Spagna, indicano questo. Poi servirà anche il gioco, e quello devono darlo gli allenatori, ma intanto riuscire a dare quella connotazione tecnica a una nazione che ne ha estremo bisogno sarebbe già una base fondamentale su cui costruire il futuro. Dovranno tornare anche le prime punte e i gol, anche per Mancini, e questo è un altro bel problema, ma l’Under 20 ha dimostrato come qualcosa in cantiere ci sia e anche di importante: basta crederci davvero.

Mariacristina Ponti

Nata nel lontano 1992, nel giorno più bello per nascere, a Cagliari. Dopo la maturità scientifica, volo a Padova e poi a Roma per studiare lettere. Nella Capitale poi rimango anche per il master in giornalismo. Tra stage a profusione, sempre nelle redazioni sportive, anche se il vero amore è sempre stato la politica, ho ancora da ritirare un tesserino da professionista.

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