L’Italia, meglio il governo di Giorgia Meloni, ha deciso di andare allo scontro con l’Unione europea per quanto riguarda lo stop alle auto a diesel e benzina a partire dal 2035. Ad annunciarlo, in una nota, è stato il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica il cui titolare è Gilberto Pichetto Fratin.
Pur condividendo l’idea di base che muove che ha spinto il Parlamento europeo il 14 febbraio ad approvare il regolamento, si legge nel comunicato, l’Italia crede che è attraverso “una transizione economicamente sostenibile e socialmente equa” che si può arrivare alla decarbonizzazione.
L’Italia non ci sta, o per lo meno non ci sta il governo di Giorgia Meloni, e quindi si va allo scontro con l’Unione europea per quanto riguarda lo stop alle auto a diesel e benzina a partire dal 2035, secondo quanto previsto dal regolamento europeo che è stato approvato dall’Eurocamera lo scorso 14 febbraio, dopo l’intesa di novembre.
Ad annunciarlo è stato in una nota il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, il cui titolare è Gilberto Pichetto Fratin, di Forza Italia. “Domani a Bruxelles – iniziano nel comunicato -, alla riunione degli ambasciatori dei Paesi dell’Ue, l’Italia esprimerà una posizione contraria alla proposta di Regolamento europeo che prevede il bando alla produzione e vendita di auto e van con motori termici al 2035“.
Pur condividendo gli obiettivi che hanno spinto il Parlamento europeo ad approvare il regolamento, ovvero la decarbonizzazione, i target ambientali previsti devono essere rivisti attraverso “una transizione economicamente sostenibile e socialmente equa, pianificata e guidata con grande attenzione, per evitare ripercussioni negative per il Paese sia sotto l’aspetto occupazionale che produttivo“.
Per il ministero, quindi per l’Italia, non sarebbe una buona idea neanche quella di passare all’elettrico con l’obiettivo di arrivare a zero emissioni, perché, si legge ancora nella nota, “il successo delle auto elettriche dipenderà molto da come diventeranno accessibili a prezzi concorrenziali“. Ciò che si chiede all’Unione europea è una “razionale scelta di neutralità tecnologica a fronte di obiettivi ambientali condivisi deve consentire agli Stati membri di avvalersi di tutte le soluzioni per decarbonizzare il settore dei trasporti, tenendo conto delle diverse realtà nazionali e con una più graduale pianificazione dei tempi“.
“L’utilizzo di carburanti rinnovabili, compatibili con i motori termici – aveva già detto poi il ministro Pichetto in occasione del voto di Bruxelles di due settimane fa – contribuirà a una riduzione delle emissioni senza richiedere inattuabili sacrifici economici ai cittadini“. Una presa di posizione che faceva da eco a quella di Matteo Salvini, il ministro per le Infrastrutture e dei Trasporti, nonché leader della Lega, che aveva parlato di “decisione folle e sconcertante“, il forzista aveva già fatto sapere che il governo avrebbe seguito “due direttrici: da un lato promuovere una maggiore gradualità nello stop alla commercializzazione dei veicoli, dall’altro spingere al massimo nella produzione dei biocarburanti, che rappresentano una filiera pulita che consentirebbe di mantenere l’attuale impostazione del sistema produttivo dell’automotive“.
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