Marko Livaja non è più un giocatore dell’Atalanta: non è stato licenziato, ma di sicuro non si vedrà più a Bergamo né tanto meno in maglia nero azzurra. L’attaccante croato ritornerà all’Inter a fine prestito e sarà verosimilmente spedito lontano dall’Italia andando a soddisfare una delle tante richieste che sono arrivate nell’ultimo periodo. Come mai questa decisione così rapida e diretta nei confronti di quello che si può considerare certo un grande talento dell’Est? Tutto è nato al termine dell’ormai solita manifestazione di scontentezza (se vogliamo usare un eufemismo) dei tifosi per le prestazioni della punta, “Vattene” è l’invito più gentile che ha ricevuto. Poi, fuori dal campo e sul web ha sbottato.
Tutto era iniziato nella sfida contro il Verona: Livaja è stato pesantemente contestato dalla tifoseria e non l’ha presa certo bene: il giocatore si è infatti sfogato online sul proprio profilo di Facebook. Recatosi a Spalato per curare un’infiammazione al tendine d’Achille ha twittato: “Venite in Croazia con me, italiani bastardi”. E rispondendo a chi si augurava non vestisse più la maglia neroazzurra, ha commentato “Speriamo, merde“. Una doppia esternazione a caldo che è stata poi subito cancellata dal social network, ma che – nemmeno a dirlo – è stata riproposta in tutte le salse su tutti i quotidiani online e cartacei. Di certo la dirigenza ne è venuta subito a conoscenza.
Ha così concesso al giocatore la possibilità di recarsi in patria per curarsi dall’infortunio, ma ha deciso che multerà con una sanzione economica il tesserato e lo lascerà fuori rosa per il resto della stagione. Sono quattro partite solamente, certo, ma è un segnale forte sul fatto che il suo cartellino non sarà di sicuro riscattato dall’Inter che ne detiene la proprietà e per altro dovremo aspettarci un doppio trasferimento. Quello di ritorno da un neroazzurro all’altro e poi fuori dai confini nazionali verso una destinazione ora oscura, ma che potrebbe essere Germania o Croazia stessa.
A dirla tutta, Marko ha provato a ricucire facendo capire che lo sfogo è stato quello di un ragazzo di 20 anni che si era sentito provocato da insulti definiti razzisti. Tuttavia è anche vero che ormai i social network equivalgono a un comunicato stampa ufficiale, dato che i profili sono certificati, e dunque non si poteva certo tornare indietro a prima dello strappo. Meglio per Livaja trovare dunque una nuova sistemazione fuori dallo scandalo: di sicuro il giocatore è buono e promette bene, ma la testa è calda e necessita di sbollentarsi per poter compiere il salto di qualità che tutti si aspettano. E ormai l’Italia sembra essere un’ipotesi sfumata per lui.