Dopo nemmeno due mesi, l’avventura di Liz Truss alla guida del governo britannico e del partito conservatore è finita. La premier, infatti, ha appena annunciato le sue dimissioni ma rimarrà in carica fino a quando non sarà trovato il suo successore.
La sua avventura alla guida della Gran Bretagna è durata appena 45 giorni, dal 6 settembre, ovvero il giorno dopo la vittoria quasi di misura nelle primarie dei Tory. Una scelta obbligata, però, perché il suo mandato politico – caratterizzato dalle riforme fiscali che hanno poi portato a una crisi finanziaria e dal crollo della sterlina – non può andare avanti.
La premier della Gran Bretagna, la conservatrice Liz Truss, si dimette dalla carica di leader del Partito conservatore e anche dal ruolo di capo di governo. Rimarrà in carica fino a quando non si troverà un sostituto. Queste le parole pronunciate fuori da Downing Street dopo aver incontrato Graham Brady, il presidente del Comitato 1922 dei parlamentari Tory, il vice primo ministro, Therese Coffey e il presidente del partito, Jake Berry.
La scelta di lasciare, arrivata 45 giorni dopo aver vinto le primarie dei conservatori battendo Rishi Sunak, è dovuta principalmente al fatto che non è riuscita a portare avanti la sua “visione per un’economia a basse tasse e ad alta crescita che trarrebbe vantaggio dalle libertà della Brexit” che, peraltro, ha portato il Regno Unito a una crisi economica, al crollo della sterlina, e a perdere due ministri chiave oltre che non avere più la fiducia di quasi tutti i suoi stessi parlamentari.
Truss sarà ricordata come la prima ministra meno longeva della storia che, però, è rimasta in carica giusto il tempo di farsi conferire l’incarico dalla Regina Elisabetta II, che dopo due giorni è morta. Ed è proprio quando è finito il lutto nazionale che sono iniziati i suoi guai. È il 23 settembre quando viene annunciato il minibudget, ovvero il taglio delle tasse ai ricchi che è costata la testa prima a Kwasi Kwarteng, poi alla segretaria agli Interni, Suella Braveman, e infine a lei.
“Abbiamo concordato che ci saranno elezioni per la leadership da completare entro la prossima settimana. Ciò garantirà che rimarremo a nome per fornire i nostri piani fiscali e mantenere la stabilità economica e la sicurezza nazionale del nostro paese. Rimarrò primo ministro fino a quando non sarà scelto un successore”, ha detto ancora la premier che studiava da Margareth Thatcher.
Ma chi sarà a succedere a Truss? Potrebbero essere sia l’avversario battuto alle primarie del 5 settembre o Penny Mordaunt, l’attuale leader della Camera dei comuni. O anche l’ex ministra degli Interni, o Kemi Badenoch, già candidata come leader del partito conservatore per la successione di Boris Johnson. Jeremy Hunt, invece, che ha sostituito Kwarteng come cancelliere dello scacchiere, il nostro ministro dell’Economia, ha detto di non volersi candidare.
Se, da una parte, il presidente della Francia, Emmanuel Macron, ha detto che è molto importante che la Gran Bretagna trovi “stabilità il primo possibile” e che “sul piano personale, sono sempre triste quando un collega se ne va“, dall’altra ci sono i leader dell’opposizione che invece vorrebbero andare subito a elezioni, in quando i Tory non avevano alcun mandato per governare.
Il primo a commentare le dimissioni di Truss è stato il leader del Partito laburista, Keir Starmer, che ha dichiarato che “dopo 12 anni di fallimento dei Tory, il popolo britannico merita molto di meglio di questa porta girevole del caos. Negli ultimi anni, i Tory hanno stabilito una tassazione record, distrutto le nostre istituzioni e creato una crisi del costo della vita“. Per lui, quindi, la mossa della prima ministra dimissionaria non è che la punta di un iceberg di un danno che, però, ci vorrà tempo per dipanare.
I Tory non possono rispondere di nuovo “rimescolando le persone al vertice senza il consenso del popolo britannico“, ha aggiunto il numero dei Labour che ha chiesto “elezioni generali”, appunto, per “sistemare i pasticci, far crescere l’economia e ricostruire il Paese“.
Dello stesso avviso anche Ed Davey, leader dei Lib-Dem, che in un tweet, ha scritto non la Gran Bretagna non ha “bisogno di un altro primo ministro conservatore che barcolli da una crisi all’altra. Abbiamo bisogno di un’elezione generale ora e dei conservatori fuori dal potere“.
Ian Blackford, numero uno del Partito nazionale scozzese a Westminster, ha detto che “era inevitabile che Liz Truss avrebbe potuto solo dimettersi dopo il danno che ha fatto, ma cambiare semplicemente i leader di un governo Tory rotto non è abbastanza. Ora devono esserci le elezioni generali: la gente non accetterà niente di meno“. Così come Carla Denyer, co-leader dei Verdi, che ha detto che è giusto che il Paese “abbia un governo praticabile“.
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