Lo psicologo finalmente diventa accessibile per tutti. Di recente sono state pubblicate le “Linee di Indirizzo per la funzione della Psicologia nel Ssn”, redatte dal Tavolo di lavoro per la Psicologia istituito presso il ministero della Salute.
Negli ultimi mesi abbiamo compreso più che mai che le malattie mentali sono importanti esattamente quanto quelle fisiche. Mens sana in corpore sano si dice, ma il problema è che lo psicologo costa e non poco. Inoltre in Italia ci sono delle differenze sostanziali tra le regioni per quanto riguarda i servizi che offrono, quindi si rende ormai necessario un piano nazionale, che faccia sì che questi diventino omogenei in tutto il Paese.
Le malattie mentali sono importanti esattamente quanto quelle fisiche. Chi non lo aveva ancora capito – e sono tantissime le persone – oggi probabilmente lo saprà, soprattutto dopo la pubblicazione delle “Linee di Indirizzo per la funzione della Psicologia nel Ssn”, redatte dal Tavolo di lavoro per la Psicologia istituito presso il ministero della Salute.
L’assunto di base è questo: fino ad ora andare dallo psicologo oppure dallo psichiatra era considerato un bene di lusso, nel senso che chi voleva (anzi, doveva) farlo, doveva pagare di tasca sua senza possibilità di farsi “aiutare” dal sistema sanitario nazionale e regionale, cosa che invece accade per molte prestazioni.
Dopo lo scoppio della pandemia, però, è diventato improvvisamente tutto chiaro. Da un lato, ci sono i giovani soprattutto (ma anche gli adulti), che hanno risentito molto della quarantena, delle restrizioni, dell’impossibilità di fare ciò che desideravano quando lo desideravano. Dall’altro, ci sono tutte quelle persone che hanno avuto sequele cognitive importanti dopo la malattia, di cui molte oggi ancora necessitano di una riabilitazione neuropsicologica.
A questo ai aggiunge il Long Covid, che può avere in alcuni casi un impatto anche psicologico su molte persone e che sappiamo essere una realtà diffusa forse anche più di quanto pensiamo.
Detto ciò, il Tavolo composto ad hoc per riuscire a sopperire alla mancanza di aiuti in questo senso, ha sottolineato proprio che “aiutare la psiche vuol dire aiutare la vita, sia prevenendo comportamenti a rischio, disturbi e malattie, sia rendendo più efficaci le cure e la gestione delle situazioni croniche”.
A questo punto però è importante capire come rendere possibile questo.
Secondo il Tavolo è assolutamente necessario istituire un sistema a rete, che possa inserire anche il mondo della psiche nel sistema sanitario nazionale. Il focus deve restare il benessere della persona a 360°, dove per benessere intendiamo quello fisico e quello mentale.
L’obiettivo deve essere (anche) riuscire a rendere la psicologia un ponte tra gli aspetti sanitari e quelli sociali, facendo sì che possa però essere accessibile per tutti. Detto ciò, è importante capire cosa prevedono le linee guida del documento. Innanzitutto offrono una panoramica su come è inquadrata la psicologia nel nostro Paese, sia a livello normativo che pratico. Poi ci dicono anche attualmente in Italia com’è strutturata questa branca nelle varie aree in cui lavora (infanzia, affido, maltrattamenti e tutti gli altri). Infine suggerisce anche cosa sarebbe bene fare e a quali standard attenersi.
Una domanda sorge spontanea a questo proposito: la situazione attuale qual è davvero? Come si legge nel documento, le strutture non sono distribuite in modo omogeneo in tutto il Paese. Ergo, ogni regione è a sé, non possiamo fare un discorso unitario, soprattutto alla luce del fatto che non è l’unica differenza esistente, perché c’è anche dal punto di vista degli erogatori professionali c’è una grande disparità, dal momento che le attività e i modelli organizzativi che propongono sono assai diversi.
Nel documento, inoltre, sono riportati anche i dati relativi alla dotazione di dirigenti psicologi complessiva nel Ssn. Dal 2013 al 2017 in Italia il personale nel Ssn è diminuito di 506 unità. Nel tre anni successivi poi (che tra l’altro combaciano anche con lo scoppio della pandemia), il numero si è stabilizzato, ma non è comunque cresciuto, anzi: sono diminuiti gli psicologi dipendenti a tempo indeterminato.
E per quanto riguarda i consultori (che ad oggi possono essere molto d’aiuto perché sono a titolo gratuito)? Qui la figura dello psicologo è stata definita con un rapporto di 2,38/100mila abitanti, ma pochissime regioni italiane riescono a offrire un servizio efficiente. Per non parlare degli psicologi ospedalieri: il rapporto è di 2,2 Ue ogni 100mila abitanti, mentre secondo uno studio del Crea dovrebbe essere di uno ogni 1.500 abitanti.
Il documento offre una check list a proposito della qualità organizzativa del Servizio di Psicologia. Questa riguarda tre macro aree: la struttura, i processi gestionali, l’integrazione delle attività e del sistema qualità. Inoltre offre anche cinque indicatori che possono essere utilizzati per valutare le attività e riguardano: utenza, struttura, accessibilità, processo ed esito, costo. Quello che il Tavolo chiede in sostanza è di digitalizzare i processi sulla base di questi ultimi, costruendo un database online che possa rilevare il grado di soddisfazione degli utenti e che diventi un vero e proprio standard, uguale per tutti i servizi offerti nel Ssn.
Il documento poi indica misure specifiche create ad hoc per modalità terapeutiche, gruppi di utenti, area e qualità della vita. Ovviamente però si legge chiaramente: “citare una misura specifica non significa non che sia migliore delle altre, così come il fatto che una misura non sia presente non indica che non sia adeguata. Non esistono misure perfette e nessuna è ottimale per tutti gli usi“.
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