Lo scrittore russo Zakhar Prilepin, rimasto gravemente ferito in un attentato, oggi è uscito dal coma farmacologico.
I medici riferiscono che è cosciente e le condizioni sono stabili, la stessa cosa è stata riferita dal governatore di Nizhny Novgorod Gleb Nikitin. Lo scrittore è scherzoso e vivace, voglioso di tornare alla sua vita di prima ma chiaramente la gravità dell’episodio, causato da un’autobomba o una mina anticarro, non può passare nel dimenticatoio. Anzi, è stata avviata un’indagine per attacco terroristico e Mosca incolpa Kiev ma anche gli stati occidentali che stanno appoggiano l’Ucraina in guerra, come ad esempio gli Stati Uniti, già ritenuti responsabili dei due droni che recentemente hanno attaccato il Cremlino.
Quello di cui parliamo oggi è il terzo attentato che in poco più di 8 mesi ha colpito i media russi più attivi nel sostegno all’intervento in Ucraina, dopo quelli alla giornalista Darya Dugina nell’agosto scorso e al blogger Tatarsky in un caffè di San Pietroburgo.
Come avviene sempre, cominciano le accuse reciproche fra le due potenze in guerra Da un parte abbiamo Mosca che ritiene Kiev responsabile e in effetti le prove sembrano confermarlo. Dall’altra abbiamo l’Ucraina, secondo cui sarebbero stati gli stessi russi a escogitare l’attentato per giustificare poi ritorsioni. Un copione già visto e uno scambio di accuse non nuovo, simile a quello per i recenti droni fatti scoppiare nel Cremlino.
Questa volta il bersaglio è stato lo scrittore Zakhar Prilepin, rimasto ferito da un ordigno esplosivo che ha distrutto la vettura dove stava viaggiando, purtroppo non è stato così l’autista alla guida dell’Audi, rimasto ucciso.
Poche ore dopo gli inquirenti hanno riferito la notizia del fermo di un uomo che avrebbe confessato di essere l’autore dell’attentato e avere agito per ordine dei servizi segreti ucraini. Il sospetto si chiama Alexander Permaykov e stando a quanto emerso, sarebbe stato lui a posizionare l’ordigno su quel tratto di strada a est di Mosca, che lo scrittore e la sua guardia del corpo, che in quel momento fungeva da autista, stavano percorrendo. Proprio nei giorni precedenti era stato segnalato un uomo strano che si aggirava nei dintorni della casa dello scrittore e la descrizione corrisponderebbe al 30enne. Fra l’altro è stato anche individuato un appartamento a Mosca dove l’uomo avrebbe assemblato la bomba, fatta poi esplodere a distanza.
Si indaga per terrorismo ma oltre a Kiev, nel mirino die russi ci sono anche le forze occidentali alleate, in particolare Usa e Gran Bretagna. La portavoce del ministro degli Esteri Russo ha detto che è loro la responsabilità diretta, intanto Kiev ha negato di aver organizzato l’attacco e lo ha fatto tramite il consigliere del presidente, Podolyak. In realtà ha fatto molto di più che difendere l’Ucraina, ha sostenuto che sarebbero stati gli stessi russi a escogitare l’attentato.
L’attentato contro Zakhar Prilepin è avvenuto nel villaggio di Pionerskoye, dove stava trascorrendo dei giorni di vacanza in una casa di famiglia. Terribili le immagini della sua auto, diffuse dopo l’esplosione avvenuta nel corso del tragitto di 400 chilometri che i due uomini stavano percorrendo.
Mentre l’autista dell’uomo, Alexander Shubin, è rimasto ucciso, lo scrittore ha riportato solo delle fratture e una commozione cerebrale, ma non è mai stato dichiarato in pericolo di vita. L’agenzia russa Ria Novosti ha dato notizia di una rivendicazione da parte di un gruppo partigiano Atesh, originario della Crimea. Gli esponenti avrebbero in effetti dichiarato che sono alla ricerca dello scrittore dall’inizio dell’anno, cioè dalla notizia del suo arruolamento nella Guardia nazionale per partecipare alla guerra in Ucraina.
Dopo l’attacco è stato trasportato in elicottero presso l’ospedale regionale di Semashko, dove ha subito un intervento chirurgico molto delicato e poi è stato messo in coma farmacologico. Condizione dal quale è uscito poco fa e al momento è cosciente e dall’umore vivace, citando le parole dei medici che lo stanno seguendo.
Come dicevamo, Prilepin è considerato un forte sostenitore della guerra della Russia contro l’Ucraina. In realtà anche in passato non si è mai tirato indietro, infatti ha combattuto a fianco dei separatisti pro-Mosca nella regione ucraina del Donbass fin dal 2014, inizio del conflitto.
Una volta si è descritto come un imperialista. La guerra ha sempre avuto un ruolo centrale nella vita avventurosa del 47enne, che negli anni Novanta aveva partecipato a due conflitti in Cecenia nei reparti antiterrorismo di Mosca. Quella esperienza è stata ampiamente raccontata nel suo libro “Patologie”, tradotto in molte lingue.
Nel corso degli anni si è avvicinato molto all’ideologia di Putin sia concretamente, comandando fino al 2018 un battaglione nell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk, che con apparizioni televisive e scritti.
La nuova tendenza in guerra sembrerebbe quella di far fuori, o almeno provarci, quelli che sono considerati i peggiori nemici ucraini. Ora bisogna capire se davvero è un piano messo a punto dalla Russia per raccogliere consensi e giustificare le proprie azioni, oppure no.
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