Lo smog ci ucciderà tutti? Quando si affrontano le questioni ambientali, solitamente l’opinione pubblica si spacca in due fazioni nettamente contrapposte, i catastrofisti da un lato e i loro detrattori dall’altro: ma di fronte a studi scientifici sempre più allarmanti, senza contare il moltiplicarsi degli sforamenti dei limiti delle polveri sottili nell’aria delle nostre città, la stragrande maggioranza dei cittadini, compresi coloro che finora erano più scettici sull’argomento, si muove compatta nel chiedere interventi urgenti e drastici per affrontare il problema dell’inquinamento atmosferico, il cui impatto sulla salute pubblica può risultare devastante nel medio-lungo periodo. Fino ad oggi le contromisure anche di natura straordinaria applicate dagli amministratori locali sono risultate del tutto inefficaci, mentre a complicare la situazione ci si mettono anche i cambiamenti climatici, con la scarsità di precipitazioni che non favorisce un ricambio dell’aria cittadina. Gli stessi cambiamenti climatici che subiscono a loro volta un’accelerazione dalle emissioni di gas inquinanti nell’aria: come un cane che si mangia la coda, parrebbe non esserci via d’uscita da questo circolo vizioso. Ma è davvero così? Possiamo fare qualcosa per cambiare rotta?
Può sembrare banale ricordarlo, ma l’emergenza smog nasce e diventa una delle maggiori criticità delle metropoli internazionali con la progressiva industrializzazione che accompagna il mondo moderno: il costante aumento delle emissioni della combustione dei veicoli a motore e del riscaldamento domestico, le lavorazioni agricole e meccaniche, senza contare i fattori naturali (come gli incendi) in aggiunta a quelli antropici, hanno peggiorato la qualità dell’aria al punto che le sostanze come il particolato, considerato oggi l’agente inquinante dal maggior impatto nelle aree urbane, mettono seriamente in pericolo la salute degli abitanti del pianeta, come hanno dimostrato diverse ricerche scientifiche dedicate. E poco possono fare i normali accorgimenti contro lo smog in città consigliati dagli esperti, senza attuare politiche green fondate su energie rinnovabili in sostituzione di carbone, gasolio ed altre sostanze responsabili dell’inquinamento atmosferico.
Ricerche scientifiche sullo smog: i dati shock
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Ogni anno in Italia lo smog è responsabile di circa 30mila decessi, pari al 7 per cento di tutti i morti che avvengono nel Paese, esclusi gli incidenti. Questo è forse il dato più impressionante che emerge dai risultati del progetto CCM VIIAS, uno studio sulla Valutazione Integrata dell’Impatto dell’Inquinamento atmosferico sull’Ambiente e sulla Salute, finanziato dal Centro Controllo Malattie (CCM) del Ministero della Salute in cooperazione con numerose università e centri di ricerca nazionali. Questo studio, pubblicato nel giugno 2015, ha analizzato nel corso degli anni l’impatto ambientale delle Pm10 sulla salute, sottolineando come in alcuni anni la contrazione di emissioni inquinanti sia risultata direttamente correlata alla recessione economica, come ad esempio nel 2010, mentre le proiezioni per il 2020 ‘che vedono i consumi di biomassa per riscaldamento come elemento di trade-off tra politiche climatiche e di qualità dell’aria, producono un impatto sanitario peggiore di quello che si è già verificato con la diminuzione delle emissioni dovuto alla recessione economica‘. Inevitabilmente dunque l’emergenza smog nelle città entra nella più grande questione su quale modello di sviluppo sostenibile garantire alle generazioni future: non a caso il progetto CCM VIIAS propone l’adozione di politiche adeguate per tutelare la salute pubblica riducendo malattie e mortalità, che risultano fortemente disomogenee lungo il territorio della penisola.
Ecco alcuni risultati emersi dallo studio: l’inquinamento accorcia in media la vita di ciascun italiano di 10 mesi, in particolare 14 per chi vive al Nord, 6,6 per gli abitanti del Centro, 5,7 al Sud e isole. Gli effetti devastanti soprattutto al Nord dello smog sono stati confermati dal rapporto dell’Agenzia europea dell’ambiente secondo cui la Pianura Padana è l’area più inquinata d’Europa, detenendo il triste record del maggior numero di morti prematuri rispetto alle normali aspettative di vita, con Brescia, Monza, Milano e Torino che oltrepassano il limite di una concentrazione media annua di 25 microgrammi per metro cubo d’aria, e ancora di più considerando le raccomandazioni dell’Oms di non superare i 10 microgrammi per metro cubo. Tornando allo studio CCM VIIAS, negli ultimi dieci anni l’inquinamento atmosferico risulta causato principalmente dalla combustione di biomasse per il riscaldamento e dagli scarichi delle vetture con motori diesel.
L’elenco delle malattie per lo smog è lungo e comprende problemi cardiovascolari, numerose patologie respiratorie comprese il tumore al polmone, ma anche mali che apparentemente potrebbero sembrare non direttamente correlate come il diabete, secondo uno studio condotto da Ole Hertel della Aarhus University insieme a all’Università di Copenhagen. Un’altra ricerca coordinata da Francesco Forastiere del Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio, che ha preso in esame un milione e duecentomila abitanti di Roma fra il 2001 e il 2010, ha stabilito una connessione tra gli aumenti di biossido di azoto e del particolato sottile, che provocano un aumento del rischio di mortalità del 3 per cento, di malattie respiratorie del 3 per cento, del tumore al polmone del 4 per cento, e la medesima percentuale anche per le malattie ischemiche.
Italia: esempi virtuosi e non
Nella nostra indagine siamo partiti da una domanda: cosa possiamo fare per cambiare lo stato delle cose? Ancora una volta ci viene in soccorso lo studio CCM VIIAS, che individua in questi punti alcune contromisure efficaci nel medio e lungo periodo: mitigare il crescente impatto della combustione delle biomasse, attuare politiche di mobilità sostenibile sostenendo un servizio di trasporto pubblico ecologico, monitoraggio e contrasto anche delle emissioni prodotte dal comparto agricolo.
Per fortuna in Italia non mancano esempi di città virtuose, che attuano efficaci politiche ambientali: per quanto riguarda specificamente lo smog, il rapporto 2013 di Legambiente ‘Ecosistema Urbano’ sottolinea le politiche di alcune città del Nord Italia, in particolare del Veneto: se Venezia risulta la città meno inquinata d’Italia dal punto di vista della concentrazione dele polveri sottili, anche in virtù della sua particolare conformazione geografica, a brillare sono le performance di Padova, prima tra le grandi città per numero di piste ciclabili, e seconda per riciclaggio di rifiuti. Padova è la città che ha tracciato una via eco-sostenibile per invertire la rotta, dando impulso ad un modello di mobilità alternativa che deve essere costantemente stimolato, e non applicato una tantum tramite dispositivi di blocchi del traffico e targhe alterne in occasione degli sforamenti, come in altre grandi città della penisola.
Tuttavia non è solo il traffico veicolare a produrre smog: lo dimostra il fatto che nel 2015 è risultata Frosinone la città più inquinata d’Italia secondo un altro dossier di Legambiente, il rapporto Mal’aria, con sforamenti record di Pm10, ben 109 volte in un anno, mentre il limite è 35. Il problema non riguarda solo il capoluogo della Ciociaria ma tutta l’area del distretto industriale circostante, comprendente tra le altre Ceccano, Alatri, Cassino, responsabile di continue emissioni inquinanti, senza dimenticare il problema dell’aeroporto Moscardini, dove vi sono 19 impianti a gasolio. E in questo contesto di forte inquinamento, con rischio di gravi problemi di salute tra i cittadini, si è autorizzata la costruzione di una centrale a biomasse al confine tra Frosinone e Ferentino: una decisione quanto meno discutibile, per usare un eufemismo.
Uno sguardo all’estero: i casi Pechino e Berlino
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L’emergenza smog non è ovviamente un problema solo italiano, ma riguarda tute le metropoli in cui esplosione demografica e industrializzazione vanno a braccetto con un’alta concentrazione di polveri sottili. Il boom economico che ha investito la Cina nell’ultimo decennio ha acceso i riflettori dei media sull’inquinamento di città come Pechino ed altre megalopoli locali: una perenne coltre di smog soffoca la città, e secondo alcuni scienziati l’aria inquinata addirittura impedirebbe una corretta fotosintesi delle piante. Tutta colpa del consumo di carbone e di altri combustibili inquinanti, che moltiplicato il numero impressionante di fabbriche e di case presenti, genera livelli di polveri sottili che spesso oltrepassano i 290 microgrammi per metro cubo, contro un limite di pm 2,5 pari a 25 microgrammi per metro cubo consigliato dall’Oms per evitare danni alla salute. Soltanto nel momento in cui l’inquinamento ha cominciato a produrre danni economici il governo cinese ha pensato di cambiare rotta iniziando ad investire sulle rinnovabili: è solo l’inizio di un lungo cammino per far uscire Pechino e le altre città cinesi dal grave degrado ambientale in cui versano.
Vogliamo chiudere con un esempio positivo di contrasto allo smog e all’inquinamento ambientale: nell’aprile del 2015 è stato redatto un rapporto intitolato ‘Sootfree Cities’, ovvero Città libere dallo smog, da parte di Bund – Friends of Earth Germany insieme a 140 organizzazioni dello European Environmental Bureau (EEB), dove è emerso quali siano le città europee con le migliori performance. Al primo posto abbiamo Zurigo, seguita da Copenaghen, Vienna e Stoccolma: il Nord Europa si conferma capofila di un nuovo modello di città eco-sostenibile, e ai fini del nostro discorso ci piace citare Berlino, piazzata al quinto posto, perché rispetto alle altre realtà sopracitate ha dimensioni ragguardevoli ed è la capitale del Paese economicamente leader della Ue, due condizioni che teoricamente dovrebbero rendere la città tedesca fortemente inquinata. Ed invece Berlino è un vero paradiso per ecologisti, dove girare in bicicletta è la norma grazie ad eccellenti piste ciclabili, il trasporto pubblico cittadino è pensato per ridurre al minimo l’impatto ambientale, e gli amministratori locali investono ingenti finanziamenti su innovazioni tecnologiche da applicare ad una visione dello sviluppo economico compatibile con la sostenibilità ambientale. Paradiso non solo per ecologisti, ma per tutti i cittadini di buona volontà che desiderano un futuro da respirare a pieni polmoni.
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