Tra circa 30 giorni le convenzioni per la gestione del servizio dello Spid scadranno.
In realtà, si tratta di un servizio che è scaduto già durante gli ultimi giorni del 2022 ma che l’agenzia per l’Italia digitale ha deciso di prorogare fino al mese di aprile. Ma cosa accadrà a partire da quarto mese dell’anno?
Scadenza dello Spid prevista ad aprile
Tra poco più di 30 giorni, ossia nel mese di aprile di questo 2023, le convenzioni per la gestione dello Spid scadranno. Gli accordi in questione in realtà sono già scaduti alla fine del 2022 anche se poi l’Agenzia per l’Italia digitale ha deciso di prolungare la scadenza fino ad aprile.
Il problema più grande per i gestori è quello che concerne i prezzi. Infatti, il costo per l’assistenza verso i 33 milioni di cittadini oltre che alle 12.000 pubbliche amministrazioni che hanno scelto di utilizzare questo sistema, sono decisamente alti.
Ed è per questo motivo che il governo non ha mai deciso di creare le condizioni per fare in modo che anche i privati potessero adottare lo spid andando a creare dei flussi di cassa per le varie aziende il cui compito è proprio quello di gestire tale servizio.
Visto che manca un accordo tra le parti, molto probabilmente durante gli ultimi giorni del mese di aprile lo Spid potrebbe cessare per sempre di esistere.
A questo riguardo Carmine Auletta, il presidente di Assocertificatori, al Corriere della Sera ha affermato “Vista la criticità che il servizio riveste, siamo disposti ad accettare un’ulteriore proroga di alcuni mesi, a patto che ci sia la volontà politica di affrontare il problema della sostenibilità economica del sistema. Siamo disponibili a collaborare per definire insieme una strategia”.
Auletta inoltre ci tiene a ricordare che otto anni fa, ossia in quel momento in cui lo Spid vide la luce per la prima volta, il legislatore aveva anche sancito un principio secondo il quale infrastruttura non doveva essere a pagamento per i cittadini né tantomeno per la pubblica amministrazione e avrebbe dovuto vedere dei finanziamenti con i flussi di cassa del provider i quali dovevano ottenere poi degli introiti attraverso le transazioni dei privati.
Il presidente di Assocertificatori afferma che più di una volta ha chiesto di promuovere l’uso dello Spid ad uso professionale e persone giuridiche a pagamento chiedendo inoltre di realizzare un sistema di crediti di Imposta il cui scopo era quello di incentivare i Service provider privati. Nonostante queste richieste, nulla di concreto è stato fatto.
Le richieste dei gestori dello spid
Attraverso una lettera inviata ad Alessio Butti, il Sottosegretario all’innovazione, i gestori avevano chiesto a gran voce di realizzare un fondo utile per la copertura dei costi di servizio e degli investimenti innovazione.
Inoltre i gestori chiedono anche di essere inseriti all’interno della strategia del governo così da avere voce in capitolo sul futuro dell’identità digitale nel nostro stato.
E’ molto importante ricordare che tra i vari servizi di autenticazione digitali, quello che ha ottenuto più successo in Europa è proprio lo Spid. Infatti, come ricorda Assocertificatori , soltanto nel 2022 le autocertificazioni sono arrivate ad un miliardo ed enti come l’INPS sono stati in grado di evitare di spendere decine di milioni di euro grazie proprio a questo servizio.
Una cosa che non tutti sanno è che i gestori però non ottengono nessun compenso nel momento in cui offrono tale servizio. Nel 2022 era stato fatta una proposta da parte dell’Agid secondo la quale si voleva realizzare un’erogazione della cifra pari ad un milione di euro una volta sola e che doveva essere poi divisa tra tutti i gestori.
Una cifra che, in base a ciò che affermano le aziende, avrebbe permesso loro di pagare soltanto i costi di aggiornamento professionale dei vari operatori di call center.
Adesso però i gestori hanno modificato la loro richiesta affermando che, per fare in modo che il servizio funzioni bene e possa essere sempre garantito, hanno necessità di un finanziamento di 50 milioni di euro.