Le tante, tantissime delusioni europee degli ultimi anni hanno portato la Serie A, ed il calcio italiano in generale, a perdere quell’appeal che con fatica e lavoro si era guadagnata nel primo decennio di questo millennio.
Una rondine non fa primavera e la splendida cavalcata della nazionale ad Euro 2020 è, ahinoi, la dimostrazione più evidente.
Per la seconda volta consecutiva la nostra nazionale non andrà a giocarsi i Mondiali di calcio, fattore preoccupante che evidenzia il clamoroso crollo avuto dal nostro sistema calcio negli ultimi anni.
L’ultima grande italiana a prendersi l’Europa è stata la meravigliosa Inter di Jose Mourinho, una squadra costruita per vincere che non ha deluso le attese prendendosi la scena e espugnando i campi più prestigiosi d’Europa.
Senatori importanti e giovani promettenti furono i protagonisti di una cavalcata che ad oggi tutto il calcio italiano rimpiange.
Le continue “uscite a testa alta” dei nostri club non possono essere più una giustificazione valida per spiegare il deludente declino che ci ha portati a diventare il terzo, se non il quarto, campionato più avvincente d’Europa.
Le lacrime di gioia si sono presto trasformate in delusione e frustrazione, il trionfo di Wembley e pochi mesi dopo il tracollo contro la Macedonia che ci ha esclusi dal Mondiale in Qatar.
La grinta di Bonucci e compagni nella cavalcata europea aveva finalmente ridato voce e spazio al nostro calcio, per un attimo siamo tornati ad essere quella nazionale cinica e compatta che tanto spaventava i grandi paesi europei.
Continuità, quella che sta mancando al nostro calcio e che sta lanciando le squadre inglesi verso i traguardi calcistici più prestigiosi: l’obiettivo è quello di tornare a credere i noi stessi e nella valorizzazione dei giovani.
I settori giovanili italiani continuano a regalarci talenti straordinari che la Serie A ha il compito di valorizzare.
Lo straordinario percorso di crescita di Nicolò Barella e Federico Chiesa, il tricolore vinto da Sandro Tonali e la buona stagione di Manuel Locatelli saranno i punti di partenza dai quali ripartire.
Il cielo dovrà presto tornare azzurro, non soltanto in Europa ma anche nel mondo.
Un decennio di dominio assoluto ha portato la Juventus a giocarsi ben due volte la finale di Champions League ma, prima il Barcellona di Leo Messi e poi il Real Madrid di CR7, hanno infranto il sogno bianconero sul più bello.
Nella bacheca di madama la coppa dalle grandi orecchie manca da quasi trenta anni, un’eternità se consideriamo i fenomeni che in questi ultimi anni hanno vestito la gloriosa maglia a strisce bianconere.
Eppure la Juventus quel famoso gap lo aveva ridotto, forse addirittura annullato; il 3-0 al Barcellona e la quasi “remuntada” del Bernabeu bruciano ancora nei cuori dei tifosi, Allegri proverà a dare di nuovo quell’identità alla sua squadra che dovrà ritrovare quel DNA vincente che ha sempre contraddistinto la sua storia.
Ci affidiamo ancora allo Special One, come nel 2010 siamo alla ricerca di quella coppa europea che manca da tanti anni.
La Roma, nella finale di Tirana, proverà a portare in Italia il suo primo trofeo europeo della storia facendo un regalo a se stessa in primis, ma anche a tutto il calcio italiano.
Vincere la Conference League è la nostra grande occasione, la Roma la nostra ancora di salvezza per riportarci ai vertici del calcio europeo.
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