Il gruppo di scienziati ‘Lettera150’, già il 29 marzo scorso, aveva proposto un’alternativa al Governo Conte per evitare il lockdown: dopo aver valutato l’evoluzione dei casi di Covid-19 in diversi Paesi, gli esperti avevano ipotizzato che l’epidemia si sarebbe potuta fermare grazie all’uso di test rapiti, tecnologie di tracciamento dei contatti (l’app Immuni, per intenderci) e isolando i contagiati completamente, fuori dal nucleo familiare. Questo protocollo avrebbe impiegato circa 20 giorni, evitando all’Italia la chiusura totale, ma è stato ignorato. E oggi scoppia la rabbia del pool di ricerca: “Il documento sul metodo CFMT dimostra analiticamente che altre soluzioni erano e sono possibili“.
“Case finding and mobile tracing” per evitare il lockdown
Il contenimento del virus attraverso il ‘Case finding and mobile tracing‘ (CFMT) tiene conto dell’esperienza “di Paesi democratici quali Corea, Giappone, Taiwan, Nuova Zelanda che hanno utilizzato test di massa, tracciabilità ed isolamento dei contagiati fuori dai contesti familiari“, spiega Gianpietro Ravagnan, professore ordinario di Microbiologia Universita’ Ca’ Foscari di Venezia, “perché è evidente che oggi i nuclei familiari sono il luogo per eccellenza della diffusione della patologia da Covid-19“, spiegano nella lettera inviata al Governo.
Non serviva il lockdown, ma l’isolamento totale
Un punto fondamentale, spiega Ravagnan, è proprio l’isolamento totale dei soggetti positivi a Coronavirus: “Le famiglie sono spesso impossibilitate sia a gestire il contagiato sia ad evitare cluster familiari che diventano poi talvolta di condominio. Il fattore di riproduzione può essere invece abbattuto in tempi brevi ospitando i soggetti nei Covid hotel in condizioni di quarantena assistita, con costi ridotti rispetto a quelli di un eventuale ricovero ospedaliero“.
La rabbia del pool di ricerca: “Non ci hanno ascoltato”
“Ancora una volta il Governo non ha ascoltato gli scienziati”, spiega, con rabbia, Giuseppe Valditara, coordinatore di Lettera150, il think tank che raduna circa 250 studiosi di diverse discipline, “e alla fine, dopo aver perso mesi preziosi tra la prima e la seconda ondata, ha dovuto imboccare la strada arcaica del lockdown”.
Locatelli: “L’indice Rt è stabile”
Intanto, nel suo intervento alla conferenza stampa al ministero della Salute sull’analisi dei dati del monitoraggio regionale della cabina di regia sulla situazione dell’epidemia di Covid-19, il presidente del Consiglio superiore di sanità (Css), Franco Locatelli ha parlato della diffusione dei contagi: “L’indice Rt è sostanzialmente stabile e questo indica che l’accelerazione della scorsa settimana è venuta meno, con una decelerazione dovuta alle misure prese nelle settimane scorse. Avere un Rt stabile è qualcosa che va interpretato, ma va letto in senso positivo. Ci aspettiamo che con il trascorrere dei giorni i dati possano ulteriormente migliorare“.
Rezza: “Le terapie intensive reggono, ma serve prudenza”
Durante la stessa conferenza, anche il Direttore Generale della Prevenzione presso il Ministero della Salute Giovanni Rezza ha commentato i dati sulla decrescita della diffusione di Covid-19: “La curva sta deflettendo perché cresce meno delle scorse settimane, ma ci vuole prudenza. Riusciamo ancora a far fronte nelleterapie intensive anche se in due Regioni c’è già sovraccarico“. “L’epidemia è generalizzata, spostare i malati tra le Regioni ora è più difficile“, afferma poi, chiarendo anche che servono test antigenici da affiancare ai molecolari “per non falsare il trend”.