Era stato quasi bandito perché non ecosostenibile, ma la guerra in Ucraina ha portato questo tema in secondo piano, ecco perché l’olio di palma torna sulle nostre tavole.
Con il blocco delle esportazioni, l’Indonesia e la Malesia conquistano nuove fette di mercato attraverso questo prodotto.
Per anni si è cercato di limitare l’utilizzo di questo olio, sia perché ricco di elementi che non fanno molto bene all’organismo, ma soprattutto per ragioni ambientali. Ora, l’olio di palma torna sulle nostre tavole perché la guerra in Ucraina ha bloccato l’esportazione degli altri olii.
Ecco dunque che i Paesi che lo producono conquistano una fetta di mercato considerevole, perché questo prodotto è fondamentale in cucina e proprio non se ne può fare a meno.
Il conflitto mette in crisi le spedizioni di olio di girasole e dunque l’industria alimentare ha riconsiderato questo olio meno qualitativo.
Non è affatto un prodotto ecosostenibile, infatti con il tempo, la sua produzione ha provocato la distruzione di molti ettari di foreste pluviali in Asia, specialmente in Malesia e Indonesia che sono i Paesi che maggiormente lo producono.
Di conseguenza si è verificata anche la compromissione dell’habitat di specie in via d’estinzione che dunque andrebbero protette, come gli oranghi.
Consumare olio di palma è molto dannoso quindi non solo per l’organismo poiché è saturo di trigliceridi e acidi grassi, ma anche per i danni ambientali correlati.
Sono anni che si cercano alternative e i produttori di olio di palma avevano deciso di optare per quello di girasole, tuttavia tutti questi sforzi devono vedersela con il conflitto in Ucraina, che sta causando danni immani su tutti i fronti, compreso questo.
A causa della guerra, infatti, l’esportazione di molti prodotti si è bloccata e ovviamente fra questi c’è anche l’olio di girasole, che si trova in tantissimi generi alimentari.
L’azienda inglese Iceland Foods, nel 2018 si era impegnata a sostituire l’olio di pama nei suoi prodotti alimentari, ma ora è costretta a riprenderlo in considerazione, seppur utilizzi sono olio proveniente da palma sostenibile certificata.
Questa è solo una delle molteplici conseguenze della guerra, basti pensare infatti che la Russia e l’Ucraina, da sole, forniscono il 65% dell’olio di girasole in tutto il globo, il 25% del grano, il 20% dell’orzo e circa la stessa percentuale del mais.
Purtroppo la guerra ha causato ritardi, nei raccolti e grandissimi problemi nei trasporti, nonché, come tutti abbiamo notato, un aumento dei prezzi dei generi alimentari.
I Paesi che producono l’olio di palma colgono dunque l’opportunità per riconquistare il mercato e in questa situazione molte aziende alimentari tornano a richiederlo con una condizione ben precisa: i produttori non devono distruggere le foreste e devono garantire condizioni di lavoro adeguate.
Al momento però solo un quinto della produzione mondiale del prodotto ha la certificazione di sostenibilità.
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