Benita Gasparini, 89 anni, è stata uccisa nella propria abitazione a Pantianicco di Mereto di Tomba, in provincia di Udine.
La donna è stata trovata cadavere ieri mattina. Dopo che i parenti non riuscivano a mettersi in contatto con lei dallo scorso martedì 18 luglio, quando un amico l’aveva salutata. Benita sarebbe stata accoltellata alla schiena e poi aggredita alla testa con un corpo contundente. Vicino al cadavere, in salotto, luogo dove si è consumato il delitto, e’ stato trovato anche un coltello. Forse, un coltello da cucina. Competente ad indagare sul caso e’ la Procura dellla Repubblica di Udine. Le indagini sono coordinate dal pubblico ministero, la dottoressa Letizia Puppa
Benita conosceva il suo assassino. E non è escluso che quest’ultimo si trovasse già in casa con lei nel momento in cui è stata uccisa. Questa tesi potrebbe già aver trovato conferma sia per la mancata presenza di segni di effrazione sulla porta, che ritengo altamente probabile, sia nella ricostruita dinamica omicidiaria. Sappiamo che Benita è stata colpita con una coltellata alla schiena e successivamente finita con un corpo contundente alla testa quando già si trovava riversa sul pavimento. Il fatto che sia stata accoltellata alla schiena significa che quando è stata aggredita era di spalle. E dunque in una posizione di minorata difesa. Vale a dire una posizione assunta da chi non si sente in alcun modo minacciato.
Dirimenti, per chiudere il cerchio, saranno poi anche le immagini cristallizzate dalle telecamere di video sorveglianza della polizia locale che puntano proprio sull’ingresso dell’abitazione. Le stesse, se funzionanti, potranno dirci se ed eventualmente chi è entrato nell’abitazione. Ma approssimativamente anche il lasso temporale nel quale si è consumato l’omicidio. Circostanze che, chiaramente, dovranno essere confrontate con i risultati dell’autopsia. L’esame autoptico, in corso nella giornata di oggi, non potrà di certo fornire un orario preciso con riferimento all’evento morte. Tuttavia, l’esame medico legale consentirà di individuare almeno il range temporale in cui si è consumato il delitto.
Chi ha ucciso Benita? Per esperienza, quando si verificano omicidi di questo tipo, l’assassino non va mai ricercato troppo lontano dalla cerchia di amici e familiari. Quindi, proprio in quei contesti, si deve indagare. Non è un caso, infatti, che siano stati già sentite come persone informate sui fatti tre dei suoi cinque figli. Gli altri due erano fuori città e dunque verranno verosimilmente ascoltati in un momento successivo.
Per comprendere la dinamica omicidiaria, sarà fondamentale anche l’analisi delle tracce di sangue presenti in casa. Difatti, tramite una tecnica che si chiama Bloodstain Pattern Analysis sarà possibile stabilire la posizione esatta in cui è avvenuta l’aggressione, se c’è stata una colluttazione. Ma anche se Benita ha provato a difendersi o è stata colta di sorpresa. Non è escluso poi che venga effettuato un altro sopralluogo per creare eventuali impronte digitali o DNA appartenenti ad estranei. In generale, quindi, tracce biologiche riconducibili all’assassino e da lui lasciate sulla scena del crimine.
Come testimoniato anche dalle condizioni della dimora dove Benita abitava, è da escludere la pista della rapina finita male messa in atto da parte di malviventi. Al contrario, è altamente probabile che la donna sia stata uccisa in un momento d’impeto, come proverebbe quella potenzialmente individuata come arma, e cioè il coltello da cucina rinvenuto sulla scena del crimine. Un impeto magari scaturito dal rifiuto della donna di elargire al suo assassino una qualche somma di denaro. Un assassino, però, si ribadisce, che Benita conosceva bene.
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