Secondo l’Oms circa 17 milioni di persone nel mondo soffrono della sindrome di Long Covid. I sintomi sono debilitanti. Inoltre il rischio di soffrirne è maggiore nelle donne, soprattutto in coloro che hanno sviluppato un’infezione grave.
L’Institute for Health Metrics and Evaluation (Ihme) della School of Medicine dell’Università di Washington ha redatto un modello, messo a punto proprio per l‘Oms, in cui si definisce a grandi linee la sindrome di Long Covid, quante persone in media potrebbero soffrirne e alcuni obiettivi volti a contrastare la malattia. Tra questi: identificazione, ricerca e segnalazione e infine riabilitazione.
Secondo lo studio condotto dall’Ihme dunque, le donne sono maggiormente esposte al rischio di sviluppare la sindrome da Long Covid. Questo soprattutto se hanno contratto un’infezione grave.
Allo stesso tempo Hans Kluge, direttore di Oms Europa, ha affermato che c’è ancora tanto da scoprire su questo tipo di sindrome post infezione. Per esempio gli effetti che ha sulle popolazioni vaccinate e su quelle non vaccinate.
Per questo è necessario condurre maggiori ricerche e investimenti, in modo da trovare delle cure adeguate per coloro che ne soffrono.
” I governi e i partner sanitari devono collaborare per trovare soluzioni basate sulle evidenze”.
Ha concluso Kluge.
Nonostante il fatto che nella maggior parte dei casi coloro che sono stati contagiati dal Covid riescono a guarire completamente, vi è circa un 20% di popolazione che al contrario sviluppa dei sintomi post infezione.
Questi consistono essenzialmente in affaticamento, dolore fisico, sbalzi d’umore e difficoltà respiratorie. Questo tipo di sintomi non vanno sottovalutati in quanto possono inficiare le attività quotidiane degli individui che ne soffrono, sfociando in depressione o comunque incidendo sulla salute psicologica in generale.
Inoltre i sintomi da Long Covid possono apparire sia già durante l’infezione che dopo la completa guarigione. Fatto sta che rappresentano un problema per un gran numero di persone, ed è per questo che è necessario trovare delle soluzioni.
Per colmare le lacune di conoscenza che caratterizzano il Long Covid, Anna Li, presidente di Long Covid Europe (rete che comprende circa 19 associazioni), ha affermato di essere grata di star collaborando con l’Oms Europa. Questo per trovare delle strategie adeguate a combattere la sindrome, aiutando un gran numero di pazienti che ne soffrono.
Il piano d’azione deve basarsi in primo luogo sul riconoscimento della malattia e sulla condivisione della conoscenza. Questo attraverso il pieno supporto e coinvolgimento dei pazienti.
Per poi passare ad una fase d’azione in cui si attueranno delle strategia adatte a garantire la cura e la ripresa del paziente. Per far ciò ovviamente sono necessari investimenti e piena comprensione del problema da parte degli stati.
“Molti operatori sanitari che hanno rischiato la vita in prima linea ora soffrono di questa sindrome cronica e debilitante […]. Loro e milioni di altre persone hanno bisogno del nostro aiuto”.
Ha affermato infine Anna Li.
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