Dopo le recenti vicende, che hanno scosso il popolo afghano, ma, in particolar modo, il genere femminile, che ha visto un incremento importante della repressione dei diritti femminili e delle conquiste fatte in Afghanistan durante il ventennio di convivenza Usa sul territorio. Il repentino e prepotente cambiamento di rotta del governo talebano tornato al comando nel 2021 ha suscitato l’indignazione delle autorità internazionali e l’Onu ha deciso di intervenire e verificare le condizioni del popolo direttamente sul posto e la delegazione ha viaggiato per l’Afghanistan per capire.
Ciò che è successo dopo il subentro dei talebani al governo in Afghanistan è stato un tornare alle regole più rigide e dure del regime islamico talebano che utilizza la crudeltà e il privare le donne di ogni diritto come pedina politica per colpire in realtà le forze occidentali. Dopo il divieto di poter frequentare le università e quelli di non poter lavorare nelle Ong, sia nazionali che internazionali, la comunità internazionale ha deciso di intervenire e verificare le reali condizioni delle donne e del popolo afghano che soffre a causa di giochi politici che, ora, sono diventato anche terreno fertile per gli attacchi dell’Isis che approfitta della debolezza talebana per espandersi.
Questo momento delicato ha portato l’Organizzazione delle Nazioni Unite ad intervenire e a richiedere incontri con i maggiori esponenti del governo talebano e questi incontro sono stato, tra l’altro, accettati subito.
Il sottosegretario Generale delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari Martin Griffiths ha incontrato diversi alti funzionari dell’Emirato Islamico e ha discusso i temi dell’istruzione e del lavoro delle donne. Temi caldi che hanno messo in ginocchio le speranze femminili e le prospettive di un futuro, già incerto.
Griffiths ha incontrato il primo vice del Primo Ministro, il mullah Abdul Ghani Baradar, il ministro dell’Interno ad interim, Sirajuddin Haqqani, il ministro ad interim dell’istruzione, Mawlawi Habibullah Agha e il ministro ad interim dei rifugiati e del rimpatrio, Khalil Rahman Haqqani. Una squadra di delegati che presenziato ed esposto le proprie ragioni.
Nel suo incontro con il ministro dell’Interno in carica Griffiths ha precisato l’importanza dell’istruzione e del lavoro femminile, definendo l’istruzione un diritto fondamentale delle donne che doveva essere ripristinato e sul quale non dovrebbero esserci discussioni in quanto non rientra nei divieti islamici.
In questo incontro si è discusso dell’istruzione e del lavoro delle donne profondamente ma non tutto è andato come previsto.
Riferendosi alle questioni citate poc’anzi, il portavoce ministro dell’Interno in carica Takor ha spiegato che “queste restrizioni non sono permanenti e che l’istruzione è un bisogno della società “. Riferendosi poi al funzionario Onu ha precisato inoltre che: “ha offerto alla leadership dell’Emirato islamico che alle donne dovrebbero essere dati posti di lavoro dove sono necessari“.
Nell’incontro con il vice primo ministro Mullah Abdul Ghani Baradar Griffiths ha riferito che la comunità internazionale è disposta a interagire e mantenere relazioni con l’Emirato islamico per risolvere i problemi dell’Afghanistan e in questo momento l’opportunità di relazioni è stata fornita in maniera concreta e sul campo.
Ahmad Munib, analista politico, ha spiegato la sua posizione: “Questi incontri che hanno con i funzionari dell’Emirato islamico hanno lo scopo di utilizzare politiche incoraggianti e punitive degli Stati Uniti contro l’Emirato islamico“.
Ha aggiunto anche che: “È importante che il governo afgano apporti cambiamenti fondamentali all’interno dell’Afghanistan e riapra i cancelli delle scuole e delle università per gli studenti”.
Dopo la visita delle delegazione Onu in Afghanistan e aver sentito diversi esponenti dei vertici talebani è stato concordato un Consiglio
Una decisione obbligata visto la situazione in Afghanistan portata ancora di più alla luce nella sua fragilità dopo il viaggio di Amina Mohammed, vice capo delle Nazioni Unite, nel Paese.
Shahad Matar, portavoce della missione permanente degli Emirati Arabi Uniti presso le Nazioni Unite, ha riferito su Twitter che l’incontro è richiesto da Emirati Arabi Uniti, Giappone e Francia, e Amina Mohammed informerà il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sul suo recente viaggio in Afghanistan.
Matar ha anche precisato che: “Gli Emirati Arabi Uniti, il Giappone e la Francia hanno richiesto un incontro a porte chiuse questo venerdì per ascoltare il DSG Amina Mohammed sul suo recente viaggio in Afghanistan, compresi i suoi impegni, i messaggi che ha trasmesso e la sua sincera valutazione della situazione. Una riunione a porte chiuse è il formato più efficace e appropriato per il Consiglio per ascoltare il DSG, data la natura delicata della visita e la situazione fluida sul campo “.
Tuttavia, l’Emirato islamico richiede che i partecipanti a tali incontri collaborino con l’attuale governo dell’Afghanistan.
Zabiullah Mujahid, leader islamico Il portavoce dell’Emirato, ha sottolineato in merito alla questione: “Cerchiamo anche un atteggiamento cooperativo negli incontri internazionali con il popolo dell’Afghanistan e dell’Emirato islamico perché la cooperazione e la comprensione possono portarci a un risultato positivo. L’applicazione della pressione non è una soluzione e non funzionerà”.
Quasi dieci incontri regionali e internazionali sono stati convocati, da nazioni e organizzazioni internazionali, per affrontare la situazione in Afghanistan, ma nonostante ciò non si è arrivati ad azioni concrete verso il popolo per agevolare le privazioni e sofferenze che ha sopportato di recente.
Sayed Ishaq Gailani, capo del Movimento di solidarietà nazionale dell’Afghanistan, ha precisato: “Poiché l’Emirato islamico non partecipa a quell’incontro e qualunque decisione prenda non è accettabile per l’Emirato islamico, se c’è un rappresentante dell’Emirato islamico lì, è possibile che cinque o sei dei dieci suggerimenti vengano attuati , e non è necessario che tutte le loro richieste vengano accettate”.
Ha poi continuato spiegando anche che: “La comunità internazionale e le Nazioni Unite non possono rimanere ignare delle dolorose condizioni dell’Afghanistan, ma la mancanza di efficacia e il fallimento di questi incontri è chiaramente dovuto all’assenza di flessibilità dei talebani”.
Zamir Kabulov, l’inviato speciale della Russia per l’Afghanistan, ha affermato in precedenza che nei prossimi mesi si terranno incontri sull’Afghanistan con la partecipazione delle nazioni della regione e che l’assistenza al popolo afghano sarà una delle principali agende di questi incontri.
Si cerca di vedere uno spiraglio di positività globale ma la realtà mostra i vertici talebani poco propensi ad attuate concrete misure che apportino beneficio e sollievo alle donne afghane.
Ma non soltanto dato che in questo momento, come ha dimostrato anche Onu, la crisi umanitaria e sociale in Afghanistan è qualcosa di preoccupante e che va arginata subito altrimenti rischia di diventare un altro conflitto attivo.
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