Si è tenuta nella giornata di giovedì 6 luglio una sessione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sull’Iran e in particolar modo sulla sua fornitura di droni alla Russia. Durante la riunione la Gran Bretagna ha annunciato di stare valutando la possibilità di adottare un nuovo regime di sanzioni. L’obiettivo sarebbe quello di dotarsi di maggiori strumenti per colpire i responsabili delle decisioni prese dal regime iraniano.
La dichiarazione britannica arriva in un momento di tensione tra Iran e Stati Uniti, che hanno ripristinato le sanzioni contro Teheran dopo aver abbandonato l’accordo sul nucleare del 2015. La comunità internazionale sta seguendo con attenzione gli sviluppi della situazione e il Consiglio di sicurezza Onu si sta adoperando per trovare una soluzione diplomatica alla crisi. Nonostante i ripetuti ammonimenti, il regime iraniano non ha mai smesso di sostenere Mosca nella sua operazione militare speciale in Ucraina e le nazioni contrapposte all’Occidente, come per l’appunto Iran era Russia, Hanno optato per alleanze geopolitiche che tendono a portare ai minimi termini la dipendenza economica e le necessità di diversi ambiti per essere più indipendenti possibili da tali nazioni.
La sessione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Uniti, tenutasi giovedì 6 luglio, aveva come obiettivo principale quello discutere della fornitura di droni da parte del regime in Iran per poi arrivare dritti a Mosca, che li utilizza nella guerra in Ucraina. Una scelta delle autorità iraniane che ha generato malcontento globale in quanto i droni Shahed hanno provocato distruzione morte all’interno del conflitto in Ucraina e sono stati, innegabilmente, un solido alleato di Putin in questa guerra iniziata con l’invasione russa il 24 Febbraio del 2022.
I membri del Consiglio hanno avuto modo di confrontarsi in merito all stato di attuazione del piano d’azione globale congiunto JCPOA, il famoso accordo sul nucleare, ma anche della risoluzione 2231. In particolare, il Regno Unito, la Francia e la Germania hanno giustificato l’ aver mantenuto attive le sanzioni sui missili balistici, che scadranno a ottobre, in virtù delle clausole previste dall’accordo nucleare del 2015 che è stato violato in determinati punti.
La situazione rimane delicata e la comunità internazionale sta lavorando per trovare una soluzione che possa garantire la pace e la stabilità nella regione. La decisione del Regno Unito di valutare l’adozione di un nuovo regime di sanzioni sembra indicare una posizione più decisa nei confronti dell’Iran e dei suoi leader.
Il Consiglio ha discusso sulla non proliferazione delle armi in ambito internazionale, ma con particolare attenzione alla fornitura di armi dell’Iran alla Russia. Durante la sessione, il Regno Unito ha annunciato la valutazione di un nuovo regime di sanzioni che prevede di prendere di mira i responsabili precisi che hanno autorizzato e quindi preso posizione per portare avanti la fornitura a Mosca all’ interno dell’enstablishment iraniano.
Come menzionato poc’anzi, i membri hanno accusato sia l’Iran che la Russia di violare la risoluzione 2231 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che elenca le categorie di armi che richiedono l’approvazione preventiva del Consiglio di sicurezza. In particolare, le forniture di droni senza autorizzazione preventiva sono state considerate una violazione della risoluzione, giustificando la possibilità di uno snapback delle sanzioni multilaterali su Teheran. Sebbene i droni di fabbricazione iraniana possano avere un raggio di oltre 1.000 km, il carico utile che viene trasportato è leggermente più leggero rispetto a quello richiesto dalla risoluzione.
Robert A. Wood, inviato degli Stati Uniti alle Nazioni Unite, ha sottolineato che l’uso da parte della Russia dei droni Shahed-136 di fabbricazione iraniana costituisce una chiara violazione della risoluzione 2231 del Consiglio di sicurezza Onu, come citato nell’ allegato B, paragrafo quattro.
Questo fatto richiede un’indagine approfondita e l’invio di squadre d’investigatori a Kiev per esaminare i detriti di questi armi e il materiale recuperato dal Regno Unito, come esortato dalla risoluzione stessa. Un punto su cui diversi esponenti dei Paesi membri hanno deciso di calcare.
Wood ha inoltre evidenziato come lo sviluppo e la proliferazione di UAV dell’Iran rappresentino una minaccia globale e che il trasferimento di questi oggetti è proibito dalla risoluzione 2231. Nonostante ciò, l’Iran continua a negare il suo ruolo nei danni causati dalle sue armi in Ucraina, dimostrando così il suo completo disinteresse per gli obblighi internazionali.
Washington ha invitato il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ad affrontare qualsiasi violazione della risoluzione 2231, data l’ampia portata delle sue implicazioni per la pace e la sicurezza non solo in Medio Oriente, ma anche in Ucraina e nel resto del mondo.
È stato chiesto al Segretario di aggiornare nuovamente la valutazione a seguito di verifiche sui testi dei droni recuperati dal territorio ucraino nel corso dei prossimi trenta giorni, così da avere un quadro completo della situazione.
Inoltre, ha fatto riferimento al test iraniano di un missile balistico a medio raggio a maggio e ha affermato che il lancio non era coerente con il paragrafo tre della risoluzione 2231, che sostanzialmente, chiede all’iran di evitare di intraprendere attività mediante lui utilizza di missili balistici che hanno portata nucleare.
L’inviato degli Stati Uniti ha sottolineato che l’attività dei missili balistici iraniani, in particolare alla luce delle ambizioni nucleari di Teheran e della sua retorica minacciosa, rappresenta una minaccia duratura per la pace e la stabilità regionale e internazionale. Infine, ha affermato che gli Usa continueranno ad adottare misure rigorose per contrastare questa minaccia e bloccare la proliferazione della tecnologia dei missili balistici sensibili da e verso l’Iran, anche dopo la fine di alcune restrizioni della risoluzione 2231.
Rosemary A. DiCarlo, sottosegretario generale per gli affari politici del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, ha affermato che il Consiglio ha esaminato le informazioni relative al paragrafo 4 dell’allegato B della risoluzione 2231 e che emerge chiaramente la violazione. Tale paragrafo riguarda la fornitura, la vendita o il trasferimento da o verso l’Iran di tutti gli articoli, materiali, attrezzature, beni e tecnologie elencati nell’allegato B, che richiedono l’approvazione preventiva del Consiglio di sicurezza.
DiCarlo ha affermato di aver ricevuto informazioni dal Regno Unito riguardo a parti di missili balistici sequestrate dalla Royal Navy britannica, nelle acque internazionali del Golfo Persico nel 2023. La Gran Bretagna ha messo a disposizione le immagini dei sequestri effettuati e della componentistica ritrovata all’interno della nave, ma non è stato possibile appurare con certezza che si trattasse di componentistica e di tecnologia iraniana e ha condiviso anche il report che precisava che secondo le informazioni pervenute si trattava probabilmente di componentistica iraniana che violava quindi la risoluzione sopra citata.
Anche Francia, Germania e Regno Unito hanno espresso la loro opinione secondo cui alcuni dei componenti sequestrati sono elementi controllati elencati nel Documento S/2015/546 e che il loro trasferimento senza la preventiva approvazione del Consiglio era pertanto incompatibile con la delibera. Tuttavia, l’Iran e la Federazione Russa hanno dichiarato che non c’erano prove che collegassero la nave intercettata e il suo carico all’Iran, e nessuna chiara indicazione che i componenti sequestrati fossero di origine iraniana.
DiCarlo ha espresso anche serie preoccupazioni per l’uranio altamente arricchito dell’Iran, come presentato dall’ultimo rapporto dell’ONU, ma ha ribadito che il JCPOA rimane la migliore opzione disponibile per garantire un programma nucleare pacifico da parte dell’Iran, sollecitando il dialogo tra le parti coinvolte. Ha sottolineato che l’Iran ha ora una scorta totale di uranio arricchito di oltre venti volte la quantità consentita dal JCPOA, che include maggiori quantità di uranio arricchito al 60%.
Le Nazioni Unite hanno accolto con favore l’accordo di marzo tra l’Iran e l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) per accelerare la risoluzione delle questioni di salvaguardia in sospeso e permettere, così, nuove verifiche e monitoraggio costante tramite una comunicazione bilaterale adeguata.
Questo per riuscire ad avere trasparenza reciproca e trasparenza in merito al programma nucleare.
In precedenza, il ministro britannico per il Medio Oriente e l’Africa del Nord James Cleverly ha affermato che il cerca più margine di manovra nel prendere di mira le autorità della Repubblica islamica, comprese quelle coinvolte nella proliferazione delle armi e nelle minacce contro i cittadini britannici. La Gran Bretagna ha accusato l’Iran di un “livello di aggressione senza precedenti” e ha denunciato il tentativo del Paese di “mettere a tacere le voci di dissenso” nel Regno Unito.
Oltre alla questione della fornitura di armi a Mosca, emerge anche preoccupazione all’ONU riguardante le condizioni della popolazione e la violazione dei diritti umani che ormai è all’ordine del giorno e ha generato una crisi sociale molto profonda in Iran.
Il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha tenuto anche una sessione per discutere della repressione del regime iraniano contro il dissenso. L’ organizzazione ha chiesto al regime di interrompere l’esecuzione di persone condannate a morte per aver preso parte a proteste antigovernative e ha invitato alla moderazione da parte della Repubblica islamica.
La morte di Mahsa Amini, giovane donna iraniana deceduta mentre era in custodia presso la polizia morale del Paese, ha scatenato proteste di massa in tutto l’Iran e ha portato l’attenzione internazionale sulla situazione dei diritti umani nel paese. Durante l’incontro, i rappresentanti dei Paesi del cosiddetto ‘mondo libero’ hanno condannato le atrocità della Repubblica islamica, mentre gli alleati del regime, come Cina, Venezuela, Zimbabwe e Cuba, hanno espresso sostegno a Teheran e alle sue azioni, cercando di giustificarle come uno sforzo per contrastare le influenze dei “nemici” dell’Iran.
La situazione dei diritti umani in Iran rimane una preoccupazione internazionale, con la comunità internazionale che continua a esortare il regime a rispettare i diritti umani fondamentali e a porre fine alla repressione delle voci dissidenti.
I membri della missione hanno chiesto al regime iraniano di consentire agli osservatori delle Nazioni Unite di entrare in Iran e raccogliere dati in prima persona sugli eventi. L’Iran non ha permesso ai relatori delle Nazioni Unite per i diritti umani di visitare per decenni e non ha collaborato con nessuna delle organizzazioni internazionali che cercavano di raccogliere informazioni sulle sue pratiche ed eventuali violazioni in materia di diritti umani.
La presidente della missione internazionale indipendente di accertamento dei fatti sulla Repubblica islamica dell’Iran, Sara Hossain, ha espresso preoccupazione per la mancanza di dati ufficiali e disaggregati sulla natura delle accuse contro le 22.000 persone che sono state graziati in relazione alle proteste e sulla situazione dei condannati, ancora detenuti o accusati per il loro coinvolgimento nelle proteste. Ha anche condannato la mancanza di trasparenza intorno alle indagini sulla morte di Mahsa Amini e la detenzione delle due giornaliste, Nilufar Hamedi ed Elahe Mohammadi, che per prime hanno riferito dell’evento.
I membri della missione conoscitiva e di altri paesi hanno chiesto al regime iraniano di consentire agli osservatori delle Nazioni Unite di entrare nel paese e raccogliere dati in prima persona sugli eventi. L’Iran non ha permesso ai relatori delle Nazioni Unite per i diritti umani di visitare per decenni e non ha collaborato con nessuna delle organizzazioni internazionali che cercavano di raccogliere informazioni sulle sue pratiche in materia di diritti umani.
La situazione dei diritti umani in Iran rimane una preoccupazione internazionale, e la comunità internazionale continua a esortare il regime a rispettare i diritti umani fondamentali e a porre fine alla repressione delle voci dissidenti.
Mentre le Nazioni Unite discutono quindi sia della crisi internazionale iraniana focalizzata soprattutto la fornitura di armi alla Russia emerge che Mosca, stando a quanto riferito dalle autorità statunitensi, avrebbe nuovamente attaccato droni in Siria.
In un recente episodio di tensione tra le forze militari russe e quelle degli Stati Uniti nella regione siriana, jet da combattimento russi sono stati segnalati volare in modo pericolosamente vicino a diversi droni MQ-9 Reaper statunitensi, innescando razzi e costringendo i velivoli aerei senza pilota di Washington a compiere manovre evasive. Questo è il secondo incidente di questo tipo in sole 24 ore.
Le forze aeree statunitensi hanno espresso protesta per questi episodi, che rappresentano un rischio per la sicurezza delle operazioni militari nella zona di conflitto. L’esercito francese ha anche segnalato un episodio di rischio d’incidente che coinvolge un aereo da guerra russo Sukhoi SU-35 che ha costretto due dei suoi aerei da combattimento di pattuglia a manovrare per evitare il pericolo.
Questi eventi evidenziano la necessità di un dialogo costruttivo tra le parti coinvolte per evitare ulteriori tensioni e conflitti nella regione siriana. Gli Stati Uniti e i loro alleati hanno espresso preoccupazione per l’intervento della Russia nella guerra civile siriana, sostenendo che il governo russo ha contribuito al sostegno del regime del presidente siriano Bashar al-Assad, portando a sofferenze per il popolo siriano. La situazione rimane critica e richiede un’attenzione costante da parte della comunità internazionale per trovare una soluzione pacifica alla crisi in corso.
L’esercito francese ha segnalato che un aereo da guerra russo Sukhoi SU-35 si è impegnato in un’interazione non professionale con due degli aerei Rafale francesi schierati nella regione come parte dell’Operazione Chammal, che mira a contenere il gruppo ISIL (ISIS) in Iraq e Siria.
Gli Usa, nel mentre, hanno riferito che sono avvenuti incidenti separati nelle giornate di mercoledì e giovedì che hanno visto protagonisti velivoli militari delle truppe di Mosca e droni Reaper appartamenti all’ esercito, che sono stati documentati anche tra video.
L’esercito francese ha definito l’interazione con l’aereo russo come “non professionale“, mentre gli Usa hanno espresso preoccupazione per il “nuovo livello di azione non professionale e non sicura da parte delle forze aeree russe che operano in Siria“. Questi episodi rappresentano una minaccia per la sicurezza delle operazioni militari nella regione e sottolineano la necessità di un dialogo costruttivo tra le parti coinvolte per evitare ulteriori tensioni e conflitti.
Gli Stati Uniti e i loro alleati hanno espresso preoccupazione per l’intervento della Russia nella guerra civile siriana, sostenendo che il governo russo ha contribuito al sostegno del regime del presidente siriano Bashar al-Assad, portando a sofferenze per il popolo siriano. La situazione rimane critica e richiede una soluzione pacifica attraverso il dialogo e la cooperazione internazionale.
Il tenente generale Alexus Grynkewich, capo della US Air Forces Central Command, ha esortato le forze russe in Siria a cessare questo comportamento sconsiderato e ad aderire allo standard di comportamento previsti da una forza aerea professionale, in modo da concentrarsi sulla sconfitta duratura dell’ISIS.
Questa dichiarazione segue il recente incidente in cui i caccia russi Sukhoi SU-35 si sono avvicinati pericolosamente a un drone Reaper statunitense, innescando razzi a paracadute e potenzialmente danneggiando l’elettronica del drone.
Nel primo incidente, avvenuto mercoledì nel nord-ovest della Siria, il pilota russo ha spostato il proprio aereo davanti ai velivoli aerei statunitensi, attivando il postbruciatore dell’SU-35, aumentando la velocità e la pressione dell’aria. Il getto d’aria del postbruciatore potrebbe aver danneggiato l’elettronica del drone Reaper, riducendo la capacità dell’operatore del drone di farlo funzionare in sicurezza.
In seguito, una serie di razzi a paracadute rilasciati dagli aerei russi si sono spostati sulla traiettoria di volo del drone. Questi eventi rappresentano una minaccia per la sicurezza delle operazioni militari nella regione siriana e sottolineano la necessità di un dialogo costruttivo tra le parti coinvolte per evitare ulteriori tensioni e conflitti.
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