Sta per tornare l’ora solare: le lancette il 30 ottobre verranno spostate un’ora indietro, ma sappiamo benissimo che questo comporta dei mancati risparmi energetici ed economici. E non solo, perché questo cambio può condurre anche a problematiche serie legate alla salute. Ci sono comunque delle accortezze che possiamo mettere in atto per non avere disturbi.
Domenica 30 ottobre tornerà in vigore l’ora solare. Questo significa che dobbiamo spostare indietro di un’ora le lancette degli orologi e che dobbiamo prepararci ad accendere le luci prima, a pagare bollette salate a fine mese e ad avere disturbi del sonno e non solo.
Ormai ci siamo quasi: il 30 ottobre dovremo tutti spostare le lancette indietro di un’ora. Fermo restando che, quest’anno come non mai, il ritorno dell’ora solare ha generato non poche polemiche per via del risparmio energetico – ed economico quindi – a cui stiamo automaticamente rinunciando riaccogliendola nella nostra vita, sappiamo che ogni iniziativa atta a posticiparla (si parlava di farla slittare di un mese esatto almeno) è stata bypassata e che quindi oggi possiamo solo prepararci ad affrontare questo ritorno.
L’ora solare ci tocca insomma, sta arrivando e non possiamo fare altro che accettarlo. Punto. Qualsiasi polemica, a quanto pare, almeno quest’anno resterà tale ma non porterà a nulla. E così, mentre ci prepariamo a dover accendere le luci molti prima, a veder arrivare alla fine di ogni mese delle bollette più che salate, dobbiamo cercare di capire anche quali potrebbero essere gli effetti sul nostro organismo nel breve e lungo termine.
Per comprenderlo dobbiamo partire da un assunto di base: ogni essere vivente vive secondo dei ritmi circadiani, cioè quelli fisiologici che sono in genere caratterizzati da un periodo di circa 24 ore. Questi ultimi conferiscono ad ogni essere vivente un vantaggio biologico, chiamato “anticipazione”: del resto, se un fenomeno è ritmico, può essere previsto, quindi ogni tessuto si potrà organizzare per poter ottimizzare come può le attività.
Detto ciò, qui sorge un problema: cambiare orario due volte all’anno rappresenta una sorta di desincronizzazione di questi ritmi, cosa che può condurre ad una serie di patologie e disturbi. C’è da dire che ognuno di noi ha un suo bioritmo genetico, che viene comunque in qualche modo modificato, condizionato e influenzato dalla routine. Il lavoro, le abitudini quotidiane, l’orario in cui ci si sveglia, ne cambiano inesorabilmente le sorti, ma questo va comunque ancora bene.
Per capirci di più c’è una distinzione che dobbiamo fare: ognuno di noi rappresenta un cronotipo che generalmente tende verso il gufo oppure l’allodola. Il primo in sostanza vive “meglio” di sera, quindi predilige il periodo in cui vige l’ora solare, mentre il secondo è esattamente il suo opposto: preferisce la mattina e quindi si adatta meglio all’ora legale. Entrambi comunque si troveranno a vivere anche in periodi dell’anno che quindi sono meno “congeniali” alla loro natura, ma il discorso è che è proprio il cambiamento a causare in primis disturbi metabolici.
Inoltre a questo si aggiunge che un’ora sola di differenza potrebbe non essere rilevante nel lungo periodo, dal momento che entro qualche giorno saremmo comunque portati ad abituarci a questo cambiamento, ma non siamo tutti uguali, quindi c’è anche chi potrebbe avere molta più difficoltà a farlo. Come spiega il neurologo Alessandro Cicolin, coordinatore del Centro di riferimento regionale per i disturbi del sonno del San Giovanni Battista di Torino: “Come possiamo vedere con il jet leg, un’ora in più o in meno non grava particolarmente sulla nostra giornata e nel giro di 48 ore lo shift viene compensato. Diverso è per chi soffre di insonnia o ha disturbi conclamati del ritmo circadiano. Chi si trova in questa situazione può andare incontro a una maggiore deprivazione del sonno, provare freddo e nausea al risveglio e avere problemi di concentrazione per tutta la giornata. Nei casi più gravi, per il riallineamento può servire anche una settimana”.
Negli ultimi anni comunque sono stati condotti numerosi studi sugli effetti del cambio dell’ora sui ritmi circadiani. I risultati portano tutti ad una sola direzione: possono essere davvero nocivi per la salute. Come ha affermato il professor Roberto Manfredini, cronobiologo dell’Università di Ferrara, infatti: “Questo può condurre addirittura alla alla riacutizzazione di malattie psichiatriche e l’aumento di accessi al pronto soccorso, di ricoveri ospedalieri e traumi da incidenti stradali”.
Addirittura diversi studi condotti sia in Europa che negli Stati Uniti hanno anche evidenziato che nei primissimi giorni dopo il cambio dell’ora, gli infarti del miocardio aumentano del 5% e gli ictus del 9%. Nei giovani, invece, possono crescere disturbi come ridotta vigilanza, deficit di attenzione e ridotte performance scolastiche.
Per evitare di avere problemi, però, ci sono delle piccole accortezze che si possono mettere in pratica già prima, così da arrivare preparati al cambio dell’ora. Cosa fare? In primis, ci si dovrebbe avvicinare gradualmente al cambio dell’ora. Come? Iniziando a spostare la sveglia già prima. La sola domenica non può bastare di certo per riallinearsi con il nuovo orario e, considerando che verosimilmente tutti dal lunedì poi ricominciano a lavorare, arrivare distrutti per lo scarso riposo non è affatto consigliabile.
Chi la mattina si sente particolarmente sfasato comunque dovrebbe esporsi alla luce solare quanto più possibile. Esistono anche delle lampade particolari da 10mila lux che praticamente sono l’equivalente di una giornata estiva di sole (occhio però a non esagerare per non dover pagare caro nel vero senso della parola il bisogno di raggi UV).
C’è da dire che, a differenza di quanto accaduto in Italia, alcuni Paesi nel Nord Europa hanno avanzato una mozione al Parlamento Europeo per abolire l’ora legale. Questa ha ottenuto alla fine circa 4,6 milioni di voti, cosa che ha convinto l’UE a dire addio al cambio dell’ora ogni biennio e a lasciare lo stesso orario tutto l’anno, lasciando gli Stati Membri liberi di decidere quale adottare.
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