Ha 94 anni Arthur George Weidenfeld, Lord britannico cofondatore nel 1948 della casa editrice Weidenfield and Nicholson. L’uomo ha raccontato al Times della sua decisione di impiegare tempo e denaro per aiutare i cristiani siriani e iracheni a salvarsi dall’Isis. Lord Weidenfeld è ebreo e, come ha raccontato alla famosa rivista inglese, deve la vita ai cristiani che nel 1938 lo aiutarono a fuggire dall’Austria occupata dalla milizia nazista, per raggiungere mamma Inghilterra a bordo di un treno.
L’organizzazione cristiana che salvò l’allora giovane Arthur si chiamava Plymouth Brethren e lui non fu un caso isolato: su quei convogli chiamati “Kindertransport” tanti altri scamparono allo sterminio nazista grazie all’aiuto del gruppo. «Fu un’operazione davvero nobile, gli ebrei dovrebbero essere grati e fare qualcosa per i cristiani in pericolo», ha detto Lord Weidenfeld.
L’uomo ora si sdebita finanziando direttamente, e con fondi raccolti da altre associazioni benefiche, l’operazione di soccorso famiglie cristiane in Iraq e Siria che prende il nome di “Safe Havens”, così che possano raggiungere una zona sicura lontano dalla sharia dei jihadisti. Solo venerdì scorso un gruppo di 150 cristiani siriani è stato portato in salvo a Varsavia, volando in aereo.
Lord Weidenfeld punta a diventare come Sir Nicholas Winton, scomparso il primo luglio scorso, che contribuì prima di lui ad organizzare diversi treni per salvare più di 10mila bambini ebrei dal nazismo. Per Arthur le violenze perpetrate dall’Isis sono ancora più crudeli di quelle ordinate da Hitler: «Nella sua ferocia primitiva, l’Isis è qualcosa di senza precedenti in confronto ai più sofisticati nazisti. Quanto a puro desiderio di orrore e sadismo, non hanno precedenti. Non si è mai vista una feccia tale», ha detto. Non solo sgomento per la tale violenza, ma anche per l’apparente mancanza di volontà dei governi occidentali di difendersi.
Tra i destinatari degli aiuti di Safe Havens non ci sono però gli iracheni di religione musulmana. Questo ha sollevato non poche critiche da parte della comunità internazionale e in particolare quella americana. Il governo degli Stati Uniti avrebbe quindi deciso di non prendere parte all’operazione, additandola come discriminatoria. Dal canto suo, Lord Weidenfel si è così difeso: «Non posso salvare il mondo, ma esiste una particolare possibilità sul versante ebreo e cristiano. Gli altri facciano quel che vogliono per i musulmani».