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Mentre il suo 1995 Tour volge al termine collezionando sold out, un combattivo Lorenzo Fragola ne ha per tutti e tramite le pagine dell’edizione fiorentina di Repubblica prova a spiegare le controverse vicende che l’hanno visto protagonista di recente, dalla foto ‘rubata’ a una fotografa professionista alla ferocissima recensione del suo concerto milanese pubblicata sul Fatto Quotidiano e diventata una sorta di ‘manifesto’ dei suoi detrattori.
‘Avevo previsto che non sarei piaciuto a tutti‘, dice Lorenzo a proposito della recensione dell’inviato del Fatto, Michele Monina (che, a cominciare dal titolo ‘Lorenzo Fragola, musica da teen star senza futuro’, fa letteralmente a pezzi il povero cantante catanese), ‘Ma così come non amo gli apprezzamenti se non hanno un senso, figuriamoci una stroncatura dove di giornalismo c’è poco, ma c’è solo la voglia dell’autore di farsi notare‘. Parole molto chiare che l’allievo di Fedez rafforza con altre considerazioni: ‘Una cosa è criticare informando, una cosa è parlar male per farsi pubblicità. Tra l’altro quell’articolo è irriguardoso verso il pubblico e nei confronti degli omosessuali, vista l’ironia con cui l’autore dice essere l’unico esemplare di maschio adulto eterosessuale nell’arco di due chilometri. Io invece sono fiero di piacere ai gay‘.
Contenti loro, ma come la mettiamo con l’altra questione, quella della foto della fotografa di Rockol utilizzata senza citare i crediti anche dopo la precisa richiesta dell’autrice? (e per cui Fragola si è preso una sonora mazzolata dalla penna pungente di Selvaggia Lucarelli, che lo ha definito ‘giovincello spocchioso’) ‘Ho la coscienza a posto‘, taglia corto Lorenzo, ‘Se avessi sbagliato avrei chiesto scusa‘.
Ma comunque non si può nascondere che Lorenzo Fragola, al di là delle sue tantissime fan che lo adorano, non sembra godere di troppa simpatia da parte del pubblico e forse anche di qualche suo collega. Come mai? ‘Forse è colpa della mia età‘, cerca di spiegare, ‘Una volta ero orgoglioso di avere 20 anni, ma ora ci sto ripensando. Nella musica essere giovanissimi è scomodo, significa dover sempre dimostrare qualcosa, doversi adeguare a standard che non sai quali sono né chi li ha stabiliti. Ti senti sbagliato perché quelli delle generazioni precedenti non ti considerano un professionista. Beh, io penso che da parte loro ci sia tanta invidia, perché quando avevano la mia età non sono riusciti a centrare gli obiettivi che io, e altri miei coetanei, abbiamo raggiunto‘. Boom, una stilettata niente male!
Infine Lorenzo ha chiuso l’intervista raccontando perché nella scaletta dei suoi concerti ha inserito brani di due artisti come Lucio Battisti e Domenico Modugno, appartenenti a un’epoca lontanissima dalla sua (e da quella del suo pubblico): ‘Non sono mie fonti d’ispirazione, ma modelli imperituri e insuperabili. Credo che il mezzo con cui certi valori possono essere trasmessi faccia la differenza. I ragazzi si avvicineranno ai grandi della musica con più facilità se è uno di loro a condurli per mano‘. In questo caso ha pienamente ragione.