Loris Bertocco se n’è andato, ha deciso di ricorrere al suicidio assistito presso una clinica Svizzera. Paralizzato da 40 anni, ha scritto un lungo memoriale in cui spiega la sua vita e le sue scelte. I temi sollevati da Bertocco sono certamente i diritti civili, l’autodeterminazione nel decidere della propria vita, ma anche la necessità di trovare il sostegno economico che possa aiutare le persone che ancora vivono in condizioni simili alle sue. Perché è difficile, se non impossibile vivere in condizioni dignitose quando non puoi pagare qualcuno per aiutarti se ti trovi in una condizione di non autosufficienza. Il messaggio si conclude così “porto l’amore che ho ricevuto” e spero di aiutare le tante persone che vivono lo stesso mio calvario.
Loris Bertocco ha scelto la Svizzera per il suicidio assistito. Era rimasto paralizzato dopo un incidente stradale, quando aveva 19 anni, e se per 40 ha vissuto una vita complicata, ma coraggiosa, nell’ultimo periodo, dopo una ‘lunghissima riflessione’ ha deciso di mettere un punto alle sofferenze, dato che ‘la qualità della mia vita è scesa sotto la soglia dell’accettabilità e penso che non valga più la pena di essere vissuta’.
Dal 1977, quando ha avuto l’incidente, Bertocco aveva avuto una storia clinica complicata e piena di alti e bassi, con periodi di maggiore autosufficienza e altri di completa dipendenza dagli aiuti degli assistenti, famigliari e amici. Fin da giovane aveva avuto inoltre problemi di vista, che dal 1996 lo avevano reso cieco.
Così il veneziano, storico esponente dei Verdi della sua regione, ha scelto di mettere fine alla propria vita chiedendo il suicidio assistito. In Svizzera. Ma prima ha lasciato a tutti noi un memoriale in cui spiega la sua storia e chiede che l’Italia approvi una legge sul cosiddetto ‘testamento biologico‘, e una sul suicidio assistito, cioè sul fine vita, ma che si impegni anche per trovare le risorse per dare un sostegno economico a chi soffre di gravi malattie, magari “Alzando la soglia massima relativa all’Impegnativa di cura domiciliare e fisica oggi fissata a mille euro”.
Loris Bertocco era nato a Dolo, comune tra Padova e Mestre, nel 1958. Aveva 59 anni e da quaranta – dopo un incidente – era rimasto completamente paralizzato. Nel tempo, le lesioni gravissime subite e problemi successivi ne avevano peggiorato la condizione di salute, aggravata da una progressiva perdita della vista che lo aveva anche reso cieco. “Mi è difficile immaginare il resto della mia vita in modo minimamente soddisfacente, essendo la sofferenza fisica e il dolore diventati per me insostenibili e la non autosufficienza diventata per me insopportabile. Sono arrivato quindi ad immaginare l’accompagnamento alla morte volontaria, che è il frutto di una lunghissima riflessione. Credo che sia giusto fare questa scelta prima di trovarmi nel giro di poco tempo a vivere come un vegetale, non potendo nemmeno vedere, cosa che sarebbe per me intollerabile. Proprio perché amo la vita credo che adesso sia giusto rinunciare ad essa. Il muro contro il quale ho continuato per anni a battermi è più alto che mai e continua a negarmi il diritto ad una assistenza adeguata“, si legge nel lungo scritto lasciato da Loris Bertocco.
Ma la principale accusa di Bertocco è rivolta allo Stato, l’uomo si è sentito abbandonato dalle istituzioni: “Non ho più i soldi per curarmi”. Nel 2011 la moglie decide la separazione. La situazione familiare è complicata, il padre non c’è più, la madre ottantenne non può più prendersi cura di lui come prima, la sorella ha una grave sclerosi multipla ed è invalida al 75%. “Questa situazione non poteva durare a lungo”, dice Bertocco: “Ho lottato con la Regione per quasi due anni senza ottenere il risultato che speravo, avevo bisogno di assistenza 24 ore su 24”. E ancora: “Perché è così difficile capire i bisogni di tante persone? Perché questa diffidenza degli amministratori, questo nascondersi sempre dietro l’alibi delle ristrettezze finanziarie?”. E poi un ultimo appello: “Il mio impegno estremo, il mio appello, è adesso in favore di una legge sul testamento biologico e sul fine vita“.
Gli esponenti dei Verdi Gianfranco Bettin e Luana Zanella hanno voluto salutare l’amico Loris Bertocco con una nota pubblicata dopo aver saputo della scelta dell’uomo di mettere volontariamente fine alle sue sofferenze. “Il memoriale che Loris ha lasciato e che ci chiede di diffondere – scrivono Bettin e Zanella – ricostruisce la sua vita, il suo amore per la vita, la sua tribolazione, la sua lotta, la protesta per l’insufficiente assistenza che le persone come lui ricevono dalle istituzioni preposte. Parlava da tempo di questa sua scelta finale. Lo faceva in termini ipotetici. Anche preparandosi a questo viaggio in Svizzera non l’aveva descritto come il suo ultimo, ma come una sorta di sopralluogo, preparatorio a una eventuale scelta estrema”.
“Un uomo generoso e tenace, impegnato su molti fronti – ricorda Bettin – Animatore culturale fin da ragazzo, per decenni aveva condotto trasmissioni musicali e politico-culturali nelle radio libere venete. Ambientalista convinto, era stato tra i fondatori dei Verdi italiani e non aveva mai smesso di partecipare a lotte sia territoriali che di portata globale: contro il nucleare e i mutamenti climatici, per la riconversione ecologica, per la pace”.
“Quando abbiamo avuto occasione di parlare con Loris di questa ipotesi, gli abbiamo detto che avremmo rispettato ogni sua decisione ma che lo avremmo voluto con noi ancora a lungo, nella continuità di un’amicizia e di un comune impegno che durano da più di quarant’anni. Per lui, però, questi sono stati anche decenni di dolore e pesantezza, che infine non ha più voluto sopportare, desiderando una vita più degna e piena oppure la pace che spetta alle persone giuste e vitali ma ormai troppo stanche e sofferenti. Facciamo, dunque, quello che ci ha chiesto di fare”, concludono Gianfranco Bettin e Luana Zanella, “con tutto il dolore e l’amicizia che abbiamo”.
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