Domenica scorsa un orso ha aggredito un escursionista di 38 anni in Trentino, ora è nato un dibattito sulla decisione di abbatterlo.
La vittima è finita in ospedale, ora dopo un’attenta analisi la Provincia Autonoma di Trento ha chiesto di eliminare l’animale ma Legambiente ha definito illegittima la decisione, così come tante associazioni che hanno fatto sentire la loro voce.
Aggressione in Trentino
È stato identificato l’orso che domenica scorsa ha aggredito un escursionista di 38 anni mandandolo in ospedale in gravi condizioni, seppur non in pericolo di vita.
L’uomo è il fratello del sindaco della frazione di Rabbi, dove stava passeggiando attraverso un sentiero insieme al suo cane, quando a un certo punto ha incontrato l’imponente animale.
Un’aggressione improvvisa e inaspettata quella che ha colpito Alessandro Cicolini, fermato dall’orso mentre si trovava a 1.800 metri di quota sul monte Pracorno, frazione di Rabbi, nell’omonima valle in Trentino, un luogo fiabesco immerso nella natura che però è anche habitat di una grande fauna selvatica.
Il dettaglio interessante della vicenda è la presenza dell’amico a quattro zampe dell’uomo, infatti questo particolare accomuna le ultime aggressioni registrate a Trento negli ultimi anni da parte degli orsi.
Secondo la testimonianza di Alessandro, l’animale lo ha colpito alla spalle con graffi e morsi potenti, ferendo un braccio e anche la testa. Fortunatamente è riuscito a dare l’allarme prima che la situazione degenerasse, chiamando il fratello.
I soccorritori sono giunti sul luogo e lo hanno trovato in condizioni critiche, quindi è stato trasportato d’urgenza all’ospedale di Cles dove ha ricevuto le prime cure e nei prossini giorni affronterà un’operazione.
Le guardie forestali sono poi tornate sul luogo dell’incidente per recuperare alcuni effetti personali per ricavare il Dna dell’orso, che appunto è stato identificato in queste ore come MJ5, già conosciuto.
Sull’episodio è intervenuto Maurizio Fugatti, presidente della Provincia autonoma di Trento, che ha segnalato questa ennesima aggressione al ministro all’ambiente, Pichetto Fratin, con l’impegno di tenerlo costantemente aggiornato e chiedendogli di affrontare insieme questo problema che non può più essere ignorato.
Da diverso tempo in effetti, alla luce anche delle recenti aggressioni come questa, la Provincia chiede maggiore libertà nell’abbattimento degli esemplari ritenuti pericolosi. Le associazioni ambientaliste però non sono rimaste a guardare e subito è polemica.
L’abbattimento
MJ5 è un esemplare già classificato nei dati provinciali e mentre all’inizio si pensava a un esemplare femmina, si tratta di un maschio nato nel 2005 da due orsi sloveni che hanno dato il via al progetto Life Ursus sulle Alpi negli anni Novanta.
Presente da tanti anni nei boschi trentini, l’ordo ha viaggiato molto, da Bolzano alla zona del Brenta meridionale. Anche per la sua importanza a livello di ripopolazione della fauna, avviato appunto alla fine del secolo scorso con i genitori Maja e Joze, molti sono contrati all’abbattimento.
MJ5 però viene ritenuto problematico, sebbene relativamente da poco perché in passato non è mai stato protagonista di aggressioni. Pichetto Fratin ha ascoltato l’appello del presidente e dei residenti che vogliono sentirsi al sicuro, così ha autorizzato un’azione di cattura e poi avverrà la comunicazione ad Ispra in cui si informa dell’intenzione di procedere con l’abbattimento.
Ci vorrà in tutto circa una settimana, come previsto per legge, ma si annunciano grandi polemiche in merito a questo passo.
Chi è contrario
Inutile dire che le maggiori associazioni ambientaliste si stanno muovendo per impedire che MJ5 venga ucciso, molti infatti puntano il dito verso l’invasione dell’uomo nel suo habitat naturale, motivo per cui l’orso ha reagito così violentemente, cosa che in passato non aveva mai fatto.
Ancora, si pensa che la presenza di animali come appunto i cani, infastidisca molto l’istinto di territorialità degli orsi, che così difendono la propria area dal ‘nemico’ attaccando. In effetti le ultime aggressioni hanno questo comune denominatore.
“la condanna a morte di un orso rappresenta una sconfitta per il lavoro di tutela che viene messo in campo per difendere la biodiversità. per affrontare il problema serve il supporto della scienza e un accordo fra comunità locali e aree protette. queste specie vanno salvaguardate e non uccise”
così Legambiente ha sottolineato in una nota. Il responsabile nazionale delle aree protette e biodiversità dell’associazione, Antonio Nicoletti, ha rincarato la dose affermando che ancora un a volta Trento decide per una cosa che non gli compete, non spetta infatti alla provincia decidere che interventi mettere in campo, tantomeno farsi giudice per condannare a morte un orso.
“non è compito del presidente fugatti questa decisione e lui lo sa bene. la parola spetta all’ispra, al quale chiediamo di esprimersi al più presto. dobbiamo difendere la biodiversità e proteggere specie come i lupi e gli orsi e non eliminarli dal territorio, dove sono fondamentali per la biodivresità. bisognerebbe creare più aree protette”.
La convivenza fra uomo e predatori
Sembra impossibile ma secondo Legambiente la convivenza fra l’uomo e i grandi predatori è possibile, di certo non in questo modo. Ci vogliono spazi ben distinti dove le persone possano sentirsi al sicuro e al contempo gli animali selvatici possano continuare a prosperare.
La fauna crea problemi anche agli allevamenti, spesso infatti leggiamo di incursioni che danneggiano i pollai o anche i raccolti. A tal proposito sono diversi gli strumenti proposti da Legambiente: realizzare recinzioni elettrificate, installare dissuasori acustici e instituire procedimenti di risarcimento economico.
MJ5 è il secondo orso più anziano del Trentino, frutto di un progetto che prevede la reintroduzione dell’orso bruno nelle aree del Brenta, dove era in via di estinzione. L’iniziatica è molto importante dal punto di vista ecologico perché questa specie è iconica sulle Alpi ed è paradossale che vi fossero pochissimi esemplari.
Purtroppo negli ultimi anni si guarda più ai rischi correlati che alla costruzione della convivenza di questi grandi carnivori con l’uomo, verso cui l’attacco diretto è un episodio grave ma che però deve essere studiato attentamente dall’Ispra prima di decidere. L’abbattimento arriverà solo in casi estremi e tutti noi speriamo che i tecnici optino per un’altra opzione, nel frattempo vanno i nostri migliori auguri di guarigione alla vittima dell’ultima aggressione in Val di Rabbi.