Una donna, nello stato della Louisiana, è obbligata a portare avanti la gravidanza nonostante un’orribile malformazione del feto.
Nancy Davis, la donna incinta che ha dolorosamente deciso di abortire per non mettere alla luce un bimbo gravemente malformato, non potrà procedere all’interruzione della gravidanza. Infatti, la riforma della legge sull’aborto, approvata il giugno scorso dalla Corte Suprema, prevede questa procedura medica solo in caso di pericolo di vita della madre.
A Nancy, che è alla quattordicesima settimana di gestazione, è stato detto dai medici che il feto presenta una gravissima malformazione chiamata “acrania”. In pratica, il bimbo nascerebbe senza una parte del cranio e avrebbe solo poche ore di vita. Ma nonostante questa terribile diagnosi, nello stato della Louisiana negli Stati Uniti, dove Nancy vive, la legge vieta l’aborto.
Gli stessi medici hanno consigliato alla donna di procedere all’interruzione della gravidanza, ma la presenza del battito cardiaco nel feto, ha impedito il procedimento. Nancy, commenta tristemente che questa “crudele” opzione è solo permettere che il feto nasca per poi doverlo seppellire.
Dall’ospedale di Baton Rouge, che ha negato l’aborto alla donna, è stato dichiarato che ogni caso viene analizzato secondo le circostanze specifiche dei diversi pazienti “nel rispetto delle attuali leggi dello Stato”. In Louisiana, dopo la sentenza della Corte Suprema di giugno, è entrata in vigore una nuova legge che impedisce l’aborto se non in casi eccezionali in cui è in pericolo la vita stessa della madre.
Il passato giugno, la Corte suprema degli Stati Uniti ha abolito la sentenza del 1973 che ha aperto la strada alla legalizzazione dell’aborto, generando proteste in tutto il Paese. I singoli Stati, quindi, sono liberi di applicare le proprie leggi.
A denunciare il caso di Nancy in Louisiana, è stato proprio il suo avvocato, Ben Crump. Nonostante la nuova legge dello Stato americano preveda, tra i casi eccezionali di autorizzazione all’aborto, la presenza di una malformazione incurabile, i medici si rifiutano di eseguirlo.
La questione è complessa: “la paura di perdere la licenza o di affrontate accuse penale”, afferma Crump, “crea la situazione contraddittoria che obbliga una donna, in questo caso Nancy, a portare avanti la gravidanza con l’inevitabile conseguenza mortale per il bimbo o cercare di abortire in un altro Stato dove sì, è consentito farlo”. Proprio la seconda opzione è stata quella scelta da Nancy.
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