L’editrice Oxford University Press ha pensato, in vista del Natale, di abolire qualsiasi riferimento di genere sui libri dei canti e di modificare quindi gli spartiti delle opere popolari così che i versi non siano più riferiti ad un genere preciso.
In un mondo che sta prendendo sempre di più la direzione dell’inclusività, ma che è comunque fondato su basi patriarcali, in cui il ruolo delle donna è stato per tempo immemore marginale e le cosiddette “minoranze” sono state per altrettanto tempo discriminate, cancellare il passato è impossibile, ma provare almeno a eliminare le tracce meno profonde di quello che di negativo c’è stato è ancora possibile. Questo è più o meno quello che ha fatto l’editrice Oxford University Press, che ha voluto dire addio alle differenze tra uomini e donne nel canto.
Il tema dei riferimenti di genere è ormai dibattuto all’ennesima potenza. Utilizzare un linguaggio inclusivo oggi è un imperativo quasi per moltissime persone, istituzioni, aziende e così via. Ma cosa significa esattamente? Eliminare parole, frasi, immagini e toni portatrici di stereotipi di genere verso specifici gruppi di persone – generalmente minoritari – che vengono cioè discriminati a causa del loro sesso, orientamento sessuale, identità di genere, età, etnia, aspetto fisico, stato sociale e così via. Insomma la finalità oggi perseguita è rendere tutti parte del mondo e non dividere più quest’ultimi in segmenti, sezioni, oppure gruppi, che dir si voglia.
In un Pianeta globalizzato, che ha visto combattere le donne per decenni per potersi affermare, in cui hanno vissuto persone di tutte le età morire per via del loro orientamento sessuale, che troppo spesso si trova ad osservare inerme giovani (e adulti) alle prese con bullismo et similis a causa del loro status, nessuno dovrà più restare indietro: chi lo ha fatto fino a poco fa – in senso figurato ovviamente – dovrà continuare a fare sempre più passi avanti per poter essere equiparato in tutti i sensi e in tutti i modi con chi, invece, si è sempre posto – e attenzione, il fatto che si sia posto non significa che lo sia stato assolutamente – più avanti.
E così, dopo l’inserimento del Cambridge Dictionary di una nuova definizione di uomo e donna, che comprendesse anche i transgender, un’altra iniziativa è arrivata e ha smosso il mondo fino ad ora considerato troppo poco inclusivo. Parliamo dell’editrice Oxford University Press, che ha deciso di eliminare completamente distinzioni tra uomini e donne e di lasciare solo quelle tra le singole voci.
L’editrice Oxford University Press ha voluto fare un regalo di Natale a tutti i cantanti del mondo (e non solo). Ha pensato bene, in vista del Natale, di abolire qualsiasi riferimento di genere sui libri dei canti e di modificare quindi gli spartiti delle opere popolari così che i versi non siano più riferiti ad un genere preciso.
Lo scopo finale quindi è che non esistano più versi creati ad hoc per voci femminili oppure maschili, ma che siano solo per voci basse oppure alte e cioè precisamente saranno classificate per soprano, contralto, tenore oppure basso.
La decisione è arrivata dopo che l’editore stesso ha parlato in prima persona con alcuni cantanti trans. Come ha affermato un portavoce dell’Oxford University Press: “Stiamo lavorando attivamente per garantire che le nostre pubblicazioni riflettano al meglio la diversità del mondo in cui viviamo, e quella di genere è una di queste”. In passato in sostanza la musica corale si riferiva esplicitamente agli uomini per fare riferimento alle parti adatte a tenori e bassi e alle donne, invece, per soprano e contralti. Oggi, invece, grazie a questa nuova iniziativa, il riferimento al genere sarà completamente eliminato.
Lo stesso portavoce ha infatti affermato: “Ci siamo impegnati attivamente con la comunità corale per individuare le migliori pratiche al riguardo, anche con i colleghi transgender che fanno parte di questa comunità, e continueremo a farlo per assicurarci di non smettere di imparare e per essere aperti a qualsiasi altro cambiamento sia richiesto”.
Una precisazione a questo punto è doverosa: questa non è la prima volta che la musica natalizia viene modificata (anzi, modernizzata dovremmo dire). Un esempio? Nel 2019 John Legend ha riscritto il testo di Baby, It’s Cold Outside.
Scritta da Frank Loesser nel 1944, la versione originale poneva al centro del racconto un uomo che invitava una donna a trascorrere la notte a casa sua, in vista del freddo che avrebbe avvertito una volta uscita. Fin qui tutto bene, se non fosse che lei avrebbe iniziato ad addurre una serie di scuse per poter lasciare l’appartamento e che lui però per convincerla avrebbe iniziato a offrirle un drink, il cui contenuto è stato contestato addirittura dal movimento femminista #MeToo. Il verso incriminato, infatti, letteralmente dice: “Say, what’s in this drink?”, che tradotto significa “Dimmi, cosa c’è in questo drink?”. Vi dice qualcosa l’utilizzo di droghe insapore e inodore utilizzate per rendere le donne incoscienti e poterle poi molestare?
Addirittura non molto tempo fa molte persone chiesero alle radio di eliminare dai loro palinsesti il brano, perché ritenuto sessista e perché avrebbe nascosto appunto un vero e proprio stupro.
Così in sostanza quello che ha fatto John Legend circa tre anni fa è stato prendere il testo e renderlo – insieme a Natasha Rotwell – meno intriso di controversie e di riferimenti sessisti e decisamente più incline a porre sullo stesso piano uomo e donna. Ad esempio, nel testo rinnovato alla domanda di lei “If I have one more drink?” la risposta di lui è “It’s your body, and your choice” (“è il tuo corpo e la tua scelta”).
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