Forse non tutti sanno che in Germania si paga una tassa se si è religiosi, forse Luca Toni non lo sapeva o – meglio dire – non è stato adeguatamente informato dai propri commercialisti oppure ancora c’è stata una serie di fraintendimenti e di errori fiscali con il Bayern Monaco che hanno portato a una sorta di “evasione” di un tributo pesante, visto che parliamo di 1.7 milioni di euro, mora inclusa. E ora la Chiesa tedesca batte sul palmo della mano vuota chiedendo ciò che spetta per legge: l’attaccante del Verona si è già recato a Monaco di Baviera in tribunale per risolvere la faccenda, ma la soluzione non è così semplice. E le ultime voci danno come inevitabile il pagamento della cosiddetta KirchenSteuer.
Qual è il nocciolo della questione? In Germania è obbligatorio pagare una tassa qualsiasi sia la religione professata, se invece ci si dichiara atei non si deve pagare nulla, tuttavia si rinuncia ufficialmente e formalmente a qualsiasi tipo di atto o sacramento religioso. Ma Toni è religioso e praticante, come da lui serenamente confessato. L’attaccante ora al Verona ha infatti dichiarato di essere cattolico e di recarsi a messa quando il lavoro glielo permette inoltre ha anche intrapreso un viaggio a Medugorje rimanendo piacevolmente e profondamente colpito dall’esperienza che lo ha avvicinato di più a Dio e alla fede personale.
Insomma, Luca è un cattolico non è un ateo come erroneamente era stato dichiarato al fisco dal settore amministrativo del Bayern di Monaco. Per questo motivo non ha dunque versato una somma importante pari a 500.000 euro ogni anno (sui 6 milioni di euro del proprio contratto), che moltiplicati per tre anni e appesantiti da 200.000 euro di mora per mancato pagamento, fanno un totale di 1.7 milioni di euro che non sono stati versati nelle casse della Chiesa tedesca. Il Bayern aveva poi dichiarato Toni credente durante il suo secondo anno in Germania, era arrivato un sollecito di pagamento e la situazione si era arenata.
Ora il giudice sembra riconoscere la buona fede – è proprio il caso di dirlo – di Toni proponendo di dividere il pagamento così: 500.000 euro a testa tra il Bayern e i commercialisti che hanno di fatto combinato il pasticcio e 700.000 euro a carico di Toni che comunque doveva informarsi meglio. Ma le parti non hanno accettato l’accordo e così si andrà a processo il prossimo 15 luglio.
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