Giovedì andrà in onda la terza puntata del programma ‘Storie Maledette’, condotto da Franca Leosini, in onda su RaiTre: protagonista della serata è Luca Varani, condannato in Appello a 20 anni di reclusione con l’accusa di essere stato il mandante dell’aggressione con l’acido alla sua ex fidanzata Lucia Annibali. L’intervista, un lungo faccia a faccia nel carcere di Teramo, ha fatto immediatamente scattare la polemica.
Il promo della puntata racconta:
‘Varani non ha mai raccontato che cosa è successo veramente quel 16 aprile 2013; non ha mai spiegato come l’amore per Lucia possa essersi trasformato in vendetta’.
La Procura di Pesaro, che si è occupata dell’inchiesta, è subito intervenuta e ha tutte le intenzioni di capire chi abbia dato autorizzazione a condurre l’intervista a Luca Varani, in carcere, in corso di processo.
Ad oggi, l’uomo è stato condannato in Appello a 20 anni di detenzione con l’accusa di aver ordinato l’aggressione con l’acido della sua ex fidanzata. Tuttavia è in attesa di giudizio della Corte di Cassazione.
Il direttore del carcere di Castrogno, Stefano Liberatore, ha subito replicato: ‘È una polemica priva di fondamento. Varani è stato autorizzato dal Dipartimento’.
Tuttavia, il Procuratore Manfredi Palumbo nutre qualche dubbio a riguardo: ‘E inammissibile che si raccolgano in tv le sue dichiarazioni, che avranno sicuramente valenza processuale. La tv di Stato offre le sue telecamere a un imputato che non ha mai risposto alle domande nei due gradi di giudizio, e anzi ha più volte tentato di inquinare le prove. Mi chiedo come il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria possa aver autorizzato questa intervista senza chiedere pareri, per quanto so, alla procura competente, ovvero alla Procura generale o alla stessa Corte di Cassazione’.
Il caso è persino approdato in Parlamento, tramite la deputata Lara Ricciatti (Sinistra Italiana), che ha richiesto la sospensione della messa in onda della puntata.
Anche Francesco Coli, avvocato della vittima, Lucia Annibali, sostiene che un’intervista della durata di oltre due ore a una persona in attesa di giudizio della Cassazione è quanto mai ‘inopportuna’ e aggiunge, forse con una sottile vena ironica: ‘Ma magari sarà l’occasione per chiedere scusa’.