Luciana Littizzetto è indagata per maltrattamenti. La vittima è il maialino nero che la comica portò nello studio di Che tempo che fa lo scorso dicembre, per rendere più efficace e pittoresco il proprio intervento sulla legge elettorale nota come ‘porcellum’. Già allora il gesto scatenò polemiche feroci, che oggi si sono tradotte in un’indagine per maltrattamenti. L’accusa arriva da un’associazione animalista, che denuncia il comportamento inaccettabile e vergognoso riservato alla povera bestiola. Quest’ultima non fu trattata secondo i canoni e il suo disagio fu evidente a tutti coloro che erano intenti ad osservare la scena.
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Era l’8 dicembre 2013 quando Luciana Littizetto entrò nello studio di Che tempo che fa spingendo un carrellino rosa. Sopra vi era adagiato un maialino nero che, nelle intenzioni dell’attrice torinese, avrebbe dovuto incarnare il ‘porcellum’. All’epoca aveva infatti suscitato scalpore la bocciatura da parte della Corte Costituzionale di quella legge elettorale, ribattezzata con tale simpatico epiteto. Trattandosi dell’argomento del momento, la Litti aveva pensato bene di vivacizzare il suo consueto monologo con un rappresentante in carne e ossa del tema dibattuto.
Peccato che, dopo il primo impatto ilare, la situazione si fosse fatta piuttosto imbarazzante. Il povero animaletto se ne stava infatti tutto rannicchiato da una parte, senza muovere un muscolo, visibilmente intimorito dalle luci dello studio e dal frastuono generale.
Ed è proprio questo ciò di cui si lamenta oggi l’associazione ‘Animalisti italiani’, una onlus romana che ha presentato un esposto dettagliato alla Procura di Milano. Il presidente della suddetta associazione, Walter Caporale, ha così illustrato la decisione di procedere con la denuncia:
‘Sono un estimatore di Fabio Fazio e della Littizzetto, per questo mi è capitato di vedere quella puntata. Nonostante il carrello fosse aperto, il maiale non scappava, restava immobile, terrorizzato, come fosse anestetizzato. La Rai è un servizio pubblico che si era impegnato a rispettare un codice deontologico quando ci sono animali in trasmissione. Subito dopo la messa in onda ho chiesto all’azienda di chiare quali autorizzazioni avessero e se c’era un veterinario in studio, ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta.’
Il codice deontologico a cui Caporale fa riferimento sono le ‘linee guida per la tutela degli animali in tv’, che l’azienda di viale Mazzini ha firmato nel 2007. Di fronte alla denuncia della onlus, il pubblico ministero Ferdinando Esposito ha aperto un fascicolo d’inchiesta, con lo scopo di verificare se effettivamente siano state rispettate le leggi o meno.