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Cronaca

L’Ucraina ha mentito sul numero di soldati russi morti

La guerra in Ucraina prosegue e continua a causare morti. Ma siamo sicuri che i dati raccolti durante i primi undici mesi di cui parla lo stato maggiore delle forze armate ucraine sia giusta? Hanno provato a fare chiarezza la BBC russa e il sito di giornalismo investigativo Mediazione.

Guerra in Ucraina – Nanopress.it

 

Pare non vedere la fine la guerra in Ucraina e le notizie in merito non cessano mai di arrivare. La BBC russa, insieme al sito di giornalismo investigativo Mediazione, ha cercato di fare chiarezza sulle morti nell’esercito russo e pare che i numeri emersi dalle loro stime non combaci affatto con quelli che arrivano da Kiev. L’Ucraina, quindi, potrebbe aver mentito per assecondare i desideri del popolo e tenere buoni cittadini e soldati.

Le stime dei morti in guerra fatte dall’Ucraina sono reali?

24 febbraio 2022: inizia ufficialmente la guerra in Ucraina. 26 gennaio 2023: sono passati undici mesi dallo scoppio del conflitto, nel frattempo pare che centinaia di migliaia di soldati abbiano perso la vita, ma siamo sicuri che il bilancio delle vittime sia quello fornito dallo stato maggiore delle forze armate ucraine?

Volendo fare un (tristissimo) riassunto, la situazione dovrebbe essere questa: stando alle stime dell’Ucraina, nell’arco di quest’anno – di quasi un anno si tratta in effetti – sarebbero morti 123.860 soldati e ufficiali russi e a questi decessi si sarebbero sommati i danni materiali (quindi anche economici). Si parla in sostanza di 3.175 carri armati distrutti, di 6.334 veicoli corazzati da combattimento devastati, 2.169 sistemi di artiglieria demoliti. A questi ancora si aggiungono i 1.902 droni dispersi insieme ai 292 aeroplani, ai 282 elicotteri, ai 1.902 droni e alle 18 imbarcazioni.

Già guardando questi numeri si comprende subito quanto la situazione sia tragica, ma attenzione: questi dati potrebbero non essere realistici. Nel senso che potrebbero essere stati gonfiati per fornire sia al popolo ucraino e alle truppe una situazione “edulcorata” della realtà, per così dire (anche se tecnicamente dovrebbe essere esattamente il contrario trattandosi di morti e feriti, ma quando si parla di guerra tutto si ribalta).

Soldati – Nanopress.it

Ecco che quindi sono subentrate la BBC russa e Mediazone – un sito di giornalismo investigativo considerato dal Cremlino considera “agente straniero” – che hanno provato a fornire un quadro della situazione più veritiero.

La realtà potrebbe essere diversa

Stando ai dati raccolti dalla BBC russa e da Mediazione – che risalgono precisamente al 23 gennaio – i soldati e ufficiali russi morti sono 12.225 soldati, quindi in pratica circa un decimo rispetto a quelli di cui parlava l’Ucraina. Le due realtà, che per dare questi numeri hanno preso in esame i cimiteri di 60 insediamenti russi, hanno a questo proposito confermato: “Facciamo affidamento solo su rapporti di morte confermati, quindi i dati raccolti non riflettono il livello reale delle vittime. Partiamo dal presupposto che il nostro elenco possa contenere almeno il 40-60% in meno dei caduti rispetto a quelli effettivamente morti”. 

In sostanza, facendo un rapido calcolo, tra quelle accertate e quelle stimate, le morti degli uomini russi sarebbero circa 24mila, a cui si aggiungono i feriti, i dispersi per un ammontare di 110mila soldati. Questi dati in effetti combaciano con quelli riferiti dallo United States Naval Research Laboratory – il laboratorio di ricerca dell’United States Navy e dell’United States Marine Corps – le cui stime ci dicono che per ogni uomo russo deceduto ce ne sono almeno tre e mezzo feriti in media (fermo restando che questo dato non comprende anche le “milizie popolari” di Donetsk e Luhansk, quindi potremmo parlare in un certo senso di una sottostima).

C’è un dato da prendere assolutamente in considerazione: secondo le due testate la maggior parte delle morti sono avvenute negli ultimi mesi e riguardano tutti gli uomini che sono stati addestrati in un lasso di tempo brevissimo, in modo frettoloso e superficiale. Tra gli uomini deceduti, inoltre, molti erano i mercenari del gruppo Wagner – la brigata composta da mercenari russi, che non dovrebbe esistere, ma di fatto esiste – e, nello specifico, erano ex detenuti che hanno lasciato le prigioni per arruolarsi.

Come si legge, infatti: “Negli ultimi due mesi, c’è stato un forte aumento del numero di segnalazioni di detenuti morti in Ucraina combattendo come membri del Wagner PMC. Un esempio lampante è il cimitero nel villaggio di Bakuskaya, nel territorio di Krasnodar. Vi sono sepolti i prigionieri che, per vari motivi, sono stati sepolti qui, e non nella loro regione natale. Il 20 dicembre sono state contate 47 tombe, ma il 15 gennaio erano già 180”.

Stando ai dati emersi dalla BBC russa, comunque, 1.627 soldati sui 12.225 morti erano ufficiali e di questi quattro erano generali e 52 colonnelli. Il problema è il seguente: la Russia è entrata in guerra quasi un anno fa senza avere adeguate truppe. Ecco perché alla fine quello che si è verificato è uno scambio di ruoli improvvisato all’ultimo minuto per coprire dei buchi e delle mancanze: i comandanti hanno combattuto accanto ai soldati, così come anche i sergenti, che sono stati messi sullo stesso piano loro.

Quello che è accaduto, quindi, è che molti ufficiali hanno perso la vita e, insieme a loro, anche molti giovani graduati, “che hanno dovuto prendere le principali decisioni tattiche sullo svolgimento delle battaglie”. Di questi, molti erano tenenti e avevano mediamente 21-22 anni, non erano abbastanza esperti, eppure hanno dovuto agire praticamente come se lo fossero stati.

Insomma pare che l’entrata in guerra della Russia nel febbraio del 2022 non sia stata supportata da truppe ben addestrate, con ruoli ben definiti fin dal principio e che questo abbia portato alla morte di moltissimi soldati.

Anna Gaia Cavallo

Mi chiamo Anna Gaia Cavallo, ho 30 anni, sono nata a Salerno e lì ho vissuto fino ai miei 18 anni. Poi il viaggio verso Siena per l'università, la laurea in economia e gestione d'impresa e poi il ritorno nella mia città natale. Qui, dopo un anno di lavoro nel settore economico, ho capito che non era questa la strada giusta per me e ho deciso di seguire quella che era sempre stata la mia più grande passione fin da piccola: la scrittura. A quel punto ho lasciato tutto quello che avevo costruito nei sei anni precedenti e ho intrapreso un altro percorso, quello che mi ha portato a diventare giornalista. Iscritta all'albo dei pubblicisti della Campania dal 2019, dopo aver attraversato diversi mondi, sono approdata sul pianeta Nanopress nel 2022 come editor e qui amo occuparmi di cronaca e attualità, ma quando mi capita di scrivere di musica raggiungo il massimo del piacere.

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