L’Unione Europea sembra non essere d’accordo sulla misura del Reddito di Cittadinanza.
Stando al parere di Bruxelles, la misura “non è in linea con il diritto sulla libera circolazione dei lavoratori”.
La Commissione Europea ha trattato un argomento importante, riguardante la libera circolazione dei lavoratori, diritti dei cittadini, residenti e protezione internazionale.
In merito a questo si è detta totalmente contraria ad una misura adottata in Italia, ossia il reddito di cittadinanza.
In quest’ottica, l’Ue ha deciso di aprire una procedura di infrazione proprio nei confronti del nostro Paese.
Stando al parere della commissione, la misura sembra essere totalmente errata nei confronti di tutti gli altri lavoratori presenti nell’Unione Europea.
La Commissione Europea ha voluto dare delle motivazioni ben precise all’interno di una nota in cui ha spiegato quanto segue: “Le prestazioni sociali come il reddito di cittadinanza dovrebbero essere pienamente accessibili ai cittadini dell’Ue che sono lavoratori subordinati, autonomi o che hanno perso il lavoro, indipendentemente dalla loro storia di residenza”.
Inoltre i benefici derivanti dal reddito dovrebbero essere destinati anche ai cittadini comunitari che non lavorano per altre motivazioni.
L’unico requisito per potervi accedere dovrebbe essere il fatto di essere residenti in Italia da almeno tre mesi.
La Commissione scrive che “il requisito della residenza in Italia da 10 anni si qualifica come discriminazione indiretta”.
Infine, in base a come è strutturata attualmente la domanda del reddito di cittadinanza, sembrano esserci altre falle.
Secondo l’Unione Europea vi è una grande discriminazione nei confronti di tante categorie di persone, come ad esempio nei confronti di coloro i quali beneficiano di protezione internazionale.
Insomma si tratta delle stesse persone che non possono beneficiare del reddito di cittadinanza, dato che non ne possiedono i requisiti.
In conclusione, la Commissione Europea ha sollevato delle preoccupazioni molto importanti.
All’Italia è stato dato un termine entro cui poter rispondere. Solo due mesi, un tempo importante durante il quale il governo italiano dovrà prendere una decisione fondamentale e inviare una risposta chiara.
Nel caso in cui la risposta non pervenga, l’Unione Europea ha il diritto di decidere di inviare un motivato parere.
Intanto la ministra del Lavoro, Marina Calderone, ha dato un suo commento inerente ha la necessità di introdurre maggiori controlli sul lavoro.
“E’ importante che non venga negato il sussidio a chi ne ha veramente bisogno ma che ci siano gli strumenti per negarlo a chi lo usa in modo improprio sottraendo una parte importante di risorse che possono essere impiegate a beneficio della comunità. Dove è possibile un controllo ex ante evita una corresponsione impropria e non ci obbliga a un recupero successivo”.
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