Secondo quanto riportato oggi dalla Gazzetta dello sport, che ha aperto con la notizia, la Uefa starebbe pensando di bacchettare la Juventus, a suon di esclusione dalle coppe europee, prima del verdetto della Corte d’appello federale che dovrà decidere, ancora una volta, se togliere i punti – non si sa quanti – alla squadra di Massimiliano Allegri che potrebbe scivolare, di nuovo, nelle zone della classifica che non garantirebbero un posto in Champions, Europa o Conference League.
A proposito di Europa League, se la Juventus, infatti, dovesse vincere la finale del 31 maggio alla Puskas Arena di Budapest, la pena che hanno in mente, che potrebbe escluderla dalle coppe per un anno o due in base alla sentenza della commissione del Fair Play Uefa, a cui ci si può appellare, potrebbe essere effettiva e afflittiva già dal prossimo anno, e la stessa cosa accadrebbe se si vincesse la Coppa Italia. Inizierebbe, infatti, dalla stagione 2023/2024 l’esclusione dai tornei organizzati dalla Uefa, se così non dovesse essere e la Figc levasse i punti in tempo per i prossimi calendari che da Nyon devono stilare entro e non oltre metà agosto, la pena si protrarrà fino a quando non si riesce in una maniera o nell’altra a qualificarcisi, salvo poi doverci rinunciare.
Il purgatorio, di cui hanno parlato anche dalla Gazzetta, potrebbe finire al massimo nel 2024/2025, con esclusione per l’anno dopo, e quindi la Juventus potrebbe tornare effettivamente in Europa, ammesso che la squalifica sia solo di un anno, nel 2026/2027, che significa in pratica tre anni senza coppe più o meno importanti da giocarsi, il tutto sempre che dalla Corte europea non decidono di darle ragione, assieme a Real Madrid e Barcellona, sulla Superlega, che potrebbe aprire a un altro scenario di guerra con l’organizzazione presieduta da Aleksander Ceferin, con tre delle più gloriose regine che lascerebbero la Champions League per organizzare un altro trofeo, a partecipazione limitata e non legata dalle classifiche delle varie serie europee, in cui, all’inizio, pareva dovessero girare molti più soldi, specie per i diritti televisivi.
In caso, però, così non fosse, la stangata sarebbe pesante, e verrebbe comminata prima di quella della Federcalcio solo nel caso in cui il processo sul caso delle plusvalenze dovesse andare ancora per le lunghe. A pesare in questo caso, infatti, non ci sarebbe il sistema messo in piedi dall’ex direttore sportivo, Fabio Paratici, a cui neanche il Collegio di garanzia del Coni ha sospeso la pena – lui e l’ex presidente Andrea Agnelli, l’attuale ds, Federico Cherubini, l’ex amministratore delegato Maurizio Arrivabene -, ma la verità dei documenti che sono stati presentati per il fair play finanziario, che già in passato con il Milan non era stato molto magnanimo, ma che con Manchester City e Paris Saint-Germain, in sede di appello, ha dovuto abdicare.
Peccato che allora era solo qualche conto, si fa per dire, degli sponsor a esser stato gonfiato, mentre le entrate erano regolari, qua la situazione è un po’ più complicata, e da Nyon hanno in mano gli stessi fascicoli della procura sportiva, e anche di quella ordinaria, che di fatto è stata la prima a cercare di fare luce sulla vicenda con l’inchiesta Prisma.
Con la decisione sui rinvii a giudizio, o no, che spetta al giudice per l’udienza preliminare, che si è data altro tempo per decidere, ma che il 10 maggio dovrebbe pronunciarsi contro gli indagati per cui i pm hanno presentato richiesta di processo, e, ancora, l’altro filone d’inchiesta della procura della Figc sulla manovra stipendi e quello sui pagamenti degli agenti, per cui qualche giorno fa è arrivata a chi di dovere la notifica di chiusura delle indagini, e per cui ci sono ancora un po’ di giorni di tempo per studiare la difesa, e in cui, ancora, potrebbe arrivare un’archiviazione, o un nuovo processo, con altre penalizzazioni ancora.
Insomma, i 15 punti che sono tornati nel computo di quelli conquistati, che hanno riportato la Juventus al terzo posto in classifica, a un soffio dalla Lazio, che ha perso contro il Torino, e gli uomini di Allegri non ne hanno saputo approfittare facendo iniziare a cucire sul petto del Napoli il prossimo scudetto, e che domenica alle 12:30 sarà ospite dell’Inter -, e prima di Roma e Milan, che sempre nella 32esima giornata saranno l’una contro l’altra allo stadio Olimpico, e agli stessi nerazzurri, che come i cugini si stanno giocando una finale di Champions League, potrebbero diminuire ancora, con l’esito di un addio alle coppe che ormai più che un’ipotesi sta diventando una certezza, specie perché dall’organo massimo della giustizia sportiva si è capito che il principio di lealtà (sportiva) dell‘articolo 4 del Codice è stato ampiamente calpestato.
Sono giorni di attesa, insomma, prima di domani, in cui contro la squadra di Simone Inzaghi ci si giocherà l’entrata nella finale del 24 maggio di Coppa Italia, per quella da giocarsi contro il Siviglia l’11 e il 18 per l’Europa League, ovvero il terreno su cui gli spagnoli hanno pochissimi rivali, e per quello che avverrà al di fuori dal campo. Una partita forse più importante di qualsiasi altra perché porterebbe a un terremoto di dimensioni ancora più consistenti rispetto a quello avvenuto nel momento in cui il consiglio di amministrazione della società ha deciso di dimettersi in blocco a novembre. Non sarebbero solo i vertici a tremare, infatti, ma anche dei giocatori che potrebbero decidere di non far più parte del progetto, perché da quel progetto è stata fatta fuori anche la Champions League, soprattutto la coppa dalle grandi orecchie.
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