Luigi De Magistris torna a essere il sindaco di Napoli. Il Tar ha infatti emesso un’ordinanza con cui fa di fatto cessare la sospensione dalla carica di primo cittadino arrivata dopo la condanna in primo grado per il caso Why Not. La formula giuridica prevede infatti che gli atti siano sospesi e rinviati ad altra giurisdizione, accogliendo il ricorso fatto dal sindaco. Ora gli atti sono stati inviati alla Consulta che dovrà decidere sulla non manifesta infondatezza della questione di legittimità costituzionale degli articoli 10 e 11 del decreto legislativo 235. Da qui la sospensione del provvedimento fino alla Camera di Consiglio successiva alla decisione della Consulta.
“Torno, con ancora più energia e passione, ad essere il Sindaco, a tutti gli effetti, della mia amata Napoli”, così scrive sulla sua pagina Facebook De Magistris che pubblica anche le foto del suo rientro nell’ufficio del primo cittadino.
Il sindaco era stato sospeso dopo la condanna in primo grado per il processo Why Not. Il Prefetto lo scorso 2 ottobre aveva firmato la notifica della sentenza di condanna a 1 anno e 3 mesi a carico del sindaco di Napoli. La sospensione non avrà più effetti dopo 18 mesi, secondo ciò che è stabilito dalla legge Severino. Il primo cittadino ha reagito in modo beffardo, rispondendo ai cronisti che gli dicevano che la sentenza era arrivata in Prefettura. Poi però ha deciso di non rilasciare alcuna dichiarazione. Ha detto soltanto che la prima cosa che farà da sindaco sospeso è prendere un caffè.
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De Magistris ha fatto riferimento ad atteggiamenti brutti da parte degli esponenti della politica e delle istituzioni e ha detto di sentire vicino a sé l’affetto dei cittadini. Nel corso della riunione settimanale di pre-giunta è stata confermata dagli assessori la piena fiducia nei confronti del sindaco. Dopo la notizia relativa alla condanna, il primo cittadino ha affermato senza mezzi termini: “Siamo di fronte a uno Stato profondamente corrotto”. Poi ha continuato: “Mi chiedono di dimettermi per questa condanna, ma guardandosi allo specchio e provando vergogna devono dimettersi quei giudici”.
Nell’ambito dell’inchiesta Why Not, De Magistris e il consulente informatico Gioacchino Genchi sono stati condannati per concorso in abuso d’ufficio. Secondo il tribunale di Roma, il sindaco di Napoli quando era PM di Catanzaro sarebbe entrato in possesso, senza autorizzazione, di tabulati telefonici di alcuni parlamentari. Secondo De Magistris, che ha commentato a caldo la condanna, si tratterebbe di un vero e proprio errore giudiziario relativo a fatti insussistenti. Per i due imputati è stata disposta anche l’interdizione dai pubblici uffici per un anno e dovranno risarcire le parti civili complessivamente per 20.000 euro. Secondo il tribunale, Genchi non poteva non sapere che occorresse un via libera dal Parlamento, per poter indagare sulle utenze di alcuni politici, fra i quali anche Prodi, Mastella e Rutelli.
L’inchiesta
Il termine Why Not indica un’inchiesta giudiziaria, la cui denominazione deriva da una società di Lamezia Terme, che fornisce alla Regione dei lavoratori specializzati nel settore informatico. In tutto le persone indagate risultavano essere 19 e i reati che si ipotizzavano erano vari, dalla truffa all’associazione per delinquere, per arrivare alla corruzione.
Il tutto è partito in seguito ad una denuncia di una dipendente regionale, che ha raccontato di essere stata costretta a versare una parte della sua busta paga al consigliere regionale Antonio Acri. La dipendente faceva parte proprio della società di outsourcing di Lamezia Terme. Le indagini ipotizzarono l’esistenza di un gruppo di potere che riuscisse ad influire nella Regione per la scelta di finanziamenti pubblici e per le strutture a cui assegnare gli appalti. L’inchiesta portò all’iscrizione nel registro degli indagati anche del nome di Antonio Saladino. Secondo l’accusa sarebbe stato proprio lui a gestire le consulenze e a dare lavoro grazie al punto di riferimento garantito da alcuni politici.
Poco dopo saltò fuori anche il nome di Clemente Mastella, in seguito ad alcune intercettazioni. Proprio Mastella dichiarò a quel punto di revocare la fiducia al Governo Prodi, determinando la crisi di Governo del 2008. Un’altra figura dell’inchiesta è quella di Caterina Merante, proprietaria della Why Not. Proprio lei denunciò un sistema di assunzioni ben definito e frutto dell’accordo fra imprenditori e politici.
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