150 anni fa nasceva Luigi Pirandello: ecco, per l’occasione, una raccolta delle sue frasi celebri, citazioni ed aforismi tratti dalle sue opere più famose, da Uno, nessuno e centomila a Il fu Mattia Pascal. Tra gli autori più importanti della letteratura italiana del XX secolo, Pirandello è stato scrittore, poeta e – soprattutto – drammaturgo: tutta la sua opera, infatti, si caratterizza per l’innovazione che ha dato al teatro moderno, in cui racconta, senza filtri, la vita reale. L’immensità dei suoi lavori, sette romanzi, diverse raccolte di poesie, e più di duecento novelle, gli valsero, nel 1934, il Premio Nobel per la Letteratura, un riconoscimento che ne consacrò la fama a livello mondiale ascrivendolo, per sempre, tra i drammaturghi più innovativi della storia del teatro mondiale. In omaggio a Pirandello, dunque, abbiamo selezionato alcune delle sue frasi più celebri. Eccole qui di seguito, continuate a leggere!
Secondo di sei figli, Luigi Pirandello nacque il 28 giugno 1867, ad Agrigento, da una famiglia della locale borghesia imprenditoriale. Talento precocissimo – scrisse la sua prima opera letteraria (purtroppo perduta) a soli undici anni – frequentò i corsi di letteratura prima a Roma e poi a Bonn, dove ebbe modo di completare i suoi studi conoscendo, tra l’altro, illustri filologi come Hermann Usener e Franz Bücheler.
La fama di Luigi Pirandello è indissolubilmente legata ad opere di straordinaria statura che riflettono, spesso con umorismo, i dubbi e i grandi conflitti umani: prima fra tutte Il fu Mattia Pascal, primo grande successo dello scrittore con cui, agli inizi del secolo scorso, si fece conoscere al grande pubblico.
La nostra breve carrellata della frasi celebri di Luigi Pirandello inizia proprio da quest’opera, pubblicata per la prima volta nel 1904 e tradotta subito in diverse lingue.
‘Una delle poche cose, anzi forse la sola ch’io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal. E me ne approfittavo. Ogni qual volta qualcuno de’ miei amici o conoscenti dimostrava d’aver perduto il senno fino al punto di venire da me per qualche consiglio o suggerimento, mi stringevo nelle spalle, socchiudevo gli occhi e gli rispondevo:
– Io mi chiamo Mattia Pascal.
– Grazie, caro. Questo lo so.
– E ti par poco?’
(da Il fu Mattia Pascal, incipit)
‘C’è chi comprende e chi non comprende, caro signore. Sta molto peggio chi comprende, perché alla fine si ritrova senza energia e senza volontà. Chi comprende, infatti, dice: «Io non devo far questo, non devo far quest’altro, per non commettere questa o quella bestialità». Benissimo! Ma a un certo punto s’accorge che la vita è tutta una bestialità, e allora dica un po’ lei che cosa significa il non averne commessa nessuna: significa per lo meno non aver vissuto, caro signore.’
‘Ma la causa vera di tutti i nostri mali, di questa tristezza nostra, sai qual è? La democrazia, mio caro, la democrazia, cioè il governo della maggioranza. Perché, quando il potere è in mano d’uno solo, quest’uno sa d’esser uno e di dover contentare molti; ma quando i molti governano, pensano soltanto a contentar se stessi, e si ha allora la tirannia più balorda e più odiosa; la tirannia mascherata da libertà.’
‘Ah, che vuol dir morire! Nessuno, nessuno si ricordava più di me, come se non fossi mai esistito… ‘
‘Vivo alla morte, ma morto alla vita.’
Non solo Il fu Mattia Pascal, Pirandello scrisse, come dicevamo in apertura, diversi romanzi, sette per la precisione, tra questi anche I vecchi e i giovani, dal quale abbiamo estrapolato alcune delle frasi più celebri:
‘Sorte miserabile quella dell’eroe che non muore, dell’eroe che sopravvive a se stesso.’
‘E prese a raccontare, con atteggiamento, di grave costernazione, i fatti avvenuti di recente in Sicilia, a Serradifalco, a Catenanuova, ad Alcamo, a Casale Floresta, i quali provavano come in tutta l’isola covasse un gran fuoco, che presto sarebbe divampato… ‘
‘E qual rovinio era sopravvenuto in Sicilia di tutte le illusioni, di tutta la fervida fede, con cui s’era accesa alla rivolta! Povera isola, trattata come terra di conquista! Poveri isolani, trattati come barbari che bisognava incivilire! Ed erano calati i Continentali a incivilirli… e i tribunali militari, e i furti, gli assassinii, le grassazioni, orditi ed eseguiti dalla nuova polizia in nome del Real Governo… ‘
Altra celeberrima opera, Uno, nessuno e centomila, pubblicata per la prima volta nel 1925, è l’ultimo in ordine cronologico dei romanzi di Luigi Pirandello. Considerato dallo stesso autore come il ‘più amaro di tutti, profondamente umoristico, di scomposizione della vita‘, ha per protagonista Vitangelo Moscarda che, dopo un commento della moglie a proposito del suo (di lui) naso, comincia ad avere una grossa crisi d’identità. Ecco alcune delle frasi più celebri del romanzo:
‘- Che fai? – mia moglie mi domandò, vedendomi insolitamente indugiare davanti allo specchio.
– Niente, – le risposi, – mi guardo qua, dentro il naso, in questa narice. Premendo, avverto un certo dolorino.
Mia moglie sorrise e disse:
– Credevo guardassi da che parte ti pende.
Mi voltai come un cane a cui qualcuno avesse pestato la coda:
– Mi pende? A me? Il naso?’
(da Uno, nessuno e centomila, incipit)
‘Avrei potuto, è vero, consolarmi con la riflessione che, alla fin fine, era ovvio e comune il mio caso, il quale provava ancora un’altra volta un fatto risaputissimo, cioè che notiamo facilmente i difetti altrui e non ci accorgiamo dei nostri.’
‘Di ciò che posso essere io per me, non solo non potete saper nulla voi, ma nulla neppure io stesso.’
‘Perché, quand’uno pensa d’uccidersi, s’immagina morto, non piú per sé, ma per gli altri?’
‘La facoltà d’illuderci che la realtà d’oggi sia la sola vera, se da un canto ci sostiene, dall’altro ci precipita in un vuoto senza fine, perché la realtà d’oggi è destinata a scoprire l’illusione domani. E la vita non conclude. Non può concludere. Se domani conclude, è finita.’
‘Non è altro che questo, epigrafe funeraria, un nome. Conviene ai morti. A chi ha concluso. Io sono vivo e non concludo. La vita non conclude.’
Concludiamo la nostra selezione delle frasi celebri di Luigi Pirandello con alcune citazioni tratte dalle sue commedie più famose, tra le quali ricordiamo Il berretto a sonagli (1917), Liolà (1916), Così è (se vi pare) (1917) e Sei personaggi in cerca d’autore (1921).
‘I figli del lupo nascono coi denti.’ (da Liolà)
‘Un personaggio, signore, può sempre domandare a un uomo chi è. Perché un personaggio ha veramente una vita sua, segnata di caratteri suoi, per cui è sempre «qualcuno». Mentre un uomo – non dico lei, adesso – un uomo così in genere, può non essere «nessuno».’ (da Sei personaggi in cerca d’autore)
‘Ah, no! Volti la pagina, signora! Se lei volta la pagina, vi legge che non c’è più pazzo al mondo di chi crede d’aver ragione!’ (da Il berretto a sonagli)
‘Confidarsi con qualcuno, questo sì, è veramente da pazzo!’ (da Enrico IV)
‘Nossignori. Per me, io sono colei che mi si crede!’ (da Così è, se vi pare)
‘Riponi in uno stipetto un desiderio: aprilo: vi troverai un disinganno.’ (dalla novella La vita nuda)
‘La vita non si spiega; si vive.’ (dal romanzo Quaderni di Serafino Gubbio operatore)
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