Secondo quanto riportato da leader dell’opposizione, il governo della Bielorussia avrebbe partecipato a deportazioni illegali di bambini provenienti dalle zone dell’Ucraina occupate dai russi. Questa informazione proviene da un rapporto preliminare. Mentre si è sollevata la questione a livello internazionale è riapparso il presidente Lukashenko che ha ironizzato sulle ipotesi emerse nelle scorse settimane sulle sue presunte condizioni di salute critiche.
Il National Anti-Crisis Management, un gruppo composto da oppositori politici del presidente bielorusso Lukashenko, ha dichiarato in un rapporto che circa 2.150 bambini ucraini, tra cui anche orfani con età compresa tra i sei e i quindici anni, sarebbero stati deportati in Bielorussia e portati in campi ricreativi e sanatori.
Reuters ha provato ad approfondire direttamente con le autorità bielorusse ma non ha ricevuto risposta dall’ufficio del presidente Lukashenko, riguardo alle accuse di deportazione di bambini ucraini. L’ex procuratore capo dell’Ucraina ha riferito che l’anno scorso che si sono verificati casi di deportazione forzata di ucraini sia in Russia che in Bielorussia. Al momento, i pubblici ministeri ucraini non hanno commentato l’accaduto, scegliendo di non rispondere alla richiesta di commento avanzata martedì.
L’Ucraina ha dichiarato che circa 20.000 bambini sono stati trasferiti illegalmente in Russia in seguito all’invasione su vasta scala dell’Ucraina del 24 febbraio 2022. Secondo quanto dichiarato dalle autorità ucraine, alcuni di questi bambini sarebbero stati dati in adozione.
La Corte Penale Internazionale, tribunale permanente per i crimini di guerra, ha rilasciato mandati di arresto per il presidente russo Putin e la sua collaboratrice per i diritti dell’infanzia Maria Lvova-Belova per due accuse di crimini di guerra.
Secondo Yulia Ioffe, assistente professore presso l’University College di Londra e specialista in diritto dei bambini, se le accuse di deportazione di bambini ucraini in Bielorussia fossero comprovate, ci sarebbe una forte probabilità che la Bielorussia violi la Convenzione sui diritti dell’infanzia.
Ioffe ha inoltre dichiarato che le azioni della Bielorussia potrebbero costituire un crimine contro l’umanità, in particolare il reato di “deportazione o trasferimento forzato di popolazione” ai sensi dello Statuto di Roma della CPI. Tuttavia, ciò sarebbe possibile solo se ci fossero prove sufficienti a dimostrare che tali trasferimenti forzati fossero diffusi o sistematici.
Ha inoltre affermato che la Bielorussia non può essere considerata un paese neutrale in cui i bambini ucraini possono essere legalmente evacuati, poiché non ci sono indicazioni che l’Ucraina abbia concesso il proprio consenso.
Il rapporto del National Anti-Crisis Management sostiene che i bambini ucraini sono stati portati in diversi luoghi, tra cui il sanatorio Golden Sands nella regione di Gomel, il sanatorio Ostroshitsky Gorodok e il campo di Dubrava nella regione di Minsk.
Viene affermato inoltre che i trasferimenti di bambini ucraini in Bielorussia sono stati illegali e hanno violato le Convenzioni di Ginevra e lo statuto della Corte penale internazionale. Il primo gruppo di circa 350 bambini provenienti dalla regione occupata di Donetsk è stato trasferito il 5 e 6 settembre, seguito da altri due gruppi a fine settembre e metà ottobre. Successivamente, ci sono stati ulteriori trasferimenti nei mesi di aprile e maggio di quest’anno.
È riportato anche che i bambini ucraini sono stati trasportati in autobus dalla zona occupata dai russi in territorio russo e poi in treno in Bielorussia. Inoltre, il rapporto accusa personalmente il presidente Lukashenko di aver ordinato il trasferimento degli orfani in Bielorussia e di aver facilitato il loro arrivo attraverso il sostegno finanziario e organizzativo e pertanto viene accusato di crimini di guerra.
Il presidente della Bielorussia Alexander Lukashenko è tornato sulla scena dopo un periodo di assenza e ha condiviso un video in cui ha negato di avere problemi di salute seri. Nel video, il leader bielorusso di 68 anni ha rassicurato i funzionari dicendo “Non morirò, ragazzi”.
Lukashenko, uno dei più stretti alleati di Putin, non è apparso in pubblico dal 9 maggio, quando ha partecipato a una parata militare a Mosca, in cui sembrava stanco e appesantito. Il leader bielorusso ha spiegato di avere contratto un semplice adenovirus, una comune infezione simile al raffreddore.
Oltre a questa affermazione è emersa una delicata questione sollevata dall’ex comandante delle forze terrestri polacche, il generale Waldemar Skrzypczak, che ha affermato che esiste una vera e concreta possibilità che avvenga una rivolta armata in Bielorussia. In base a questa valutazione, ha invitato Varsavia a prepararsi per tale eventualità.
L’addetto stampa di Putin Peskov ha dichiarato che la Russia interverrà se in Bielorussia inizierà una rivolta armata popolare per rovesciare il regime di Lukashenko. In poche parole, Mosca potrebbe intervenire in difesa del governo bielorusso, se ci fosse una rivolta armata contro di esso.
Peskov ha inoltre affermato che la Bielorussia è un Paese vicino a Mosca, un partner, un alleato e uno stato fraterno e ha precisato, inoltre, che la Russia ha l’obbligo di garantire la sicurezza della Nazione. Pertanto, agirà per proteggere il suo alleato.
Ha inoltre definito la Polonia uno stato ostile alla Russia, poiché sarebbe “sommersa dall’isteria russofoba”. Ha anche affermato che la Polonia ha espresso apertamente la sua intenzione di intervenire direttamente, anche con la forza, negli affari interni di uno Stato vicino.
Il presidente bielorusso Lukashenko ha dichiarato, come riportato da Ria Novosti, che l’Occidente ha intenzione di invadere la Bielorussia per distruggerla. Secondo il leader, ci sarebbe una sorta di organizzazione in corso comprendente reggimenti, stendardi e legioni per preparare un colpo di stato nella Repubblica. Ha anche sottolineato che l’Occidente sta cercando di creare militanti bielorussi in fuga per usarli per i propri scopi e sta lanciando terroristi nel territorio bielorusso per compiere sabotaggi e atti di intimidazione. Secondo le osservazioni di Lukashenko le Nazioni starebbe cercando di creare cellule per coordinare le azioni di protesta, trasferendo denaro e armi a sostegno delle loro attività.
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