Nonostante il predominio di Lula su Bolsonaro in tutti i sondaggi una settimana prima del voto, nessuno pensa che l’ex presidente di sinistra superi il 50% dei voti validi per evitare il secondo turno.
Le elezioni presidenziali brasiliane si preannunciano come una sorta di battaglia definitiva tra la nuova destra, rappresentata dall’attuale presidente Jair Bolsonaro, e la sinistra che si è rafforzata negli ultimi anni. E, per ora, sta vincendo Luiz Inácio Lula da Silva, che ha un vantaggio di una decina di punti, una settimana prima del voto del 2 ottobre, secondo la media dei sondaggi.
Ora, per vincere al primo turno, l’ex presidente avrebbe bisogno della maggioranza del 7% degli indecisi e degli astensionisti ancora rimasti tra i probabili elettori per arrivare al 50 più uno per cento. Gli servono per completare i poco più di cinque punti che lo separano dalla soglia della metà più uno dei voti validi necessari per evitare un secondo turno il 30 ottobre.
La distanza tra i favoriti è rimasta più o meno stabile dall’inizio di maggio, quando Lula ha presentato una candidatura ufficiale che per molti mesi prima era ufficiosa. Gli alti e bassi attorno a quei dieci punti di vantaggio di riferimento sembrano essere dovuti più a questioni circostanziali il cui effetto finale alle urne sarà incerto.
Per ora né i sondaggi più recenti né le tante medie esistenti prevedono un vantaggio di oltre 15 punti, né una netta vittoria al primo turno. Solo uno di loro mette la sinistra al 50%, ma nemmeno questo chiarisce se è circa la metà più uno dei voti validi indispensabili, secondo la Costituzione brasiliana, per arrivare alla Presidenza al primo turno. Lula sta lavorando in questi giorni per incoraggiare i suoi fedeli a mobilitarsi per combattere l’astensione.
Anche i dettagli della corsa hanno avuto un ruolo, poiché gli elettori sono stati costretti a cercare nuovi candidati. Il ritiro nel bel mezzo della pre-campagna dell’ex giudice ed ex ministro della Giustizia di Bolsonaro, Sergio Moro, e dell’ex governatore di San Paolo João Doria (del PSDB, centrodestra) hanno coinciso con aumenti per l’estremo -destra presidente. Così come queste mosse non sembravano avere alcun effetto sulla base elettorale di Lula, così nemmeno il (comunque modesto) rialzo nei sondaggi del centrista Simone Tebet.
Davanti a lei Ciro Gomes, di centrosinistra, ma che cerca voti anche nella destra più vicina a Bolsonaro. La base di Lula sembra, in breve, notevolmente meno instabile di quella dell’attuale presidente. Per questo l’attenzione nei sondaggi si è rivolta nei giorni scorsi verso le possibilità di vittoria al primo turno.
L’incertezza sull’accettazione da parte di Bolsonaro di un’eventuale sconfitta, che lui stesso ha alimentato aggrappandosi al fatto che accetterà un risultato se le elezioni saranno pulite e trasparenti, come se non lo fossero, rafforza l’utilità per Lula di una vittoria incontestabile. Il confronto tra i due candidati favoriti aiuta anche ad osservare la variazione delle stime per ciascuno.
Sia per Lula che per Bolsonaro non ci sono più di 8-10 punti di biforcazione tra la migliore e la peggiore stima, differenze abbastanza piccole da non far coincidere la più alta per la destra con la più bassa per la sinistra. Con il resto dei candidati che ottengono un supporto significativo, gli intervalli sono ancora più piccoli.
E in ogni caso, una parte non trascurabile di queste differenze è dovuta più a criteri diversi di sondaggisti ed estimatori nell’inclusione o meno di indecisi nella base di calcolo che ad altre ragioni di maggiore sostanza. Qualcosa che comunque non sembra definitivo per dichiarare vittorie o sorprese: se la media le escludesse, la stima di Lula passerebbe dal 44,9% al 48,2%, e quella di Bolsonaro rimarrebbe al 37,1%. Un gap di 11 punti invece di 10, e nessuno sopra la metà più uno.
Dunque, a parte gli errori che percorrono tutti i seggi in Brasile in una delle elezioni che ha suscitato più attenzione all’interno e all’estero, domenica 2 Lula sarà davanti a Bolsonaro. Ora, fino ad allora, manca ancora una settimana per l’accelerazione dei due candidati di riferimento e gli imprevisti dell’ultimo minuto in una campagna che è stata scossa da diversi episodi di violenza, tra cui l’omicidio di due sostenitori di Lula per mano di bolsonaristi in due incidenti indipendenti, nonché molestie e minacce ad altri candidati e sostenitori.
Sono quindi possibili due scenari alternativi, ma non con la stessa probabilità alla luce delle tendenze in essi riscontrate: un’estensione del vantaggio di Lula sembra alquanto più plausibile di una riduzione di Bolsonaro. Ma nella forza del coordinamento del voto che facilita la polarizzazione, entrambi i mondi si adattano più che abbastanza.
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