Stando a una portavoce della Commissione Europea, i lavori per la concessione della terza rata del Pnrr, il piano di risorse economiche pensato dalla UE per aiutare i membri dopo gli anni della pandemia da Covid-19, all’Italia sarebbe in corso. Si tratta di sei misure che riguardano riforme o investimenti, tutte con una data di scadenza da rispettare.
Il Pnrr è da mesi uno dei punti cardine del governo, piano di misure da dover mettere in pratica con i fondi della Comunità Europea e che hanno determinate date di scadenza. Oggi una portavoce della Commissione Europea ha fatto sapere come i lavori di valutazione sulla terza rata del Pnrr siano in corso. La UE sarebbe in comunicazione con le autorità del Paese per definire la questione.
Pnrr, la portavoce della UE conferma i contatti con l’Italia per la terza rata
“I lavori di valutazione sulla terza richiesta di pagamento dell’Italia sono in corso e i nostri servizi sono in stretto contatto con le autorità italiane in questo contesto” ha riferito una portavoce della Commissione Europea all’Adnkronos.
Si tratta di una rata da 19 miliardi di Euro che la UE dovrebbe fornire al nostro Paese a fronte di atti necessari alla sua formalizzazione. Approvato nel 2021, durante il Governo Draghi, il Pnrr è composto da 358 misure, di cui 292 investimenti e 66 riforme.
Il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza prevede un totale di 191,5 miliardi da parte della Next Generation Eu, che il nostro Paese dovrà poi ridare alla Comunità Europea. La maggior parte sono prestiti, gli altri fondi sono invece sovvenzioni.
È il regolamento Ue 2021/241 a definire il Pnrr, che deve sottostare ad alcuni aspetti ben precisi. L’Italia deve destinare il 37% delle somme ricevute per misure inerenti al clima e l’ambiente, oltre al 20% per la transizione nel mondo digitale.
Inoltre, gli Stati membri dovranno essere sottoposti a controlli da parte della UE, soprattutto opere di verifica da eseguirsi alla fine dei lavori. Sarà poi data la possibilità di modificare il piano, previe condizioni specifiche stabilite dalla Comunità Europea.
Pnrr, addio aiuti per gli stadi di Venezia e Firenze. I motivi dello stop
“Gli interventi del Bosco dello Sport di Venezia e dello stadio Franchi di Firenze non potranno essere rendicontati a valore delle risorse PNRR. I servizi della Commissione, infatti, a seguito di un ulteriore approfondimento istruttorio, hanno confermato la non eleggibilità di entrambi gli interventi nell’ambito dei Piani Urbani integrati (PUI) delle rispettive città metropolitane” ha dichiarato ieri il ministro per gli Affari Europei Raffaele Fitto.
Deluso dalla decisione il sindaco del capoluogo toscano, Dario Nardella, che ritiene come lo stadio sia un monumento nazionale, piuttosto che un mero immobile, e che attende le motivazioni della Comunità Europea.
“Stupore e contrarietà” anche da parte della municipalità di Venezia nel sapere le decisioni comunitarie: “Nelle scorse settimane sono stati forniti tutti gli approfondimenti richiesti, con interlocuzioni a tutti i livelli. Sarà cura dell’Ente conoscere le motivazioni finali della scelta”. Una decisione che scatena polemiche, e i cui motivi Firenze e Venezia aspettano con particolare attenzione, visto e considerato quanto i due stadi da tempo abbiano bisogno di essere risistemati.