Secondo una accreditata fonte interna, l’Unione Europea si starebbe attrezzando al fine di accogliere alcune migliaia di soldati ucraini da far addestrare all’utilizzo delle armi NATO.
Dall’indiscrezione dovrebbero essere circa 15 mila i militari di Kiev che sfrutteranno i mesi di stallo invernali per apprendere le tecniche di utilizzo delle armi NATO e gli schemi di guerra occidentali.
Mosse e contromosse: la guerra è uno spietato gioco dove la capacità di prevedere e rispondere in tempi adeguati alle azioni del nemico è lo spartiacque tra la vita e la morte, tra la vittoria o la sottomissione.
È forse per tale ragione che arriva da ambienti comunitari la notizia, per ora più una soffiata si potrebbe dire, che l’Unione Europea si starebbe attrezzando per accogliere e addestrare 15 mila soldati ucraini.
Vladimir Putin, di fronte ad una resistenza ucraina impensata e ad un esercito russo molto sottotono (anche a causa delle raffazzonate direttive impartitegli dallo stesso Putin), ha promosso una mobilitazione parziale tesa ad inviare in Ucraina un grande numero di uomini che possa rimpolpare le truppe impegnate nella difesa degli oblast’ sud-orientali finora sottratti a Kiev.
Di fronte a questo annunciato muro di persone (su effettivo numero e preparazione dei nuovi miliziani aleggia il mistero), l’esercito aggredito necessita a sua volta di un deciso ampliamento di effettivi. Probabilmente Putin aspira a mettere in difficoltà il continente europeo, il più sofferente per le conseguenze del conflitto, portando gli Stati UE a scegliere se sobbarcarsi il costo di questa nuova escalation a discapito di economia e welfare nazionali.
Le proteste sociali potrebbero divampare un po’ ovunque disgregando l’unità occidentale e riducendo le facoltà di opposizione delle truppe giallo-blu.
Se l’UE vuole quindi lanciare un messaggio di unità e di appoggio indefesso verso Kiev nell’unica lingua che Putin sembra capace di comprendere, almeno negli ultimi mesi, l’annuncio del benestare all’addestramento di circa 15mila miliziani ucraini giungerebbe proprio con questo intento.
Nessun passo indietro dall’Unione, la quale sembra ben conscia (a differenza di alcune nazioni al suo interno) che una vittoria di Putin, o un cedimento europeo verso i suoi ricatti (nucleare, gas), significherebbe solo procrastinare una minaccia che potrebbe riproporsi con più baldanza in un futuro anche prossimo, magari per sferrare un nuovo attacco all’Ucraina o verso un altro stato ex possedimento dell’impero russo.
In un periodo in cui progressivamente le manovre propagandistiche e gli atti di sabotaggio sostituiscono gli scontri sul terreno bellico impossibilitati dalla stagione fredda, si ritiene fondamentale rispondere ad ogni zampata e ruglio di sfida dell’orso russo.
Se la Federazione Russa sta addestrando 300 mila riservisti (ma alcuni esperti affermano che si tratti di ben più richiamati alle armi), l’Europa a sua volta è pronta a fornire alla resistenza ucraina tutto l’appoggio logistico e formativo.
Per ciò che è dato finora sapere si sarebbe già raggiunto l’accordo politico a Bruxelles e si starebbero predisponendo i dettagli operativi. La capitale belga dovrebbe essere una sorta di quartier generale per coordinare i periodi di addestramento, mentre il principale campo di esercitazione dovrebbe essere posto in Polonia. Dei militari provenienti da Kiev, circa 12 mila dovrebbero ricevere un addestramento base, mentre i restanti parteciperanno a corsi specializzati di varia natura.
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