A pochi giorni dall’anniversario della nascita del Movimento 5 Stelle, fondato undici anni fa da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, si respira aria di scissione. Davide Casaleggio, figlio di Gianroberto e attuale presidente di Rousseau – l’associazione che gestisce la piattaforma di “democrazia diretta” interna al partito – sarebbe pronto a portare gli alti vertici del movimento in Tribunale, secondo quanto riporta un dossier de La Stampa.
“Li porto tutti in tribunale“, continuerebbe a ripetere Casaleggio secondo il quotidiano, tanto che Enrica Sabatini, suo braccio destro e numero due dell’Associazione Rousseau, avrebbe avvertito anche alcuni dei compagni di movimento eletti.
I motivi di tanto astio sarebbero due, il mancato versamento della quota di gestione della piattaforma (300 euro che i parlamentari M5S sono tenuti a versare a Rousseau) da una parte, l’uso del Blog delle Stelle e del suo simbolo dall’altra.
Più volte il movimento ha rimproverato a Casaleggio di strumentalizzare il blog e di farne un uso troppo privato, ma lui non sembra curarsene: il post pubblicato sul blog in occasione dell’anniversario, infatti, è stato un personale j’accuse.
“Garantiremo le attività che verranno richieste dal capo politico”, ma “qualora, per qualche motivo, si avviasse la trasformazione in un partito, il nostro supporto non potrà più essere garantito”. La piattaforma è mia e la gestisco io, in buona sostanza.
Le vittorie ai ballottaggi delle elezioni comunali osannate da Luigi Di Maio, forse per sdrammatizzare le tensioni tra i pentastellati, non sembrano aver sortito l’effetto balsamico desiderato su un Movimento che appare in crisi. I toni non si sono acquietati, anzi.
Casaleggio avrebbe ribadito il proprio diritto di espressione sul blog, che come ha ammesso Marco Canestrari, ex fedelissimo e ora tra i più critici, “è assolutamente di proprietà di Casaleggio”. Perfino Nicola Morra, da sempre critico sulla gestione della piattaforma, lo ha sostenuto, dichiarando anche di essere pronto ad andarsene se il M5S dovesse trasformarsi in un partito.
Mentre alcuni dei deputati pentastellati cercano un modo di riscrivere lo statuto fondativo dell’Associazione M5S, Di Maio è costretto a estrema prudenza: i due, infatti, figurano entrambi come soci fondatori e una scissione sarebbe catastrofica.
Casaleggio, dalla sua, può contare sull’appoggio di poche personalità molto fidate, tra cui ovviamente Alessandro Di Battista, l’ex ministra Barbara Lezzi, l’europarlamentare Ignazio Corrao e Max Bugani, consigliere di Virginia Raggi.
In questa bagarre non sembra emergere l’opinione di Beppe Grillo, nonostante sia difficile credere che il comitato di garanzia possa essersi così duramente espresso contro il presidente di Rousseau senza il nulla osta del fondatore.
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