Dal primo gennaio, il costo della benzina e del gasolio è aumentato in maniera significativa soprattutto a causa della scelta del governo di Giorgia Meloni di non prorogare lo sconto sulle accise che aveva introdotto l’esecutivo di Mario Draghi per fare fronte al caro carburanti che ci aveva colpito al momento dello scoppio del conflitto tra Ucraina e Russia.
In realtà, però, come ha denunciato il Codacons, questo aumento dei prezzi non è dovuto solo ed esclusivamente alle decisioni del centrodestra, anche se ha contribuito. Se, in questo caso, la Procura di Roma e anche l’Antitrust indagheranno sulle cause, ora si vuole capire cosa sono in realtà le accise, a cosa servono e perché sono i consumatori a doverle pagare – anche se indirettamente.
Dal 2023, anzi dal primo giorno del nuovo anno, è tornata di moda in Italia una parola che ci si era dimenticati per un po’ di tempo – non tantissimo, in effetti, considerato che, subito dopo lo scoppio del conflitto tra Ucraina e Russia, si è presa gran parte dell’attenzione delle persone. Sì, stiamo parlando delle accise.
Il governo di Giorgia Meloni, infatti, dopo aver ridotto lo sconto di trenta centesimi che era stato introdotto a marzo dal precedente esecutivo guidato da Mario Draghi, ha deciso che dal primo gennaio gli automobilisti dovevano fare a meno di quest’aiuto dato lo Stato riportando la situazione a com’era prima che le truppe di Vladimir Putin invadessero il Paese di Volodymyr Zelensky, comportando tra le altre cose, un aumento del costo dei carburanti piuttosto preoccupante per le famiglie (e non solo) italiane.
Ma cosa sono, nel concreto, le accise? Stando alla definizione che ne dà la Treccani nella sua versione online, altro non sono se non un “tributo indiretto applicato sulla produzione o sul consumo di determinati beni“. Nella fattispecie, secondo l’Agenzia delle dogane e dei monopoli, che si occupa di curarne la gestione, devono essere pagate sui prodotti energetici, sul gas naturale, sui prodotti alcolici e sull’energia elettrica, ma anche sui tabacchi lavorati e sugli oli lubrificanti.
Tornando al dizionario online, la loro utilità è dato dal fatto che “assicurano alcune importanti finalità del sistema fiscale” come la realizzazione del principio della generalità dell’imposta (in quanto colpiscono prodotti di largo consumo, in proporzione al consumo stesso), l’assicurazione di un gettito immediato e costante per lo Stato, la possibilità di rapide manovre fiscali mediante il ritocco delle aliquote.
Pur essendo soggetti all’imposta – che è calcolata in base all’imponibile, e quindi sulla quantità di prodotto immessa per il consumo -, i produttori dei beni, nei fatti vengono pagate indirettamente, appunto, dai consumatori. E servono per finanziare le spese dello Stato andando a confluire nel bilancio dello stesso.
Un’altra domanda, adesso, sorge spontanea: quanto ha incassato lo Stato nel 2022 dalle accise sulla benzina, il gasolio e i prodotti energetici? Nei primi dieci mesi dell’anno, che è anche l’ultimo dato disponibile, sono finiti a bilancio 14,6 miliardi di euro, quasi 4 miliardi in meno dell’anno precedente, il 2021, in cui fino a ottobre si erano incassati 18 miliardi, che a dicembre erano arrivati a 23,8 miliardi totali.
Tornate al livello di prima di marzo, all’Italia dovrebbero arrivare, ora, per la benzina 728,4 euro per mille litri, ovvero 73 centesimi, mentre per il gasolio il valore dell’imposta si aggira intorno ai 62 centesimi per litro, per un totale di 617,2 euro ogni mille. E dalla riunione di oggi del Consiglio dei ministri potrebbe arrivare qualche novità nel merito, così come annunciato dallo stesso ministro per le Infrastrutture e per i Trasporti, nonché leader della Lega, Matteo Salvini, ieri, a cui ha fatto da eco anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani. Specie perché, sempre oggi, la stessa premier, assieme a Giancarlo Giorgetti, titolare del ministero dell’Economia e delle Finanze, ha incontrato il Comandante Generale della Guardia di Finanza, Giuseppe Zafarana, per fare un punto sulla situazione.
Il grido di allarme lanciato dal Codacons, infatti, si è tradotto nell’apertura di un’inchiesta da parte della Procura di Roma, e anche l’Antitrust, guidato da Roberto Rustichelli, ha chiesto alle Fiamme gialle di poter acquisire la documentazione inerente ai recenti controlli effettuati sui prezzi dei carburanti, con particolare riferimento alle violazioni accertate.
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