A 30 anni dalle stragi di Capaci e Via D’Amelio, la Polizia ricorda, su Facebook, i terribili eventi con un video commemorativo.
Sulla propria pagina ufficiale di Facebook, la Polizia ha ricordato le stragi di mafia: “Nomi e storie non potranno essere dimenticati“: questo il monito delle forze dell’ordine che hanno commemorato i giudici Borsellino e Falcone, la moglie di quest’ultimo e gli agenti che persero la vita nel 1992.
La Polizia ha pubblicato un post sulla propria pagina ufficiale Facebook in cui ha commemorato le stragi mafiose di Capaci e Via D’Amelio che portarono alla morte dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nonché della moglie del primo, Francesca Morvillo e dei rispettivi agenti di scorta di entrambi i magistrati.
Nel post si ricordano i terribili giorni che portarono alla morte di due dei volti simbolo della lotta contro la criminalità organizzata, che sacrificarono la loro vita, pur di portare avanti la loro causa.
Nella didascalia del post, leggiamo quanto segue: “Il 23 maggio 1992 la strage di Capaci sconvolse il nostro Paese. Nella tremenda esplosione, trenta anni fa, vennero spazzate via le vite del giudice Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli agenti che li scortavano, Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo“.
E si sottolinea che “I loro nomi, insieme alle loro storie, non potranno mai essere dimenticati, intrecciate nel destino a quelle del giudice Paolo Borsellino e dei poliziotti Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina che solo 57 giorni dopo, nell’attentato di Via D’Amelio a Palermo, pagarono con il prezzo più alto il loro essere in prima linea per la difesa di legalità e democrazia“.
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino furono uccisi a 57 giorni di distanza l’uno dall’altro. Dalla loro morte, sono stati compiute indagini, seguendo varie piste, fatte – però – di depistaggi e false verità, arrivate fino al 2018, anno in cui sembrava che si fosse arrivati a una risoluzione del caso.
Invece no: diverse assoluzioni furono effettuate che portarono a smontare quello che fu delineata come una trattativa Stato-mafia. Paolo Borsellino, prima della sua morte, “Secondo Antonino Caponnetto, Giovanni Falcone cominciò a morire nel gennaio del 1988. Io condivido questa affermazione […] quando il Csm con motivazioni risibili gli preferì il consigliere Meli“.
Il giudice, inoltre, sottolineò che la mafia preparò e attuò “l’attentato del 23 maggio nel momento in cui Giovanni Falcone era a un passo dal diventare direttore nazionale antimafia“.
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