Francesco Paolo Sisto si è dimesso dal suo ruolo di relatore delle riforme istituzionali a Montecitorio. E’ stato lui stesso a darne comunicazione, spiegando di dimettersi con dolore, ma inseguendo la coerenza di un’appartenenza ad un “partito senza opportunismi”. Sisto ha detto che Forza Italia ha partecipato con il PD ad una cooperazione sulle riforme. Tutto sulla base di un patto e di un’intesa che oggi non sarebbero più vivi, per cui il partito di Silvio Berlusconi si riterrebbe libero. Il sottosegretario Luca Lotti ha precisato, comunque, che le dimissioni di Sisto non fermeranno l’azione del Governo.
Lotti ha messo in evidenza che bisognerà vedere che cosa farà Forza Italia in Aula e ha detto che a suo giudizio all’interno del partito di Berlusconi non ci sarebbero le idee molto chiare. Il PD ha fatto sapere di voler andare avanti con decisione, secondo le dichiarazioni rilasciate da Roberto Speranza, capogruppo del Partito Democratico. Speranza ha affermato: “Le riforme si fanno perché ne ha bisogno l’Italia”.
Renzi va avanti
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Anche senza Forza Italia e il Patto del Nazareno sulle riforme il governo andrà avanti perché ci sono i numeri. Matteo Renzi tira dritto per la sua strada anche dopo la rottura con Silvio Berlusconi. Il leader degli azzurri è stato chiaro. “Ci siamo liberati di un peso”, ha detto senza mezzi termini l’ex Cavaliere intervenendo al telefono all’evento organizzato da Gianfranco Rotondi. “Daremo sempre il nostro voto alle proposte della Sinistra che riterremo utili al Paese, ma riprenderemo il nostro ruolo di oppositori a 360 gradi”, la chiosa. Il premier però non molla e ha già pronta una nuova strategia, con un allargamento della base di maggioranza: venti circa i senatori del centrodestra ed ex M5S su cui punta.
L’ingresso nel PD di esponenti di Scelta Civica rafforza a livello politico il gruppo di governo ma a livello numerico cambia poco. Dalle parti del Nazareno infatti si guarda con più interesse a quei senatori del centrodestra ed ex M5S che potrebbero far pesare il loro voto a favore delle riforme, senza dover contare sull’appoggio di Forza Italia dopo il no di Berlusconi.
La strategia è duplice. Sulle riforme e in particolare sull’Italicum potrebbe arrivare lo stesso il voto dei forzisti. Renzi ha fatto capire che non ci saranno modifiche, né per i capilista né per le preferenze perché è quello l’impianto della legge voluto al fine di arrivare alla “certezza della vittoria il giorno dopo le elezioni” e a una “cultura politica del bipolarismo”.
Qualche modifica potrebbe esserci alla riforma del Titolo V della Costituzione che ha un inter più lungo rispetto alla legge elettorale, ma anche in questo caso c’è una soluzione alternativa che guarda al Senato e ai nuovi numeri del PD. Ecco dunque la seconda parte della strategia: su temi che hanno creato contrasto con Forza Italia e che il partito di Berlusconi potrebbe non votare, dovrebbe arrivare il soccorso dei “nuovi numeri” a cui il premier fa riferimento, quelli degli “Stabilizzatori-Orizzonte 2018” come li ha chiamati Paolo Naccarato, ex NCD ora Gal.
Ci sono gli ex Scelta Civica ma soprattutto venti tra senatori del centrodestra ed ex pentastellati che potrebbero rientrare nei conteggi. Ad attirarli sarebbe più la prospettiva del “fine mandato”, il rimanere cioè in Parlamento fino al termine della legislatura, mettendosi in scia al governo Renzi. In un modo o nell’altro Renzi è pronto a giocare tutte le sue carte per portare a casa le riforme, con o senza Berlusconi.