Subito dopo che è finito il vertice, lo strano vertice per molti, tra la presidentessa del Consiglio, Giorgia Meloni, e Carlo Calenda, uno dei leader dell’opposizione, il frontman del terzo polo aveva mandato un monito a Forza Italia. Qualcuno lo ha letto come un messaggio velato agli uomini di Silvio Berlusconi – “Fate i bravi, altrimenti ci pensiamo noi a soccorrere il governo -, che hanno subito rispetto: “Stia tranquillo, che sappiamo quello che facciamo”.
L’irritazione, però, per l’incontro tra la numero uno di Fratelli d’Italia e l’alleato di Matteo Renzi ora si è estesa anche alle altre forze di opposizione, dal Partito democratico Anna Ascani, vicepresidente, aveva già detto la sua, commentata alla maniera di Calenda dallo stesso senatore di Azione. Ma soprattutto è arrivata anche a Matteo Salvini e alla Lega. Per Angelo Bonelli, il co portavoce di Europa Verde, invece, la colpa è solo di Meloni che ha voluto mandare lei un messaggio alla sua maggioranza usando l’ex dem.
Un incontro positivo, e sulla manovra, quello che è andato in scena ieri a Palazzo Chigi tra Giorgia Meloni, presidentessa del Consiglio e quindi leader della maggioranza, e Carlo Calenda, frontman del terzo polo, quindi all’opposizione. Era programmato il vertice, e si sapeva anche quale sarebbe stato l’argomento di discussione: parlare di come potrebbe migliorare la legge di bilancio, che dovrà essere pronta entro un mese. Eppure le polemiche sono arrivate comunque, e più o meno da tutti.
I primi a commentarla sono stati i parlamentari di Forza Italia, ma solo perché chiamati in causa dall’alleato di Matteo Renzi ch,e all’uscita dalla sede del governo, ha detto che non dovrebbero mettere i bastoni tra le ruote alla premier. E quindi, erano abbastanza normali dei battibecchi.
Poi, però, è arrivata anche Anna Ascani, vicepresidente del Partito democratico, a tirare le orecchie al suo ex collega di partito. Su Twitter, il luogo-non luogo carissimo a Calenda, l’ex senatrice ha scritto che il terzo polo chiedeva voti per Mario Draghi per poi utilizzarli come “stampella” dell’esecutivo di centrodestra. La risposta del leader di Azione non è tardata ad arrivare, messaggio ribadito anche dopo, quando ha spiegato che il suo summit con Meloni serviva solo per parlare della manovra, perché il compito dell’opposizione è di proporre.
Neanche le parole di oggi alla Camera, o l’astensione sulla mozione contro l’introduzione del salario minimo, che invece hanno votato compatti dalla maggioranza, hanno cambiato le carte in tavola perché per molti si tratta solo di un vertice per accordarsi per il futuro, quando il governo dovesse andare sotto.
E qualche malumore si è intravisto anche fuori dal partito di Silvio Berlusconi, ma sempre all’interno di quella coalizione che, anche nel momento in cui si stava decidendo la squadra dell’esecutivo, era sembrata un po’ fragile. Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, ma soprattutto leader della Lega, a domanda diretta sul fatto che Calenda e Renzi possano allearsi con il centrodestra ha detto, con un pizzico di sarcasmo: “Faremo aprire un cantiere anche a lui“. Il leader del terzo polo, d’altronde, “è stato votato per fare opposizione. Mi auguro che la faccia in modo costruttivo“, ha continuato il Capitano.
Il pensiero di fondo è che i numeri che potrebbero portare i due ex dem non sarebbero sufficienti a far avere ripensamenti a Meloni. Da Fratelli d’Italia, il partito della premier, poi, non ci sono ombre sull’incontro. Lo ha detto tanto Nello Musumeci, quanto Walter Rizzetto.
Come i suoi tendono a proteggere e giustificare la presidentessa del Consiglio, la stessa cosa fa l’ex sindaco di Firenze con Calenda. Per lui, tutte le critiche che sono surreali, e quello che è stato fatto fa parte del gioco dell’opposizione: proporre migliorie per il bene del Paese, concetto ribadito anche dallo stesso senatore romano in un’intervista alla Stampa.
Secondo Angelo Bonelli, co portavoce di Europa Verde e alleato di Nicola Fratoianni in Parlamento, a ragionare da calcolatrice è stata più Meloni che l’ex europarlamentare. Secondo il deputato, la premier dimostrerebbe “scarso senso istituzionale perché se voleva confrontarsi con le opposizioni doveva lanciare un appello al confronto e non usare Calenda come strumento di deterrenza per lanciare un messaggio alla sua maggioranza“. Insomma, ha concluso, “si è trattato di uno sgarbo istituzionale” e “l’operazione di ieri è un’operazione in cui Meloni usa Calenda e Calenda si è fatto usare“.
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