La morte di Mahsa Amini ha sconvolto la popolazione dell’Iran, che da giorni è in protesta. Ora parla anche la famiglia della ragazza, tramite suo cugino che accusa la polizia di averla torturata e insultata.
Mahsa Amini era in vacanza a Teheran con la famiglia, fermata dalla polizia morale perché un ciuffo di capelli le usciva fuori dall’Hijab, il suo velo. Dopo l’arresto, è stata portata in ospedale incosciente, ed è morta poche ore dopo.
Proteste, rivolte e scontri accesi sono scoppiati in tutto il Paese, e ora parla il cugino che risponde alle diverse teorie secondo cui Mahsa viveva già uno stato di salute precario.
Dopo i fatti accaduti alla giovane Mahsa Amini, arrestata per “indecenza” perché aveva un ciuffo di capelli fuori dal velo, ora parla per la prima volta ai media occidentali il cugino Erfan Motezaei.
La morte di Mahsa, andata in coma e poi morta dopo a poche ore dall’arresto, ha sconvolto l’Iran, facendo scendere in piazza migliaia di protestanti, uomini e donne, che urlano contro le ingiustizie e la società retrograda in cui ancora sono costretti a vivere.
Il cugino di Mahsa, anche lui attivista politico che vive in Iraq, vicino al confine iraniano, ha parlato a Sky News UK, parlando della tragedia della cugina.
Parlando a Sky News, l’uomo ha raccontato delle ore precedenti alla morte della giovane iraniana, fermata perché secondo la polizia morale non indossava l’hijab nel modo corretto.
Erfan Moteazei dice che quando hanno fermato Mahsa, il fratello Ashkan ha cercato di convincere la polizia a non arrestarla, dicendo che non essendo della capitale non conoscevano bene le regole in vigore.
Ma la polizia non ha voluto sentire ragioni, hanno spruzzato uno spray al peperoncino in faccia al fratello di Mahsa e hanno caricato la ragazza nel loro furgone. Ed è proprio durante il viaggio, secondo Moteazei, che la giovane è stata torturata e insultata.
Quando è arrivata in centrale, Masha aveva perso la vista ed è svenuta: “C’è un referto che dice che quando è giunta in ospedale era già morta dal punto di vista medico: ha avuto una commozione cerebrale”.
Il cugino della vittima ha anche detto che la famiglia ha avuto il divieto di diffondere notizie in tv e di parlare apertamente dell’accaduto.
Una scintilla la morte di Masha che ha riacceso le proteste in iran e in Kurdistan, che ancora in queste ore popolano le strade delle città, anche se i media iraniani sono stati oscurati per evitare la fuga di notizie.
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