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Categories: Ambiente

Maiali uccisi a martellate: indagine e petizione per far chiudere l’allevamento

Dopo la pubblicazione sul web di un video girato di nascosto all’interno di un allevamento di maiali in cui si vedono gli animali torturati e uccisi a colpi di mazzetta, è scattata anche una indagine da parte dei carabinieri forestali del Nipaaf di Ancona e delle stazioni di Arcevia, Genga, Sassoferrato e Senigallia, su mandato della procura di Ancona. È stata coinvolta anche l’Arpam per la verifica di eventuali perdite di percolato. Inoltre sul web è stata lanciata una petizione per chiedere l’immediata chiusura della struttura.

A realizzare il video è stato un militante di ‘Essere Animali’, organizzazione animalista di Bologna, che è riuscito a infiltrarsi nell’allevamento di maiali usati per la produzione di prosciutti. Il girato è stato poi portato presso la procura di Ancona. Ve lo proponiamo qui sotto, ma vi ricordiamo che a causa della violenza mostrata in alcune scene, non è adatto a un pubblico sensibile.

Nel filmato si vedono addetti che brutalizzano gli animali, li prendono a calci e li percuotono con tubi di ferro, li sottopongono a menomazioni e a inutili torture, le scrofe gravide sono pungolate con scariche elettriche, alcuni esemplari vengono uccisi a martellate e muoiono solo dopo mezz’ora di agonia. Decine di carcasse di piccoli suini morti vengono accumulati e abbandonati senza rispettare alcuna norma igienica.

Dai primi accertamenti pare che il personale effettuasse delle operazioni all’interno dell’allevamento – composto da circa duemila capi stipati in sette capannoni – senza essere in possesso delle licenze veterinarie regolari e delle necessarie abilitazioni.

Dalle frammentarie notizie che circolano in merito a questa notizia, pare che il titolare dell’azienda sia di origini piemontesi, anche se risiede nelle Marche. In passato avrebbe ricevuto una denuncia per inquinamento ambientale.

I ragazzi dell’associazione animalista bolognese Essere Animali hanno dichiarato: ”Abbiamo denunciato i responsabili e con una mobilitazione chiediamo alle Istituzioni di revocare le autorizzazioni e disporre la chiusura dell’allevamento. Riteniamo che le brutalità documentate costituiscano purtroppo la prassi all’interno di questa azienda, come confermato anche da alcuni operatori filmati mentre protestano per il trattamento inferto agli animali”.

Kati Irrente

Giornalista per vocazione, scrivo per il web dal 2008. Mi occupo di cronaca italiana ed estera, politica e costume. Naturopata appassionata del vivere green e della buona cucina, divido il tempo libero tra musica, cinema e fumetti d'autore.

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