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Categories: Salute

Malata di Sla stacca la spina grazie al biotestamento: è il primo caso in Italia

[didascalia fornitore=”ansa”]Patrizia Cocco in una foto dal suo profilo Facebook[/didascalia]

Ha scelto di dire basta a una vita che non sentiva più tale, intrappolata in un corpo piagato dalla malattia. Patrizia Cocco, 50 anni da compiere da Nuoro, è la prima in Italia a usare la legge sul biotestamento, approvato lo scorso 14 dicembre dal Parlamento, per staccare la spina. La donna, malata di Sla dal 2012, se n’è andata come aveva desiderato, nella sua casa e circondata dall’amore della famiglia e degli amici che l’hanno raggiunta da tutta Italia per dirle addio. Sabato, davanti all’équipe medica, ha ripetuto quattro volte la sua volontà di non volere più la ventilazione assistita e di optare per la sedazione profonda, andandosene senza soffrire, con la mano stretta in quella della madre. “Adesso vai, amore mio”, sono state le ultime parole di mamma Salvatora, riportate dal Corriere della Sera.

Il suo è il primo caso in Italia di applicazione del biotestamento che permette di chiedere ai medici la sospensione dei trattamenti in caso di accanimento terapeutico e fine vita. Patrizia ha così potuto scegliere di non soffrire più e di dire addio a chi l’ha amata e accudita con dedizione in questi lunghi anni di sofferenza.

Accanto a lei fino alla fine la mamma che non l’ha abbandonata un solo istante, ma anche il papà, il fratello, le cugine, i parenti e gli amici che le avevano voluto bene quando era una donna piena di vita, dedita al lavoro e alla cura dei suoi cari.

Patrizia, spiega il suo legale e cugino Sebastian Cocco, sapeva a cosa andava incontro fin dal 2012, quando le venne diagnosticata la sclerosi laterale amiotrofica: aveva già visto due zii morire a causa della malattia, ma ha lottato fino in fondo, anche cercando di entrare in un programma sperimentale presso l’ospedale Niguarda di Milano.

La malattia però aveva subìto un’accelerazione improvvisa e l’aveva lasciata inchiodata a un letto, intubata e con la possibilità di esprimersi solo con un puntatore ottico.

Come ricorda il cugino al Corriere, fu lei a interessarsi alla legge sul biotestamento e a contattare Marco Cappato ma non per andare in Svizzera perché voleva portare il caso in tribunale, morire a casa e non in un’altra nazione. Quando l’iter parlamentare si è incanalato verso l’approvazione, ha aspettato che il suo Paese le desse la possibilità di dire basta e non soffrire più.

Così Patrizia ha scelto di staccare la spina, di farsi sedare per non sentire più nulla e di farsi estubare, morendo in modo naturale e senza soffrire. Accanto a lei, la mamma, che le ha fatto e si è fatta forza nel saluto finale, il più straziante ma necessario per porre fine alle sofferenze: “Adesso vai, amore mio”.

Lorena Cacace

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