Malattia di Parkinson: la diagnosi precoce da un tampone salivare

Grazie agli ultimi passi da gigante in medicina, si potrà in futuro diagnosticare la malattia di Parkinson da un tampone salivare.

Tampone salivare
Tampone salivare – Nanopress.it

Sembra infatti che i regolatori della proteina anomala di questo morbo siano stati svelati con un test che ne giro di pochi giorni, tramite analisi della saliva, è in grado di diagnosticarla con un’accuratezza del 99%.

Malattia di Parkinson da test salivari

Siamo abituati ormai a sentir parlare di tamponi ma mai correlati a malattie importanti come quella del Parkinson. Tutti la conosciamo ma finora nessuno credeva che tramite un semplice tampone della saliva potesse essere diagnosticata.

Secondo le ultime scoperte infatti, sembra che sia sufficiente un tampone della saliva per capire se davvero soffriamo di questa malattia e i risultati, che arrivano pochi giorni dopo, promettono un’accuratezza del 99%.

Lo studio è stato pubblicato sugli Annals of Neurology dai ricercatori della Sapienza di Roma, ma hanno partecipato che ricercatori provenienti da altri istituti, che confrontando per un periodo di due anni i pazienti di fresca diagnosi e quelli cosiddetti de novo.

Le ricerche hanno preso in esame un gruppo di persone a prevalenza maschile, poiché il Parkinson colpisce per lo più questi soggetti che infatti erano oltre il doppio delle donne.

L’età media delle persone prese in considerazione è di 73 anni e in particolare parliamo di 80 malati di Parkinson e 62 di medesimo genere ed età ma senza diagnosi.

Mani di persona anziana
Mani di persona anziana – Nanopress.it

I soggetti sani sono stati selezionali e dopo aver escluso quelli con malattie che potevano alterare il risultato del tampone e quelli con patologie che comprendevano terapie a base di farmaci che potevano indurre alcuni sintomi simili al morbo, si è proceduto a campionare la saliva di ognuno.

I pazienti sono anche stati sottoposti a rivalutazioni motorie e cognitive.

Nuovi marker

Il primo autore di questo importante e avanguardistico studio è Giorgio Vivacqua, docente dell’Università Campus Biomedico di Roma, il quale ha dichiarato in merito:

“il marcatore distintivo del parkinson è l’alfa-sinucleina, già nota ai medici, ma abbiamo cercato anche altri marcatori. così abbiamo studiato anche quelli salivari di altri processi coinvolti come aggregazione delle proteine, infiammazione e degradazione delle cellule”.

Secondo i risultati sembra che le proteine MAP-LC3beta e la citochina TNFalfa siano più alte in chi è affetto dal morbo, responsabili di problematiche correlate come stipsi, disturbi del sonno e depressione.

Gli indici clinici e di laboratorio erano indipendenti fra loro e serviranno altre ricerche per capire quanto il tampone salivare possa spingersi oltre per diagnosticare correttamente la malattia di Parkinson e non solo segnalarne l’eventualità.

Certamente il marker principale rimane l’alfa-sinucleina oligomerica, che può distinguere addirittura chi è nella fase iniziale della malattia da chi non ce l’ha affatto, con una sensibilità del 100%.

Ora bisognerà studiare quanto i nuovi marcatori salivari possano influenzare quello principale e quindi arrivare a un significato prognostico mai avuto prima.

Sebbene sia solo agli inizi, lo studio getta le basi per una nuova e rivoluzionaria scoperta in ambito medico in merito a questa dannosa e debilitante malattia.

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