Ahmad al-Faqi al-Mahdi affronta all’Aja le accuse di aver distrutto nove santuari e l’ingresso di una moschea a Timbuctù, in Mali, nel 2012, come crimine di guerra. È la prima volta che all’Aja si tiene un processo per distruzione di patrimonio culturale, così come la prima volta che un jihadista viene processato alla Cpi.
Al-Faqi al-Mahdi si è dichiarato colpevole davanti alla Corte penale internazionale nel processo iniziato oggi.
Secondo i procuratori, Mahdi è membro di Ansar Dine, gruppo islamista che ha occupato il sito patrimonio mondiale dell’umanità per mesi ed è accusato di aver distrutto o contribuito a distruggere, nel 2012, nove mausolei e la moschea e madrassa di Sidi Yahya. La procuratrice della Cpi, Fatou Bensouda, ha accusato il militante di aver guidato gli attacchi a Timbuctù e di aver preso concretamente parte ad alcuni di essi.
“Con grande rammarico devo presentare la mia colpevolezza. Tutte le accuse che mi si imputano sono precise e corrette”, ha dichiarato l’accusato, dicendo di provare “grande dolore” per i fatti commessi e chiedendo perdono alla popolazione del Mali e alla comunità internazionale. “Spero che la pena che mi si imputa sia sufficiente per ottenere il perdono di tutti coloro che sono stati danneggiati”, ha aggiunto. Mahdi rischia, se condannato, una pena sino a 30 anni di carcere, a cui si potrebbero aggiungere multa e confisca di beni. Il tribunale confida nel fatto che questo processo inedito sia un precedente per altri casi simili.
L’Unione Europea ha elogiato l’apertura dello “storico processo” alla Corte penale internazionale nei confronti di Ahmad al-Faqi al-Mahdi, per la distruzione di patrimonio culturale dell’umanità a Timbuktu. “L’apertura di questo processo storico, portato dalle stesse autorità maliane davanti alla Cpi, è un fatto importante”, ha dichiarato una portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna dell’Ue.
I fatti del 2012, in cui i jihadisti in Mali distrussero monumenti storici tra cui antichi mausolei e moschee, per la portavoce è stato “un affronto ai valori religiosi della popolazione e della sua identità”. “Per l’Unione europea, la cultura non solo è la base di tutta la società, ma anche un fattore importante di sviluppo economico e sociale, riconciliazione e pace duratura”, ha detto la portavoce.