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Categories: Cronaca

Mamma muore di parto gemellare: 12 medici indagati

Una donna di 32 anni, è morta di parto gemellare, al quinto mese di gravidanza. La tragedia si è consumata presso l’Ospedale di Catania. Al momento sono finiti sotto accusa 12 medici.

Si tratta di un ‘atto dovuto’, ha sottolineato la procura: il reato ipotizzato è omicidio colposo plurimo. Ad essere finiti sotto indagine sono tutti i medici in servizio nel reparto, fatta eccezione per il primario, Paolo Scollo, e l’assistente Emilio Lomeo, che erano assenti.

LE DICHIARAZIONI

L’inchiesta è stata aperta, a seguito della denuncia dei familiari, i quali sostengono che la donna sia stata assistita da un medico obiettore, che si sarebbe rifiutato di far nascere il feto, già in evidente stato di sofferenza respiratoria.

Secondo il direttore generale dell’ospedale, Angelo Pellicanò, invece, quanto dichiarato dai familiari non è condivisibile: ‘Non c’è stata alcuna obiezione di coscienza da parte del medico che è intervenuto nel caso in questione, perché non c’era un’interruzione volontaria di gravidanza, ma obbligatoria chiaramente dettata dalla gravità della situazione’.

La donna è deceduta il 16 ottobre, dopo 17 giorni di ricovero, per via di alcune complicazioni intercorse nella 19/ma settimana di gravidanza (ottenuta grazie alla fecondazione assistita).

Il direttore ha poi aggiunto: ‘Io escludo che un medico possa aver detto quello che sostengono i familiari della povera ragazza morta, che non voleva operare perché obiettore di coscienza. Se così fosse, ma io lo escludo, sarebbe gravissimo, ripeto perché il caso era grave’.

Il primario, Paolo Scollo, nel corso di una conferenza stampa ha sottolineato che tutti i 12 medici indagati sono obiettori di coscienza: ‘Ma questo non ha alcuna rilevanza, perché quando c’è bisogno di un intervento urgente per un caso come quello della paziente si interviene e basta. Non c’entra niente essere obiettori o meno, in quel caso siamo soltanto medici e dobbiamo intervenire per salvare vite’.

Dal canto suo, il legale dei familiari, Salvatore Catania Milluzzo, ha dichiarato:

‘La signora al quinto mese di gravidanza era stata ricoverata il 29 settembre per una dilatazione dell’utero anticipata. Per 15 giorni va tutto bene. Dal 15 ottobre mattina la situazione precipita. Ha la febbre alta che è curata con antipiretico. Ha dei collassi e dolori lancinanti. Lei ha la temperatura corporea a 34 gradi e la pressione arteriosa bassa’ e ha poi aggiunto: ‘Dai controlli emerge che uno dei feti respira male e che bisognerebbe intervenire, ma il medico di turno, mi dicono i familiari presenti, si sarebbe rifiutato perché obiettore’.

Scollo invece ha replicato che i fatti smentiscono la ricostruzione del legale di famiglia: ‘Dopo il primo feto morto per aborto spontaneo, ha indotto il secondo parto abortivo con ossitocina: cosa c’è dunque di obiezione di coscienza?’. Inoltre ha dichiarato che ‘non poteva essere praticato un’isterectomia, perché sarebbe morta per emorragia, per i parametri ematici rilevati’. Tuttavia, per conoscere tutti i dettagli è importante e doveroso attendere i risultati dell’autopsia.

LE ACCUSE DEL PADRE

Salvatore Milluzzo, padre di Valentina, non riesce a contenere la rabbia: ‘Chiediamo giustizia per mia figlia, medici obiettori di coscienza o no, capaci o non capaci. Noi non vogliamo puntare il dito contro alcuno, vogliamo solo che altre donne non muoiano di parto, che altre famiglie non debbano sopportare il dolore che proviamo noi’ e ha poi aggiunto: ‘Nessuno ci ha detto che mia figlia era in pericolo di vita. Dalla sala parto, dopo tutto quello che le era successo, l’hanno fatta uscire intubata, fredda e l’hanno portata in Rianimazione. Io non lo so se mia figlia in quel momento era viva o no, o chissà cosa stessero facendo. Quando io e mio genero abbiamo chiesto di non fare soffrire più Valentina e abbiamo chiesto di procedere, il medico ha detto che essendo lui un obiettore di coscienza e poiché i cuoricini dei bambini battevano, non poteva procedere’.

Beatrice Elerdini

Beatrice Elerdini è stata una collaboratrice di Nanopress dal 2014 al 2019, occupandosi di cronaca e attualità. Degli stessi argomenti ha scritto su Pourfemme dal 2018 al 2019.

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