Cosa succede in Italia se una mamma si presenta al colloquio di lavoro con il neonato in braccio? Ogni tanto capita che venga assunta lo stesso. Ebbene sì, in un Paese in cui le donne, soprattutto se in dolce attesa o già madri, vengono troppo spesso discriminate sul posto di lavoro, ogni tanto ci sono le eccezioni. Che meritano di essere raccontate, anche se dovrebbero rappresentare la normalità.
La storia arriva da Marcon, in provincia di Venezia. A pochi chilometri da Treviso, dove un datore di lavoro ha chiesto alla dipendente di devolvere l’assegno di maternità all’azienda per pagarsi la sostituita se non voleva essere licenziata. «Quando ho letto che a quella signora incinta di Treviso i titolari della ditta per la quale lavora hanno detto che per rimanere a casa avrebbe dovuto devolvere l’assegno di maternità all’azienda per coprire le spese necessarie alla sua sostituzione, sono rimasta molto male e mi è venuta voglia di piangere», racconta al Messaggero invece la mamma di Marcon, assunta in una pasticceria dopo il colloquio di lavoro in cui non si è presentata da sola.
«Mi sono presentata al colloquio con mio figlio in braccio perché volevo che sapessero della presenza di un bambino piccolo. Temevo, come più volte purtroppo è successo, che questo potesse rappresentare un ostacolo per l’assunzione». Invece no, il titolare non ha fatto una piega e le ha comunicato che il colloquio era andato bene e che avrebbe cominciato a lavorare in pasticceria appena finito il periodo della maternità.