Katie Page, americana del Colorado, aveva poco più di 30 anni quando si accorse che la vita che viveva non faceva per lei. Era appena uscita da un divorzio e il senso di vuoto la divorava. Cambiare lavoro e acquistare e ristrutturare una nuova casa non aveva sortito effetti sostanziali sulla sua esistenza. Katie era in cerca di un’esperienza superiore.
Un paio di settimane dopo essersi trasferita nella sua nuova casa ricevette una mail dalla parrocchia locale con la proposta di partecipare all’affidamento di bambini abbandonati. Katie iniziò a pensarci su per qualche giorno. Poi ad un certo punto smise di pensare, stampò il form, lo firmò e andò a consegnarlo in parrocchia. Era il 2015. Katie era interessata a dedicarsi a bambini sfortunati, reduci da esperienze traumatiche. La prima proposta che ricevette fu quella di occuparsi di un bambino di pochi giorni abbandonato in un ospedale. Il piccolo, del quale non si conosceva il nome, era stato concepito da una tossicodipendente ed il suo organismo era stato esposto ai danni della droga.
Katie lo chiamò Grayson e per gli 11 mesi successivi si occupò di lui mentre gli assistenti sociali cercavano i genitori biologici. Dopo 11 mesi di ricerche infruttuose, il bambino le fu definitivamente dato in adozione e Katie divenne sua madre a tutti gli effetti.
Appena due settimane dopo la donna ricevette una nuova chiamata: questa volta a cercare casa era una femminuccia, anche lei abbandonata pochi giorni dopo la nascita.
Anche la piccola, come Grayson, manifestava i segni dell’esposizione agli stupefacenti e come Grayson era stata abbandonata nello stesso ospedale. L’età dell’abbandono, il luogo e l’esposizione alle droghe erano tre coincidenze sorprendenti, ma quando Katie ebbe la piccola fra le mani si accorse di un particolare che la lasciò senza parole: “Quando guardai il braccialetto che l’ospedale aveva messo al polso della neonata lessi il nome della madre biologica: era lo stesso della mamma di Grayson!”
Katie chiese agli assistenti sociali di indagare, ipotizzando che Grayson e la bambina potessero essere figli della stessa madre.
“Katie, sono sicura al 90% che tu abbia ragione e che questo sia un miracolo”, esclamò l’assistente sociale prima di riagganciare il telefono per fare ulteriori verifiche.
45 minuti più tardi il telefono squillò di nuovo: “Katie, ora ne ho la certezza al 100%. Abbiamo trovato il cognome con il quale la donna si è registrata quando ha partorito Grayson e la bambina. Si tratta della stessa persona!”
Katie decise che la bambina si sarebbe chiamata “Hannah”.
Questa è la storia a lieto fine di due fratellini concepiti in circostanze difficili e ritrovatisi grazie all’amore di una donna che desiderava diventare mamma.
E non è tutto: 13 mesi dopo la nascita di Hannah, un terzo fratellino venne al mondo. E Katie intende adottare anche lui.