[didascalia fornitore=”ansa”]Carabinieri all’esterno della casa a Mandas (Cagliari), dove una donna ha ucciso i figli disabili e ha tentato di suicidarsi.[/didascalia]
Angela Manca, di 64 anni, ha forse ceduto alla disperazione e il sei settembre scorso ha ucciso i due figli gemelli disabili di 42 anni, prima di rivolgere contro di sé la stessa arma usata per il duplice omicidio e fare fuoco. La tragedia familiare è accaduta nel centro cittadino di Mandas, in provincia di Cagliari. Alla vigilia del funerale di Paolo e Claudio Calledda, la sorella Monica ha voluto ricordare ‘i bambini’, come chiamava i suoi fratelli, e anche la mamma, che dopo essere diventata vedova, una decina di anni fa, era caduta in depressione.
L’allarme è stato dato dai vicini che hanno sentito gli spari provenire dall’abitazione della famiglia Calledda. La mamma ha usato un fucile da caccia regolarmente registrato e intestato al genero. Si è chiusa nella stanza dei figli e ha puntato l’arma verso i gemelli, entrambi disabili. Dopo averli uccisi ha provato a togliersi la vita con la stessa arma. E’ rimasta ferita e dopo essere stata trasportata in elisoccorso è stata ricoverata in ospedale al Brotzu di Cagliari, in gravissime condizioni. E’ morta il giorno dopo il ricovero, dopo aver subito un intervento. La donna aveva perso molto sangue ed è deceduta nel reparto di rianimazione.
Paolo e Claudio Calledda avevano 42 anni e al momento della tragedia si trovavano da soli, insieme alla mamma, rimasta vedova da una decina di anni. L’altra figlia della donna, medico di famiglia che lavora in provincia di Oristano, era partita per un breve viaggio insieme al marito. Dopo essere stata avvertita della tragedia è tornata in paese, in cui per il giorno dei funerali è stato proclamato un giorno di lutto cittadino.
”Li immagino in un prato colorato. Corrono felici in mezzo ai fiori. Finalmente spensierati, senza problemi, senza malattie. Sorridenti. E spero che mi aiutino: una vita senza Paolo e Claudio, i miei fratellini, i bambini, non l’avevo mai immaginata e non so proprio come affrontarla”. E un ricordo c’è anche per la mamma, per la quale Monica ha avuto un pensiero commosso e affettuoso nonostante il gesto violento che ha messo in atto. Nell’intervista a l’Unione Sarda dice: ”Non ho niente da doverle perdonare. Soffriva di depressione da qualche anno – spiega – stavo molto attenta a quel che poteva succedere, chiamavo a casa a Mandas due-tre volte al giorno. L’avevo fatto anche giovedì scorso: non ero in vacanza, stavo lavorando. Non potevo immaginare, prevedere, sapere. Anche se in fondo al mio cuore non ero mai tranquilla”.
E ancora: ”Io adesso non so come andare avanti. Ringrazio una collega, mi ha scritto in un messaggino: ‘da ottimo medico adesso ti prenderai cura dei malati come se fossero i tuoi fratellini’. Questo pensiero mi ha tirato un po’ su. Mi aggrappo a questa idea perché non voglio una vita senza Paolo e Claudio, non ne immaginavo una diversa da quella che ho sempre amato, al loro fianco. Adesso voglio restare con loro sino all’ultimo, qui, nella camera mortuaria. So che sono li dentro, vicini uno all’altro, vestiti da mia madre con la loro magliettina rossoblù del Cagliari, la preferita. Con quella adesso finalmente potranno correre in un prato infinito. Mano nella mano”.
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