Il Ct della Nazionale è intervenuto a Porta a Porta parlando di Vialli, definendolo un combattente fino all’ultimo e un punto di riferimento.
“Tutti speravamo in un miracolo ma purtroppo non c’è stato”.
Il 6 gennaio è arrivata una notizia terribile che purtroppo ha confermato una paura che aleggiava nell’aria già da tempo. Gianluca Vialli è morto, perdendo proprio come Mihajlovic poco prima, la sua battaglia contro il cancro al pancreas, comparso nel 2017.
Classe 1964, il cremonese si è spento a 58 anni lasciando la moglie Cathryn e le figlie Sofia e Olivia.
Capocannoniere in quattro diversi tornei, nonché unico attaccante ad aver vinto le maggiori competizioni Uefa per club, Vialli era un grande punto di riferimento per i giocatori. Si tratta di una perdita immensa per il mondo del calcio perché anche fuori dal campo sapeva incitare la squadra e portarla a grandi risultati, l’ultima dimostrazione l’abbiamo avuta agli Europei del 2021.
La morte avvenuta a Londra, è stata annunciata dalla sua famiglia, che ha voluto ringraziare quanti in questi anni sono stati vicini a Vialli e ricordarlo come un grande esempio.
L’ex attaccante di Sampdoria e Juventus era capo delegazione della Nazionale di Mancini e proprio lui lo ha voluto ricordare con affetto nello studio di Bruno Vespa, nella trasmissione Porta a Porta. I due erano non solo colleghi ma anche grandissimi amici.
Gianluca Vialli era stato scelto da Roberto Mancini, il ct della Nazionale che in passato aveva militato con lui nella Sampdoria, per essere capo delegazione della squadra e proprio questo ruolo gli aveva consentito di guidare il gruppo dall’interno, incitandolo per portarlo a quella gloriosa vittoria che di diritto, è entrata nella storia del calcio.
Le sue immagini di quegli Europei sono diventate simboliche, così come le sue espressioni e i suoi abbracci con Mancini rimarranno fermi nel tempo come un’istantanea che rappresenta non solo una grande vittoria ma anche un’amicizia ferrea che nemmeno la morte può portarsi via.
Il grande ex bomber della Sampdoria e della Juventus è stato omaggiato dal ricordo di Mancini, che ha confessato:
“lui non mi ha parlato della sua malattia inizialmente ma solo un paio di anni dopo perché non voleva che soffrissi. mi disse che aveva questo problema e lo stava curando, tuttavia mentre io ero senza parole, lui mi pareva molto positivo”.
Questa positività Vialli deve averla in qualche modo trasmessa anche al ct, che ha rivelato che sebbene da quel momento ogni cosa ha assunto una nuova prospettiva e tante cose sono cambiate, anche lui sperava come lo stesso Vialli, che in qualche modo il male andasse via.
In recenti interviste tuttavia era apparso più rassegnato e aveva confessato di essere consapevole che non sarebbe morto di vecchiaia. Parole molto forti dette con grande consapevolezza da parte di un uomo che non si è mai arreso e ha sempre lottato, in primis per le sue due figlie.
E riferendosi alla grandissima impresa della Nazionale nel 2021, Mancini ha ricordato l’abbraccio di Wembley dopo la vittoria contro l’Inghilterra:
“quel momento ha racchiuso tutti i dolori, le gioie e i sacrifici, a livello sportivo e non solo. non stava bene ma mi auguro che quell’esperienza abbia risollevato un po’ il suo morale. per noi è stato fondamentale”.
L’ultimo ricordo di Mancini risale a prima della fine dell’anno, quando recandosi a Londra per andare a trovare Vialli, questo lo ha accolto con allegria e insieme hanno riso e scherzato.
“mi ha detto che era sereno e di stare tranquillo, quindi è stato lui a tirarmi su di morale e non il contrario. voglio ricordarlo proprio così, con il suo grande sorriso anche in un momento così terribile”.
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