L’ultimo Dpcm varato dal Governo per contrastare la nuova ondata di Covid-19 sta creando un malcontento crescente, non solo tra le forze politiche (che ieri hanno visto Renzi scontrarsi con ministri ed ex compagni di partito), ma anche, e soprattutto, nelle piazze dove ieri sono state molte le manifestazioni.
La nuova ordinanza, in vigore da ieri, 26 ottobre, stabilisce chiusure anticipate per i locali alle ore 18.00, la sospensione per le attività di cinema, teatri e palestre e reintroduce la teledidattica per gli istituti superiori.
Uno dei nodi da sciogliere è quello sulla trasparenza dei dati scientifici alla base di queste decisioni: diversi commercianti e operatori nel settore dello spettacolo e della ristorazione lamentano infatti che le chiusure siano state imposte senza che sussista una connessione diretta con la prevenzione epidemica.
Il sentimento comune che scorre nelle piazze delle città italiane coinvolte nelle proteste di ieri (Milano, Roma, Napoli, Torino, Genova e molte altre) è quello che il Governo stia scaricando sui cittadini (sotto la nomea di “responsabilità individuale”) ogni responsabilità sulla prevenzione epidemica.
In tanti lamentano l’inadeguatezza delle nuove misure, dopo molti mesi nei quali lo Stato avrebbe potuto mette in atto iniziative per evitare le conseguenze di una seconda ondata (per esempio, per quanto riguarda il servizio di trasporto pubblico che non è stato inserito nel nuovo Dpcm).
A Milano un corteo non autorizzato contro il Dpcm anti-Covid ha attraversato la città causando numerosi scontri tra manifestati e forze dell’ordine. Un centinaio di persone sono scese in piazza, alcuni hanno lanciato fumogeni e bombe carta contro gli agenti. Percorrendo corso Buenos Aires, per poi dirigersi verso la sede della Regione Lombardia, la folla ha danneggiato i dehors e vetrine dei locali e ammassato le transenne lasciate dagli organizzatori del Giro d’Italia agli ingressi della metropolitana sotterranea.
Il corteo autorizzato a Napoli è partito in piazza Plebiscito, dove i manifestanti hanno sfilato con cartelli e striscioni: “Reddito di salute per tutti la crisi la paghino i ricchi“, citava uno di questi. La folla si è poi spostata davanti alla Regione, passando per le zone pedonali del quartiere Vomero, urlando all’indirizzo del governatore Vincenzo De Luca “dimettiti”. Il secondo corteo (proveniente da piazza Medaglie d’Oro) si è unito portando il numero dei manifestanti a circa duemila persone. Le camionette delle forze dell’ordine hanno aperto lo sbarramento organizzato poco prima di piazza degli Artisti per consentire lo svolgimento di un sit-in. Anche nel capoluogo campano, però, ci sono stati momenti di tensione: un gruppo più ristretto, circa un centinaio di individui, si sono scontrate con le forze dell’ordine. Un manifestante è stato arrestato.
A Torino alcune centinaia di manifestanti si sono riuniti per creare scompiglio: prima lanciando fumogeni, poi alcuni petardi contro le forze dell’ordine. Il tutto si è svolto in piazza Castello, e sono diverse le vetrine degli esercizi commerciali del centro città ad essere state danneggiate. Numerosi i negozi saccheggiati. Un fotoreporter è rimasto ferito dal lancio di una bottiglia e c’è stato bisogno dell’intervento di un’ambulanza, oltre a lui feriti anche due poliziotti. Più di dieci i dimostranti fermati.
Ennesimo epilogo violento anche per la protesta di piccoli imprenditori e commerciati a Trieste. Alcuni manifestanti hanno lanciato fumogeni in direzione della Prefettura, colpendo alcuni carabinieri e i rappresentanti della stampa. Il governatore Massimiliano Fedriga e il sindaco Roberto Dipiazza in una nota hanno dichiarato che “pochi facinorosi, che nulla hanno a che fare con le manifestazioni” hanno “tentato di avvelenare il clima alimentando inutili tensioni” avrebbero compromesso “la partecipazione di migliaia di persone pacifiche, che hanno espresso il loro dissenso in modo civile e composto“.
A Pesaro il gestore di un ristorante ha organizzato una cena con 90 commensali in segno di protesta. La polizia ha fatto irruzione nel locale intorno alle 20:30. Il proprietario ha tentato di impedire l’accesso agli agenti, mentre nella sala i clienti continuavano a consumare il proprio pasto, e brindando hanno gridato alle forze dell’ordine: “Unitevi a noi“. “Potete arrestarmi ma io non chiuderò mai“, ha urlato il ristoratore agli agenti e ha concluso poi il servizio servendo anche il dolce. L’irruzione è stata ripresa e pubblicata sui social dai commensali.
Nei pressi della sede genovese della Regione Liguria è stata autorizzata una manifestazione cui hanno preso parte un centinaio di persone. Davanti alla Prefettura di Cremona sono state abbandonate pentole e tegami dai ristoratori della città. Sempre la Prefettura è stata presa di mira a Catania, dove alcune bombe carta sono state lanciate in direzione dell’edificio ministeriale. Treviso è stata attraversata da un corteo di un migliaio di persone e a Viareggio i manifestanti hanno bloccato il traffico e lanciato fumogeni e petardi.
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